14.

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Seduta sul letto nel quale la notte prima mi ero rifiutata di dormire, il mio corpo oscillava a destra e a sinistra per le onde.
Ma era il mio cuore, il mare più agitato.
Nel mio stomaco, migliaia di onde al minuto si infrangevano contro le sue pareti, dandomi una sensazione di confusa euforia.
Non avevo mai provato quella sensazione, quel fermento, quella voglia irrefrenabile di calore.
Mi alzai e corsi di fronte alle specchio dove Dasmond era solito radersi.
Ero arrossita nel pensare a quanto desiderassi quell'uomo e a ció che mi aveva sussurrato poco prima.
'Una volta sulla nave, Adrianna, non ti lasceró nemmeno il tempo di respirare.' mi aveva detto all'orecchio, con leggerezza, come se fosse una stupidaggine.
Ma dentro di me avevo un mare di emozioni in tempesta e non sapevo come calmarle o come mascherarle.
Sapevo solo - e un poco me ne vergognavo - che volevo Dasmond vicino, che volevo sentire le sue mani sulla pelle e le sue labbra di nuovo sulle mie.
Se mi avesse vista mio padre...
'Una donna della tua età che pensa e che fa certe impudicizie...Mi hai deluso, Addy!' avrebbe detto, scuotendo la testa ed abbassandosi gli occhiali.
Eppure non riuscivo a non pensarci, non riuscivo a fermare quelle sensazioni.
La porta si aprì ed io mi voltai all'istante, sperando non notasse il rossore sulle mie guance.
<<State bene?>> domandó.
<<Sì>> mi affrettai a rispondere <<Solo un pó di mal di mare.>>
<<Non c'é da stupirsi, l'acqua é molto agitato oggi.>>
Quando il calore sul mio viso se ne andó, tornai a guardarlo e mi sorrise.
<<Ho trascritto sul mio diario il nuovo indizio.>>
Ero felice che avesse aperto quell'argomento, avevo bisogno di parlare d'altro.
<<A che punto siamo?>> chiesi.
<<Attualmente abbiamo tre parole su sette. 'Tesoro', 'Della' e 'Il'. >> mi disse <<A questo punto é quasi certo che vostro padre avesse ragione. È una serie di parole da riordinare per formare un ultimo indizio.>>
<<Fantastico, significa che siamo a buon punto.>>
<<Grazie a voi.>> disse, sorridendo di nuovo.
Non risposi e fissai il quaderno.
<<Volete dare un'occhiata al prossimo indizio?>> domandai poi.
<<No.>> disse secco <<Voglio fare tante cose in questo momento, ma mettermi a sfogliare quelle pagine non é fra queste.>>
<<C-Cosa volete fare?>> chiesi, con la gola in fiamme. Prese le mie mani tra le sue e mi accorsi che rispetto alle mie erano immense.
<<Divorarvi, per cominciare.>> pronunció. E in quell'esatto istante, tutto si spense.
La mia bocca fu rapita dalla sua e tutto ció che riuscii a fare fu chiudere gli occhi e godermi il momento.
Le sue labbra bramavano le mie con la stessa passione con cui io bramavo le sue.
Mi accorsi solo in quell'istante che avevo vissuto un'intera vita, solo per quell'attimo, solo per quel bacio.
La sua bocca si spostó sul mio collo, succhió un lembo di pelle prima di catturarlo con i denti e leccarlo subito dopo.
<<Sapete di buono, Adrianna.>> disse.
Il modo in cui la sua lingua carezzó ogni singola lettera del mio nome, mi mandó in estasi e mi fece tremare le ginocchia.
Mi guardavo fare quelle cose, nella mia testa e mi sentivo sopraffatta dalle emozioni: c'era lo stupore legato a ció che stavo facendo, c'era il desiderio di sentire quell'uomo dentro di me e c'era la vergogna per ció che mi stavo lasciando fare.
E forse fu per questo che mi staccai da lui.
Le sue mani forti mi trascinarono di nuovo verso di sé ma fui un grado di fermarlo di nuovo.
Mi guardó con gli occhi confusi e tenta di spiegarmi meglio che potei: <<Capitano io...>> chiusi gli occhi ed arrossii <<Sono vergine.>>
<<Lo so.>> rispose prendendomi le mani <<Saró gentile, vedrete.>>
<<Lasciatemi parlare.>> lo pregai col fiato corto, forse per il desiderio.
<<Non mi considero vostra prigioniera, non mi avete mai trattata come tale. E quando tutto questo sarà finito, mi piacerebbe trasferirmi a Londra e vivere. con una nuova identità. >>
Iniziai a camminare per la stanza fissando i miei piedi.
<<E magari riuscire a trovare qualcuno, un buon partito, che voglia sposarmi. Dopotutto sono ancora giovane e non mi considero una donna spregevole.>>
Dasmond non disse nulla, ma i suoi occhi delusi parlavano per lui.
<<Ma se io oggi vedessi alla vostra tentazione, sarebbe finita, sarei da buttare via. Capite?>>
Non mi degnó di uno sguardo, serró la mascella e le labbra diventarono una linea sottile. I pugni chiusi lungo i fianchi, con le nocche bianche per la violenza che stava facendo su se stesso per non mostrare la sua delusione.
<<Avete ragione.>> si limitó a rispondere.
<<È stata una giornata pesante e sarete stanca. Vi faró portare del cibo e vi lasceró riposare. Toneró domattina per dare un'occhiata al prossimo indizio.>>
aggiunse. Mi sentii morire.
Si passó una mano tra i capelli e mi diede le spalle, prima di uscire dalla stanza.

Il mattino dopo eravamo attraccati a Nassau. Jake aveva salutato Dasmond ed era tornato da sua madre e l'intera ciurma era sparita nelle stanze di Daphne per approfittare della compagnia delle sue ragazze.
Anche il Capitano si era dileguato. Provai una leggera fitta allo stomaco al pensiero che fosse tra le braccia di una di quelle donne di malcostume.
Forse, se non lo avessi respinto...
Scrollai la testa ed allontanai quei pensieri. Se avessi seguito il mio corpo, a quest'ora sarei stata soltanto una tacca nella sua lunga lista di conquiste e senza più la mia virtù, nessun uomo della Londra da bene mi avrebbe sposata. Potevo ancora avere una possibilità di essere felice e non volevo sprecarla.
Sempre che non mi avessero impiccata prima, in nome di Sua Maestà. Tremavo, all'idea di penzolare accanto a Dasmond di fronte ad una folla divertita.
Mentre mi sforzavo di pensare positivo, Dasmond si sedette accanto a me. Era tornato il solito omaccione con l'aria da furfante, come se poche ore prima non fosse accaduto nulla tra noi.
<<Ho decifrato il prossimo indizio.>> sentenzió, afferrando il mio bicchiere. Lo svuotó e digerì rumorosamente, tanto. che mi chiesi se lo stesse facendo apposta per infastidirmi.
<<Davvero? E dove si trova?>>
<<Non ha importanza. Ho già tracciato una rotta con Ruston, partiremo tra qualche ora.>>
Mi ero sbagliata: quello non era il solito Dasmond.
Quello era un uomo arrabbiato ed ingiusto che mi stava punendo per non aver ceduto alle sue proposte. Voleva darmi fastidio, anche a costo di darmi meno importanza di quel maiale di Ruston. Ma non gli avrei dato soddisfazione.
<<Molto bene.>> risposi <<Con permesso, vado a farmi un bagno.>>
Sparii dalla sua vista prima che avesse il. tempo di rispondermi.





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