18.

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Mi ci vollero svariati minuti per tornare ad avere il controllo del mio corpo e del mio cuore, che non la smetteva di scalpitare.
Il mio cervello era colmo di pensieri e domande. Una parte di me si sentiva scombussolata, l'altra invece ne voleva ancora.
Una volta sulla nave, Dasmond chiuse la porta del suo ufficio e mi cinse la vita da dietro: <<Stenditi sul letto.>> ordinó dolcemente.
<<La vostra ciurma ci sentirà.>>
Con poca forza mi fece voltare verso di lui:<<Mi correggo. Stenditi sul letto e smettila di darmi del Voi.>> mi carezzó una guancia <<Dopo quello che é successo direi che possiamo evitarlo, non trovi?>>
<<Ma in pubblico...>>
<<Il modo in cui devi chiamarmi in pubblico é un'altra storia. Qui dentro sono solo Dasmond.>>
Mi bació, dapprima dolcemente,  per diventare via via sempre più irruento.
Afferró i miei fianchi e mi spinse verso di sé,  permettendomi di sentire quanto fosse eccitato.
<<Capitano!>> la voce di Ruston lo fece staccare da me all'istante. Se ci avesse visti e lo avesse detto a qualcuno, anche il resto della ciurma mi avrebbe reclamato,  lo sapeva.
<<Che succede?>>
<<Una nave, Signore.>>
<<Siamo in un porto, Jack, mi sembra ovvio ci siano navi.>>
<<Fidatevi, questa volete vederla.>>
Non capii che cosa stesse succedendo,  ma la sguardo allarmato di quei due e la velocità con cui Dasmond raggiunse il ponte, non mi fece pensare a nulla di buono. Afferró il cannocchiale che gli porse il suo quartiermastro ed osservó in silenzio una nave lontana per svariati minuti. Un galeone a tre alberi,  finemente decorato stava attraccando al porto di Nassau.
Quando non ebbi più la pazienza di aspettare, parlai: <<Volete dirmi che succede? Siamo in pericolo? È il re? Dobbiamo scap->>
<<Volete chiudere il becco, donna?>> mi urló contro Ruston a pochi centimetri dal viso.
Attesi un qualsiasi tipo di reazione da Dasmond, ma non batté ciglió.  Con lentezza allontanó il cannocchiale dal volto è mi osservó: <<Nulla di preoccupante, Miss. Solo un vecchio amico.>>
Un vecchio amico? E chi? Forse qualcuno più pericoloso di lui?
<<Ruston vi accompagnerà da Daphne, così potrete mettere qualcosa sotto i denti. Andate.>>
<<Ma...>>
<<In silenzio.>>
Sapevo che fingeva. Sapevo che blaterava bugie per non fare saltare la nostra copertura, eppure una piccola parte di me si sentì ferita ed eseguì gli ordini senza ribattere.
Svariati minuti più tardi Dasmond si unì a me per la cena, che io avevo praticamente concluso. Ordinó dello stufato e una caraffa di vino,  prima di avvicinare lo sgabello al mio,  mentre il violinista suonava.
<<Io...Non vole->>
<<So bene perché mi hai trattata in quel modo, Dasmond, non devi giustificarti.>>
<<Ci sei rimasta male, l'ho visto.>>
<<È solo...>>
<<Sì?>>
Avrei potuto esprimere il mio disappunto, avrei potuto lamentarmi di come ero stata trattata, o avrei potuto fare la persona matura e starmene zitta.
<<Nulla.>> risposi <<Devo ancora abituarmi alla strada che ha preso il nostro rapporto ed al teatrino che ne consegue.>>
<<Mi dispiace, Adrianna.>> disse, lo sguardo imbronciato.
<<Perché non mi mostri il prossimo indizio?>> cambiai argomento. Non ero ancora pronta a certi sentimentalismi tra noi, specie dal momento che non capivo ancora cosa fossimo e che cosa volessi davvero da lui.
Tiró fuori il suo quaderno e lo aprì: <<Questi sono gli indizi raccolti fin'ora.>> disse, indicando un elenco puntato di parole all'apparenza senza senso.
<<Dovremmo iniziare a metterle in ordine,  non credi?>>
<<Lo faremo più avanti. Ora dai un'occhiata al prossimo indizio se non ti dispiace.>>
Cercai il numero cinque in quel groviglio di parole ed appunti e quando lo trovai lessi ad alta voce:

<<Ladri, bugiardi, assassini e pirati
lì, troverai la prossima tappa.
Se ne hai il coraggio ti aspettano,  armati.
Cercali bene, non son sulla mappa.>>

