Dasmond Hoacks non era sposato. Era tutto ciò che mi serviva sentire. Mi sentii ignobile per aver dubitato di lui.
Non solo non era sposato, ma probabilmente era anche l'uomo più gentile e nobile tra quella marmaglia di carogne corsare. Eppure - pensai in uno sprazzo di lucidità - l'intera Marina Britannica gli stava dando la caccia. E non importava più che in passato lui fosse stato uno di loro, che avesse servito il suo paese sotto la loro stessa bandiera. Senza la sua divisa, non era più nessuno.
A Re Giorgio non interessava che un tempo, fosse stato un uomo da bene, che avesse combattuto sotto i suoi colori, o compiuto un gesto così generoso in segno di amicizia. Non gli importava che lui, Arthur o persino Vincent e chissà quanti altri corsari, fossero gentiluomini con dei valori. Per lui erano sudici ratti di fogna da schiacciare.
No, Dasmond Hoacks non era sposato. Ma era un nemico della Corona.
Come avevo già fatto altre volte, mi immaginai con il collo spezzato ed il mio corpo morto ed inerme che penzolava da una forca, accanto a quello di Dasmond, di Monaghan e forse anche di Ruston. E per un solo breve secondo, pensai che forse sarei stata ancora in tempo per correre via da quella nave. Dopotutto nessuno sapeva chi fossi e nessuno a Kingston aveva idea di cosa mi fosse successo. Avrei potuto salvarmi, raggiungere una qualsiasi isola dei Caraibi e vivere una nuova vita con un nuovo nome, così come aveva fatto Bessie.
Ma prima che potessi dare concretezza a quell'idea, le mani di Dasmond mi avevano già portata altrove.
Mi accarezzò delicatamente il labbro con la punta della lingua. La sua mano scivolò sulla mia nuca ed afferrò i miei capelli, costringendomi ad alzare la testa per guardarlo negli occhi.
Erano del colore che ha l'oceano di notte.
Si lasciò scappare un sospiro quando le mie dita incontrarono i lacci della sua camicia e li tirarono. Sentii le sue mani scendere lungo i miei fianchi ed afferrarmi.
Lasciai che le sue braccia mi staccassero i piedi dal pavimento ed allacciai le caviglie dietro la sua schiena, aggrappandomi alle sue spalle. Mi chinai e lo morsi nel punto in cui il collo incontrava la mandibola, coperta da un lieve strato di barba. Poi sfiorai la sua pelle con la punta del naso e lasciai altri baci più delicati lungo il mento, finché non alzò la testa per darmi libero accesso al suo collo. Affondai le labbra nella sua pelle e la morsi, la succhiai e la baciai di nuovo.
<<Addy!>> sembrò ammonirmi, come se mi stesse avvertendo di non provocarlo oltre. Ma non lo ascoltai e continuai ciò che stavo facendo.
Forse perchè quello era tutto ciò che sapevo fare, data la mia scarsa esperienza con gli uomini.
Serrò le mani sulle mie natiche e strinse fino a farmi male. Pensai che volesse fermarmi quando lo sentii muoversi, ma fui sorpresa quando, anzichè mettermi giù, mi fece sedere sulla scrivania.
Stava succedendo davvero? Mi avrebbe scopata lì?
Seduta sul piano in legno, mi levai il gilet di cuoio e poi portai una mano sull'orlo della sua camicia ed aspettai che alzasse le braccia per sollevarla e farla passare sopra la testa e sfilarla.
Mi presi qualche secondo per osservare la sua pelle esposta e feci passare la punta dell'indice sulle cicatrici ed i tatuaggi che gli segnavano il petto e l'addome. Sembrava la mappa per un tesoro nascosto.
Levai anche la mia camicia gettandola a terra e poi gli afferrai la testa per baciarlo. Sentii i miei seni nudi e gonfi premuti contro pelle calda del suo torace ed ebbi un brivido lungo la schiena.
Fece scivolare le mani di nuovo sul mio sedere e lo sollevò prima di afferrare la stoffa dei miei pantaloni e strattonarla per levarmeli.
Mi lasciai andare all'indietro finché non ebbi solamente la schiena appoggiata alla scrivania. Testa e gambe penzolavano come se fossi morta e mi sentii terribilmente esposta. Non ero mai stata nuda di fronte ad un uomo.
Mi tirai su e mi appoggiai ai gomiti per poterlo vedere e mi accorsi che si stava prendendo tutto il suo tempo per guardarmi.
<<Dio, che idiota sono stato a lasciarti andare sette anni fa!>>
Non risposi e lo osservai mentre si abbassava i pantaloni in cuoio quel tanto che bastava per lasciare uscire il suo cazzo e prenderlo in mano. Lo osservai, pensando che volevo venerarne ogni centimentro.
Fece un passo in avanti e senza smettere di guardarmi posò entrambe le mani tra le mie gambe per aprirle di più e sistemarsi tra di esse. Era ancora terribilmente lontano da me.
Si inginocchiò di fronte a me e quando capii cosa stava per fare mi lasciai andare di nuovo all'indietro, attendendo che la sua lingua mi facesse ciò che mi aveva già fatto qualche giorno prima. Ma non lo fece.
Sputò sulla mia apertura e con la punta del dito sfregò la sua saliva tra le pieghe.
Che sta facendo?
<<Guardami, Adrianna.>> ordinò. Quando sollevai la testa lo trovai in piedi di fronte a me.
Si avvicinò, sistemandosi meglio tra le mie cosce: <<Ti farà male.>> mi disse.
<<Quanto male?>> chiesi, cercando di non apparire troppo impaurita.
<<Fissa lo sguardo su di me. Guarda solo me e rilassati, intesi?>>
<<D'accordo.>>
<<Ti fidi di me?>>
Era una domanda buffa, dopo quello che era successo pochi minuti prima e tutto quello che mi aveva rivelato.
<<Sono una donna, Dasmond.>> gli risposi, accarezzando il suo zigomo con la punta dell'indice <<Ti sto affidando ciò che ho di più caro.>>
Lo vidi portarsi la mano alla bocca e bagnarsi la punta delle dita con la saliva, prima di portale in basso a massaggiare la punta del suo sesso.
Mi spaventai, chiedendomi come diavolo avrebbe mai potuto entrare dentro di me un simile affare.
<<Sii gentile, ti prego.>>
<<Sarà dura. Ma ci proverò.>>
Non disse niente di più, inarcò la schiena in avanti e mi sfiorò con la punta del pene, là dove desideravo e poi si spinse tra le mie cosce. Lo sentii allontanarsi di poco da me e poi, centimetro dopo centimetro, spingersi dentro di me.
Per un lasso di tempo che non seppi misurare non sentii altro che dolore. Fitte acute al mio basso ventre si propagavano fino al mio stomaco, come i cerchi nell'acqua ferma di un lago, dopo averci gettato un sasso. Mi irrigidii e lui si bloccò.
<<Concentrati su di me, Addy.>> ordinò di nuovo.
Feci come aveva suggerito ed incatenai i miei occhi ai suoi, sperando che quel dolore lancinante si fermasse, ma non fu così ed io mi tesi di nuovo, come le corde di un violino.
Sentii il suo bacino tirarsi indietro ed ebbi il terrore che volesse fermarsi, ma non lo fece. Mi penetrò con una nuova spinta e mi scesero le lacrime per il dolore.
<<Tra poco passerà, vedrai.>> gemette, gettando la testa all'indietro. Io sentivo solo dolore, ma lui sembrava essere in paradiso.
<<Cristo, sei così stretta.>> ringhiò, le dita affondate nella pella delle mie cosce. Non capii se fosse un bene, ma lui sembrava in estasi quindi forse stavo facendo tutto nel modo giusto.
Mi chiedevo solo quando avrebbe iniziato a piacere anche a me.
Ebbi la mia risposta qualche istante dopo, quando Dasmond inserì una mano tra i nostri corpi e con le dita stuzzicò il mio sesso. Il dolore si affievolì ed una nuova sensazione invase il mio corpo, facendomi perdere il senno, gettando la testa all'indietro.
Quando la risollevai per tornare a guardarlo, sorrideva mentre si massaggiava il labbro inferiore con la lingua.
<<Comincia a piacerti?>>
Feci segno di sì, finché un'altra spinta delle sue mi fece roteare gli occhi all'indietro, aggrappandomi ai bordi del legno. Mi sentivo piena di lui ed era così inebriante che non riuscii ad impedirmi di sorridere, mentre il dolore di prima diventava solo un brutto ricordo.
Mi rilassai, sentendo il suo cazzo uscire e rientrare in me, sfiorando punti sempre più profondi e provocandomi scosse di piacere che si propagavano per tutto il corpo.
Poi, quando il piacere era così tanto da aver dimenticato persino dove mi trovavo, si fermò.
<<Perchè?>> domandai, con il fiatone, sollevandomi sui gomiti.
Lui mi afferrò per un braccio e mi riportò in piedi, mi baciò come se le mie labbra gli servissero per vivere e poi mi fece voltare verso la scrivania.
Chiusi gli occhi quando sentii le sue mani passare sotto le mie braccia e strizzarmi entrambi i seni. Le sue dita accarezzarono i miei capezzoli ed io gettai la testa all'indietro, appoggiandola alla sua spalla. Ebbe libero accesso al mio collo e ne approfittò per morderlo.
Poi accostò le sue labbra umide al mio orecchio: <<Piegati in avanti ed afferra i bordi del tavolo.>>
<<Perchè?>> domandai. Sfiorò di nuovo i miei seni facendomi gemere.
<<Perchè vuoi venire, Adrianna.>> rispose, la sua lingua mi lambì il lobo. <<Più di ogni altra cosa.>>
Feci come aveva detto e mi piegai in avanti, facendo aderire il mio addome sudato al piano in legno. E attesi.
Non sapevo se aspettarmi nuove scariche di dolore oppure di piacere, ma la tensione non era nulla in confronto alla voglia che avevo di sentirlo dentro. Alzai istintivamente il sedere in su e sentii le sue mani allargarmi le natiche, mentre con la coda dell'occhio lo vidi abbassarsi.
Ogni pensiero si spense quando sentii la sua lingua tra le gambe.
<<Oddio!>> urlai.
Di tutta risposta, Dasmond succhiò la mia pelle prima di dare un'ultima leccata e rialzarsi.
<<Dio, che voglia di scopare anche questo!>> esclamò, prima di schiaffeggiarmi una natica. Non capii cosa volesse dire e non ebbi il tempo di rispondere perchè prima che potessi farlo, il suo cazzo era di nuovo dentro di me.
Mi afferrò per i fianchi e cominciò una danza di spinte sempre più decise e veloci, ringhiando e graffiandomi la schiena, come se avesse bisogno di aggrapparsi a me per non essere portato via.
Quando entrambi rimanemmo a corto di fiato, infilò le mani tra il legno ed i miei seni, sollevandomi e strizzandoli. La mia schiena aderì al suo addome e mi penetrò con un'altra spinta, così profonda che mi fece tremare le ginocchia, aggrappandomi al braccio con cui mi aveva cinto l'addome, per non cadere.
<<Vuoi venire, Addy?>>
<<Sì.>> risposi con la gola arida. <<Sì, ti prego.>>
<<Girati.>> mi fece voltare e poi mi fece mettere di nuovo seduta sulla scrivania e si mise tra le mie cosce, entrandomi dentro con una lentezza tale che desiderai morire.
<<Occhi nei miei.>> ordinò. Ed io obbedii.
Iniziò a spingersi di nuovo dentro e fuori da me, mentre di tanto in tanto con una mano tra i nostri corpi sudati, andava a toccarmi là dove mi stava usando.
<<Ho sognato di farti godere così dalla prima volta che ti ho vista.>> disse cupo. <<Eri così bella, così arrogante.>> continuò, mentre con spinte sempre più veloci faceva avvicinare il mio orgasmo. Lo vedevo, vedevo il culmine di piacere avvicinarsi, come un'onda gigantesca che minaccia la riva.
<<Quando sono entrato qui dentro e ti ho vista legata, ho pensato a quanto fossi innocente, inerme, esposta.>> disse poi, senza quasi più fiato. Mi stuzzicò di nuovo con le dita e sentii l'orgasmo bussare alle porte del mio basso ventre. <<Ho pensato a tutte le cose che avrei potuto insegnarti.>>
Un'altra spinta e sarei arrivata al limite, lo sentivo.
<<A tutte le cose che avrei potuto farti. Ai modi in cui avrei potuto farti diventare una donna.>>
Si fermò ed io quasi piansi per la voglia che avevo di sentirlo di nuovo dentro.
<<Vieni, Adrianna.>> mi ordinò, prima di spingersi per un'ultima, lentissima volta dentro di me. Il mio corpo vibrò in maniera indecente e la mia mente si annebbiò mentre l'orgasmo della mia prima vera volta mi rapiva.
Sentii Dasmond fare un passo indietro finché non fu fuori da me. Sollevai la testa e lo vidi, massaggiarsi il cazzo mentre mi guardava come se volesse divorarmi. Continuò a toccarsi fino a quando non spalancò la bocca, gettando la testa all'indietro e alzando gli occhi al cielo.
Lo stesso liquido caldo che qualche giorno prima mi aveva bagnato le mani, schizzò sul mio addome e capii che l'orgasmo era arrivato anche per lui.
Respirammo a fatica mentre cercavamo di riprendere fiato ed io mi alzai in piedi, mentre il mio battito tornava regolare ed il seme di Dasmond mi colava sulla pelle sudata.
<<Credo che avrò bisogno di un bagno.>> dissi. Sperai di non essere sembrata troppo schifata.
Lui risollevò i pantaloni ed iniziò a cercare la sua camicia. Quando la trovò tornò da me e mi baciò, prima di catturare il mio labbro inferiore tra i denti e morderlo piano.
<<Siamo quasi a Port Royal>> disse <<C'è una taverna poco lontano dal porto. Passeremo la notte lì.>>
Mi baciò di nuovo ed appoggiò la sua fronte sudata alla mia: <<Io...>> si fermò e prese un respiro <<Non sono abituato a certe romanticherie.>> terminò.
<<Che vuoi dire?>>
<<Intendo che...Non so esattamente cosa dire. Ma questo non vuol dire che non capisca il valore che aveva per te la tua verginità.>>
Abbassò la testa, come un bimbo triste ed io gliela sollevai per guardarlo negli occhi.
<<So che era tutto ciò che ti restava. So che era la tua ultima speranza di vivere una vita decente, sposata con un marito per bene.>>
<<E l'ho data a te.>>
<<Appunto.>> rispose.
<<È stata una mia scelta. Non mi hai obbligata a fare niente.>>
<<Lo so, è che...>> si fermò di nuovo, come avesse paura di dire qualcosa di sbagliato. <<Volevo solo che sapessi che non lo darò per scontato.>>
Gli accarezzai una guancia:<<Lo so, Dasmond.>> dissi <<Spero solo di essere stata all'altezza delle ragazze di Daphne.>>
Sollevò lo sguardo, staccandosi la mia mano dal viso.
<<Non devi nemmeno paragonarti a quelle donne, Adrianna. Non sei come loro.>>
<<Ma non so nulla di come soddisfare un uomo.>> abbassai lo sguardo, ma lui mi raddrizzò il mento con due dita.
<<Guardami>> disse <<Ho l'aria di un uomo insoddisfatto?>>
Avrei voluto rispondere ma un rumore alla porta ci interruppe e mi costrinse a raccattare i miei vestiti da terra alla svelta e nascondermi dietro alla porta, nel caso fosse entrato qualcuno.
<<Sì?>>
<<Ruston, Signore.>>
<<Entra.>>
La porta si aprì di fianco a me e per poco non mi colpì in faccia per l'irruenza con cui venne spalancata.
<<Ho scovato il ladro, Capitano.>>
<<E sarebbe?>>
<<Il vecchio Guck.>>
Guck? Lo stesso che mi scoprì quando mi intrufolai su questa nave?
<<Di a tutti di radunarsi sul ponte, arrivo tra poco.>>
<<Quanto a Monaghan?>> domandò Ruston. Io stringevo i vestiti al petto, tentando di non fiatare.
<<Dov'è adesso?>>
<<Nella mia stanza, Capitano>> rispose con palese irritazione <<Dorme.>>
<<Lascialo dormire, per il momento. Dio non voglia che venga a sapere che qualcuno a tentato di fregarmi sulla nave che gli abbiamo fregato.>>
Fui quasi certa che Ruston avesse assentito con un movimento del capo, quasi fosse un inchino, anche se non lo vidi. Osservai la porta chiudersi davanti a me e mi precipitai a girare la chiave nella serratura.
Dasmond fece il giro della scrivania e dal primo cassetto tirò fuori la sua pistola ed iniziò ad ispezionarla per assicurarsi che fosse pulita e carica.
<<Non vorrai sparare a Guck, vero?>>
<<Vorrei ricordarti che hai cercato di ucciderlo due secondi dopo averlo incontrato.>>
<<Soltanto perchè avevo paura che allarmasse tutti.>> risposi con sguardo implorante <<Non puoi ucciderlo. È solo un povero vecchio.>>
<<Appunto.>>
<<Che ne è stato del Codice?>>
<<E tu che ne sai del nostro Codice?>> chiese. Più chiaro di così non poteva essere: io non ero una di loro.
Decisi di sorprenderlo ancora una volta: <<So che l'articolo trentuno relativo alla vita a bordo, vieta una punizione estrema a chiunque sia stato reso storpio o ferito per il bene della ciurma.>>
<<Ma sentitela!>> sorrise mentre alzava gli occhi al cielo. <<Conosci anche il codice adesso?>>
Pronunciò quell'ultima domanda con una voce così cupa che mi chiesi se la cosa lo stupisse oppure lo eccitasse.
<<Dimenticate chi fosse mio padre, Capitano.>>
<<Mai.>> rispose. Fu immediato, voleva ne fossi certa.
Ci guardammo in silenzio per un pò, indecisi se raggiungere tutti sul ponte, oppure spogliarci e ricominciare tutto da capo.
Dasmond sospirò, poi abbandonò la pistola sulla scrivania e venne verso di me. Accarezzò le mie spalle e la pelle mi andò a fuoco.
Soltanto in quell'istante mi resi conto di cosa era accaduto: Ero una donna, ora. A tutti gli effetti.
<<Darò a Guck una chance di redenzione ed userò la scusa del codice.>> disse. E una parte di me si sentì sollevata. <<Ma il resto della ciurma non ne sarà entusiasta.>> mi avvisò infine.
<<Perchè no? Sono pirati. Devono attenersi al cod...>>
<<Pirati? Quell'ammasso di letame? Molti di loro non hanno nemmeno idea di cosa sia la vera pirateria. Per molti di loro il codice nemmeno esiste.>>
Oh...
<<L'unica legge che seguono è quella del loro capitano.>>
Mi alzai in punta di piedi per poter aver migliore accesso alle sue labbra e gli presi la testa tra le mani prima di baciarlo.
Quando quel bacio finì, entrambi ne volevamo ancora.
<<Allora và lassù e fà in modo che ti rispettino, Capitano. Entusiasti o no.>>
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ACE OF SPADES - VM18
ChickLitÈ il 1726 quando il Capitano Dasmond Hoacks decide di abbordare una piccola nave mercantile a largo della Giamaica. Su quella nave sono soltanto in due: Rudolph Morgan e la figlia Adrianna. Dasmond, la desidera dal primo istante e la rapisce per por...