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Ero un pirata da tanti di quegli anni che ormai non ricordavo nemmeno più la prima volta che avevo preso in mano un timone.
Avevo girato le taverne di tutti i Caraibi e conosciuto uomini così ubriachi da farmi quasi pena. Venivano dai più svariati orizzonti della terra e portavano con loro storie di tesori, mappe, fantasmi e maledizioni. Non ero solito credere a certe baggianate, specie quando uscivano dalle bocche di quei balordi biascicanti. Eppure c'era qualcosa nella voce di quell'uomo, che mi faceva credere che stesse dicendo la verità.
Il suo tono trasudava irritazione. Se non fosse stato per salvare la figlia, non mi avrebbe mai rivelato quel segreto.
<<Una mappa, mh?>> mi voltai e gli puntai di nuovo la spada alla gola <<Per dove?>>
L'uomo fece qualche passo indietro ed io lo seguii. Si fermò accanto ad una scrivania in legno e da sotto un cumulo di scartoffie, tirò fuori un piccolo libricino ingiallito e logorato dal tempo.
<<Non è una mappa.>> mi irrigidii. Un centimetro in più e la spada gli avrebbe bucato la carne
<<Lo è invece, guardate voi stesso.>>
Con la lama ancora tesa, usai l'altra mano per aprire il quadernetto.
Molte pagine erano appiccicate e l'inchiostro in alcuni punti era parecchio sbiadito. C'erano coordinate di tragitti in mari che in vita mia non avevo mai pensato di poter solcare.
Isole di cui nemmeno conoscevo l'esistenza erano presenti su quel taccuino logoro. Latitudine e longitudine erano segnate di fianco ad ogni posto raggiungibile, con le rispettive distanze dal punto di partenza.
<<Come funziona questa cosa?>> Alzai il quaderno a mezz'aria.
<<È una specie di caccia al tesoro. Si parte da quelle coordinate laggiù>> si sporse verso di me indicando il quaderno << L’indovinello che vedete lì sotto, porta ad un altro indovinello e quello ad un altro ancora, fino ad arrivare al luogo del tesoro.>>
<<E' uno stupido gioco, dunque?>>
<<Non è un gioco, Capitano. E' un enigma in più punti.>> si mosse a disagio sulla sedia <<Io stesso ho verificato la prima tappa…>>  la voce gli si spezzò e fu come se non fosse più in grado di continuare.
<<Ma non sono stato in grado di proseguire oltre.>> i suoi occhi erano pieni di malinconia.
<<Perchè mai? Sembrate un marinaio esperto.>>
<<Lo sono.>> rispose altezzoso. <<Stavo ancora cercando di sbrogliare l'enigma per la seconda coordinata, quando arrivò una lettera. Mia...Mia moglie aveva scoperto che ero diventato un pirata e si era tolta la vita quella sera stessa.>>
Un pirata? Lui? Ma se non era nemmeno in grado di difendersi?
<<Tu saresti un pirata?>>
<<Non si direbbe, vero?>> chiese con un sorriso pieno di vergogna <<Non tengo in mano una spada da una decina di anni.>>
Si alzò e fece qualche passo nella stanza, facendo scricchiolare le assi di legno.
<<Rudolph Lewis Morgan, ex tenente comandante della marina di sua maestà.>> mi tese la mano, con lo sguardo basso.
<<Un disertore, dunque?>>
<<Avevo le mie motivazioni.>> ora il suo sguardo era cambiato. Mi guardava con fierezza e capii che qualunque fossero quelle ragioni, erano per lui motivo di orgoglio.
<<Dasmond Darren Hoacks>> afferrai la sua mano <<Anche io sono stato in marina, molto tempo fa...Un marinaio semplice, nulla di speciale. Ma imparai molto da quell'esperienza.>>
<<Disertaste anche voi?>>
<<Mi cacciarono.>> risposi <<Non ero molto avvezzo a seguire le regole.>>
Un sorriso amaro gli si disegno in volto.
<<Come avete avuto questo quaderno?>>
<<E' importante?>>
<<Voglio una garanzia che non sarà una perdita di tempo.>>
<<Conoscete Benjamin Hornigold?>> feci cenno di sì con la testa e lui si poggiò alla scrivania. <<Ebbene, vi farà piacere sapere che sono stato il suo quartiermastro per diversi anni, prima di essere messo da parte per qualcuno di più giovane.>>
Non c'era uomo di mare che non conoscesse il nome di Hornigold. Uno dei più temuti pirati dei sette mari, che di colpo decide di lavorare per il governo ed inizia a dare la caccia ai suoi stessi alleati, non si dimentica facilmente.
<<Un disertore ed un traditore...Bella coppia. Ha senso in effetti.>>
<<All'epoca non era un traditore>> mi ammonì. Doveva stimarlo molto.
<<Qualche mese dopo essere diventato capitano della Ranger, decise di affidare l'altra nave in suo possesso a qualcuno di fidato.>> guardò in basso, ferito nell'orgoglio <<Pensai di essere io il prescelto, ma mi sbagliavo. Edward Teach fu nominato capitano della Savage.>> se avesse potuto, avrebbe preso il nome di Teach e lo avrebbe sputato a terra e calpestato.
'Un momento...'
<<Avete detto…>>
<<Proprio lui, Barbanera...In carne ed ossa.>>
Se il nome di Hornigold mi aveva stupito, quello di Teach mi aveva gelato il sangue nelle vene. Avevo sentito tanto parlare di lui, ma molte delle cose che dicevano, sapevo essere leggende. Come ad esempio il fatto che non fosse morto perchè immortale e che ora stesse dando la caccia a chi aveva cercato di danneggiarlo. Barbanera era uno degli uomini più famosi tra noi lupi di mare e se c'era qualcuno che ogni buon pirata idolatrava, era proprio lui.
<<Così, quando il vecchio Benjamin decise di tradire il codice e diventare nostro nemico, io da bravo codardo passai sulla nave di Teach, nonostante non lo sopportassi.>>
<<Scelta coraggiosa.>> risposi sarcastico.
<<Era l'unica che potessi fare, per aver salva la vita.>>
<<Come ha fatto un uomo da bene come voi, a finire sulla nave di Hornigold?>>
<<La cosa non vi riguarda, Capitano Hoacks.>>
<<Non vorrete dirmi che fu Edward Teach in persona a darvi questo quadernetto.>> lo guardai scettico e feci qualche passo verso la scrivania intarsiata.
<<Quando Teach divenne capitano della Concorde, mi nominò quartiermastro.>> sputò a terra e mi guardò pieno d’odio <<Una misera ricompensa per avermi soffiato il posto sulla Savage, non credete?>> Si carezzò la barba scura, con gli occhi che guardavano al passato.
<<Qualche giorno dopo, ribattezzò la nave.>>
<<Arrivate al dunque.>> lo incitai.
<<La nave fu ribattezzata Queen Anne’s Revenge.>>
Per un attimo, giurai di aver sentito il mio cuore fermarsi. La Queen Anne’s era una leggenda, un mito che portava i più grandi cacciatori di tesori ad imbarcarsi verso mari sconosciuti, con il rischio di perdere la vita. Non poteva esistere una nave di quella portata e con a bordo tanto oro.
Ero eccitato come un bambino, al pensiero che l'uomo che avevo di fronte avesse lavorato proprio per Teach, ma quando nomino la Queen, mi chiesi se stesse dicendo la verità. Era davvero stato a bordo di quella nave?
<<Quella nave non esiste, lo sanno tutti.>> risposi, mostrandogli tutto il mio scetticismo.
<<Vi posso garantire che esiste, Capitano.>> si alzò con le mani in alto e con gli occhi mi chiese il permesso di poter prendere qualcosa dalla sua scrivania. Lo lasciai fare, di certo non mi avrebbe aggredito.
Da uno dei cassetti tirò fuori un diario logoro e lo lanciò sulla piano in legno prima di sedersi di nuovo. Lo afferrai, lo aprii ed ogni parola mi morì in gola.
<<E’ il diario di bordo della Queen!>> esclamai, con la voce esaltata di un bambino. Passai le dita ruvide su quelle pagine ingiallite, con la sensazione di stare toccando Teach in persona.
<<Ora mi crede, Signor Hoacks?>>
Se quell’uomo era davvero stato a bordo della Queen, allora era una leggenda tanto quanto lo era Teach. Ma avevo la sensazione che la sua storia fosse solo a metà, quindi posai il quaderno e posai la spada.
<<Raccontatemi ogni cosa.>> ordinai poi.
Rudolph raddrizzò la schiena e posò le mani sui braccioli: <<La Queen Anne’s diventò presto la leggenda che tutti noi conosciamo ed io, con il resto della ciurma, fummo ben presto ricoperti d’oro e temuti da tutti. Ero onorato ed orgoglioso di servire Barbanera.>>Strinse il braccioli tra le mani.
<<Ma nonostante avessi messo da parte la mia invidia nei suoi confronti, non sono mai riuscito a fidarmi del tutto di lui.>> si sporse in avanti, poggiando i gomiti alla scrivania <<E avevo ragione.>>
Non ebbi il coraggio di interromperlo.
<<Nemmeno un anno dopo, la Revenge si arenò su un banco di sabbia a largo del North Carolina e Teach scappò con sei dei suoi uomini e con tutto l’oro a bordo, lasciando il resto della ciurma ad affondare con la sua nave.>>
Non sapevo che cosa dire. Conoscevo la reputazione di Barbanera e sapevo che, tra le sue innumerevoli qualità, di certo non c’era la lealtà, ma mai mi sarei aspettato che fosse arrivato a tanto.
<<Per questo avete quel quaderno? Siete scappato con lui quel giorno.>>
<<No, capitano.>> scagliò un pugno sul piano e molti fogli di sollevarono. <<Io fui tra quelli rinchiusi a bordo. Mi salvai per miracolo.>>
Rinchiusi…
<<Veniamo alla mappa, se non vi dispiace.>> dissi bruscamente.
<<Tempo prima avevo origliato una conversazione tra lui ed uno dei suoi uomini. Pare che fosse convinto di essere stato maledetto e che sarebbe morto entro un anno. Così scrisse quegli indovinelli e nascose in tesoro per fare in modo che fosse impossibile trovarlo.>> tamburellò con le dita sul legno della scrivania <<Io trascrissi tutto quanto su quel quadernetto ed ebbi un’idea geniale, se considerate che la copia originale fu rubata durante uno scontro con una nave spagnola.>>
<<E così siete rimasto l’unico a sapere dove sia l’oro.>>
<<Oh no, Capitano.>> incrociò le braccia <<Io ho solo gli indizi per arrivarci ed una mappa improvvisata ed imprecisa che disegnai anni fa. Il luogo del tesoro è andato perso con la sua morte.>>
<<Come morì? E’ vera la leggenda delle 25 ferite?>>
<<Quelle sono storielle da taverna, signor Hoacks. La verità è che mesi più tardi anche io tradii il codice. Mi alleai con un vecchio collega di marina, il tenente Maynard e lo aiutai a catturare Teach.>>
<<E come ricompensa chiedeste una grazia a Re Giorgio.>> ipotizzai.
<<Proprio così. Edward venne ucciso, la sua testa venne mozzata ed issata sulla punta del  bompresso della nave di Maynard.>> disse serio <<Se chiudo gli occhi a volte, riesco ancora a vederle le iridi spente di Teach...Scure e profonde, fissarmi dall'alto come se stessero guardando il futuro, come se mi stessero avvisando.>>
<<Avvisando di cosa?>>
Rudolph sospirò:<<Temo che quella sia un'altra storia, Capitano.>> mi osservò <<La vera domanda è: volete o non volete quel quderno?>>
'Ottimo quesito' pensai.
Volevo davvero lasciare andare il mio nuovo giocattolino, per mettere le mani su qualcosa di così sconosciuto e misterioso? Sarebbe potuta essere una trappola, un losco piano architettato per salvare la figlia. Eppure quegli occhi scuri non mentivano. Riconoscevo bene un uomo quando lo faceva e quel dannato Morgan sembrava onesto.
<<Suppongo che in cambio vogliate che liberi vostra figlia.>> dissi guardandolo negli occhi, com'ero abituato a fare quando negoziavo.
Il suo sguardo assentì per lui.
<<Solo una domanda…>> gli girai attorno <<Perchè dare a me qualcosa di tanto prezioso? Perchè non proseguire nella ricerca del tesoro?>>
Rudolph fece un sorriso amaro: <<Ci ho già provato una volta, Capitano...E ho perso mia moglie.>>
<<Si è suicidata...Che centra col tesoro?>>
<<Sapete, non ero un uomo superstizioso prima di diventare un pirata. Ma anni in mare con i peggiori criminali, sentendo parlare di maledizioni e leggende, cambiano il tuo modo di vedere le cose.>>
Mi massaggiai la tempia e quando finalmente capii, per poco non scoppiai a ridere:<<Siete convinto che la morte di vostra moglie sia un messaggio di Teach dall’aldilà per spronarvi a rinunciare al tesoro?>> mi massaggiai il mento per contenere una risata. <<I morti non parlano.>> sentenziai infine.
Morgan si fece serio, si alzò e si sporse verso di me. Senza pensarci impugnai la mia spada e la puntai verso di lui.
<<Sono tante le cose in cui credo, Signor Hoacks. E se aveste visto ciò che ho visto io, ci credereste anche voi.>> afferrò la spada puntata alla sua gola e la scansò avvicinandosi di più a me. Le sue iridi erano due pozzi neri.
<<Vi assicuro che i morti parlano eccome, Capitano.>> sussurrò appena. La sua voce mi vibrò dentro, attraversandomi come una scossa.
<<La mia Addy è l'unica cosa che mi sia rimasta.>> disse poi, guardando a terra.
'Addy...'
<<Ma volete farla sposare ad un damerino di Kingston.>> obbiettai.
<<Che futuro avrebbe con suo padre?>> fece un passo troppo veloce verso di me e si ritrovò di nuovo la mia lama puntata in petto. <<Avete il vostro tesoro ora...Vi supplico, ridatemi il mio.>>
Ci furono un paio di secondi di silenzio. In tutta la mia vita, ne ero certo, non avevo mai incontrato un uomo come lui. Così stupido ed inquietante al tempo stesso.
<<Non siete un buon negoziatore, signor Morgan.>> dissi sorridendo <<Ho il vostro quadernetto tra le mani e voi non sapete difendervi. Potrei tagliarvi la gola ed andarmene con entrambi le cose che voglio.>>
Rudolph si spostò accanto alla porta ed alzò lo sguardo, incatenandolo al mio.
<<Può darsi.>> disse <<Ma so riconoscere un brav'uomo anche tra i pirati più temibili. E voi siete un brav'uomo, Signor Hoacks.>>
Piegai la testa e sospirai. Nessuno mi aveva mai detto cose simili, prima d'ora. Specialmente un uomo che tenevo come ostaggio e con cui stavo negoziando.
<<Restate qui...Vado a prendere vostra figlia.>>
<<Capitano.>>
<<Che c'è?>>
<<C’è il mio indirizzo scritto sul retro di quel quaderno. Oserei troppo se vi chiedessi di avvisarmi, quando troverete il tesoro?>>
<<Chi dice che ci riuscirò?>> risposi spazientito.
<<Qualcosa nei vostri occhi. In ogni caso...Buona fortuna!>>
Mi voltai, abbandonai la Maria-Luz e feci ritorno alla Ace of Spades con il mio nuovo tesoro ben nascosto nella tasca. Una volta arrivato nel mio alloggio, Adrianna cominciò a dimenarsi, ma le corde con cui i miei uomini l'avevano legata erano tutt'altro che comode. Mi fermai un paio di secondi al centro stanza per osservarla.
Che spettacolo meraviglioso avevo davanti!
Era completamente inerme, imbavagliata e legata ad una delle colonne intarsiate del mio studio.
La camicia da notte, sotto una luce migliore, lasciava intravedere l'incavo tra i suoi seni, imperlato di sudore. Ed i suoi occhi...Oh, quegli occhi sapevo già che avrei faticato a dimenticarli.
Era un peccato dovermi separare da lei proprio ora. Ma avevo ottenuto un bene più prezioso e per di più lei aveva un promesso sposo a cui regalare la sua preziosa virtù.
'Vergine...'
Sentii una fitta all'altezza del cavallo dei pantaloni, al pensiero che avrei potuto essere io a cogliere quel fiore. A farla diventare donna con una sola spinta decisa in quel sentiero inesplorato.
Mi si seccò la gola e mi avvicinai lento e famelico a lei, che di risposta spalancò gli occhi ed iniziò a mugolare qualcosa attraverso lo straccio sporco che le teneva aperta la bocca.
Le passai la punta dell'indice sul labbro inferiore, carnoso e rosa quanto un frutto da assaggiare. <<Qualcuno dei miei uomini ti ha toccata o ti ha fatto del male?>> le chiesi.
Scrollò la testa con gli occhi lucidi.
<<Bene. Ora ti levo questo bavaglio.>> avvicinai il viso al suo <<Prova a strillare e ti infilo il mio grosso uccello in bocca, chiaro? Fai si con la testa se hai capito.>>
Fece un cenno ed io slegai il nodo dello straccio sulla sua nuca. Adrianna sputò a terra e mi guardò disgustata.
<<Sono queste le tue buone maniere, signorina? Sputare sul pavimento in casa d'altri?>>
<<Che cosa volete da me?>>
'Oh, c'è una lunga lista di cose che vorrei...' mi inumidii le labbra.
<<Nulla.>> mentii <<Sono qui per liberarti, così potrai tornare da papino.>>
Mi osservò perplessa, mentre facevo per liberarle i polsi:<<Vale la regola di prima...Una mossa falsa e sei nei guai.>>
La liberai e mi sedetti alla mia scrivania, mentre la biondina di massaggiava i polsi.
<<Come vi ha convinto a lasciarmi andare? Che cosa vi ha offerto?>>
Dirle della mappa era fuori discussione. Così continuai a fingere di guardare i miei documenti.
Se le fossi stato accanto un minuto in più avrei perso il controllo, ne ero certo. Dovevo starle alla larga o i miei buoni propositi sarebbero andati a farsi fottere.
<<I negoziati non sono cose per le ragazzine.>>
<<Nemmeno le spade lo sono, ma se non fosse arrivato mio padre vi avrei battuto.>>
'Fa sul serio?’
Mi alzai di scatto e con due lunghi passi fui di fronte a lei, che senza nessuna paura mi osservò dal basso, con gli occhi pieni si orgoglio.
<<Non sfidare la mia pazienza, Adrianna>> le sfiorai i capelli <<Se sei libera è solo perché sono un uomo di parola. Ora torna da tuo padre...Jack ti riporterà alla tua nave.>>
Mi guardò qualche secondo con aria di sfida e per un attimo -  solo per quell'attimo - sperai che mi facesse l'assurda richiesta di restare.
<<Addio, Dasmond.>>
Quanto tempo era che non mi chiamavano per nome? Come osava?
<<Arrivederci, Addy…>> le risposi <<E auguri per il matrimonio.>> abbassò lo sguardo e malinconicamente si voltò ed uscì dalla stanza e dalla mia vita.

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