Cercai di aguzzare l'ingegno e la memoria, provando a decifrare il prossimo indizio ma non feci che confondermi di più.
<<Forse parla di Nassau.>> ipotizzai <<Dopotutto è piena di Pirati,  bugiardi e uomini armati.>>
Bevve un sorso del suo vino e, vedendo che il mio era finito,  me lo porse: <<Se così fosse saremmo davvero baciati dalla sorte. Ma credo che sia più complicato di così.>>
<<Cos'altro puó esserci che ospiti ladri, assassini e pirati?>> domandai.
<<Non ne ho la più pallida idea,  credimi.>>
Provai di nuovo a fare qualche associazione mentale ma non era semplice, specie con tutto il chiasso che faceva quel dannato violinista.
<<Daphne non si stanca mai del baccano che fa quel tizio?>> sorrisi.
Dasmond, pensieroso, non tolse gli occhi dal quaderno trascritto: <<Intrattiene i clienti e mette un pó di allegria, non fa nulla di male. Di certo non merita di finire in prigio... >>
Si fermó di colpo e finalmente levó gli occhi verso di me.
<<Ma certo!>> esclamó <<Una prigione.>>
<<È vero! Perché non ci abbiamo pensato subito?>> imitai il gesto di un brindisi con il bicchiere vuoto <<Hai qualche idea, Capitano?>>
<<Potrebbe essere la prigione di Kingston.>>
Mi venne un colpo al cuore quando nominó quella cittadina. L'idea di poter rincontrare mio marito mi metteva i brividi.
<<O forse quella di Gravenock.>> aggiunse. Poi chiuse il quaderno e lo ripose sotto allo smanicato.
<<Ma un uomo come Edward Teach non puó essere così sprovveduto da mettere piede in un posto dove lo impiccherebbero in un'ora.>>
Lo lasciai continuare: <<Se ha davvero messo piede in una prigione,  a comandarvi dovevano essere i criminali.>>
<<Esiste una prigione governata da assassini e ladri?>>
<<Qualche miglio a nord-est della Giamaica, esiste un'isola che gli inglesi usavano per spedirci la feccia della feccia tra i più spietati criminali della Bretagna.>> mi spiegó a bassa voce <<Nel 1908 vi imprigionarono un uomo spagnolo che si diceva avesse attentato alla vita di Sua Maestà.  Veniva chiamato: El Matador. >>
<<Era una specie di fortezza in mezzo al mare dunque.>>
<<Oh! Lo era. E inespugnabile, anche.>> rispose.
<<Un anno più tardi, guidati dallo spagnolo, i criminali della prigione organizzarono una rivolta. Uccisero le guardie e si impadronirono dell'isola,  denominandola appunto El Matador.>>
<<E quest'isola non é sulla mappa?>>
<<Il re non voleva che qualcuno facesse irruzione sull'isola per fare evadere uno di quei farabutti, così ne tennero ben nascosta l'esistenza.>>
<<E perché il re non gli ha mai mandato contro l'esercito per riprendersi l'isola?>>
<<Credo che pensasse che sarebbe stato uno spreco di forze.>> rispose,  morendo un ultimo pezzo di pane. <<Ben presto quell'isola venne dimenticata da Dio ed ora é meta di assassini, stupratori e  contrabbamdieri.>>
Era impensabile che in tanti anni passati in mare con mio padre, che aveva lavorato persino con Hornigold e Teach, non avessi mai sentito parlare di tutti quei posti che custodivano indizi.
Addirittura un'isola che ospitava i peggiori criminali della Gran Bretagna.
<<Fammi indovinare: siamo diretti a El Matador, giusto?>>
<<Scherzi? Nemmeno per tutto l'oro del mondo metterei mai piede sul quell'isola.>>
N

on seppi che rispondere. Non era mai capitato che un'avventura lo spaventasse troppo per viverla.
<<Conosco un solo uomo che sia andato e tornato vivo da lì e, fortunatamente è attraccato a Nassau proprio oggi.>>
<<Intendete l'amico che avete spiato oggi con il cannocchiale?>>
<<Proprio lui.>>
<<Allora che aspettiamo? Andiamo a chiedergli aiuto.>>
Si lasció andare all'indietro sullo sgabello e poggió la schiena contro il muro: <<Non sarà una bella conversazione, ti avverto. L'ultima volta che ci siamo visti non é andata molto bene. >>
<<Avete discusso?>> domandai.
<<Ha provato a strangolarmi.>>
Oh...

ACE OF SPADES - VM18Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora