Il caldo era talmente soffocante che evitai di fare colazione. Ruston si scolò un bicchiere di vino, mentre io chiesi a Daphne dell'acqua e del pane da tenere per dopo, nel caso mi fosse tornata la fame.
La sera prima, una volta uscita dalla stanza di Monaghan, Dasmond non non aveva detto una sola parola, nemmeno dopo aver sentito i miei racconti e nemmeno dopo i miei continui lamenti. Aveva passato la notte al piano alla taverna e non avevo idea se avesse solo giocato ai dadi bevendo come una spugna, o se invece l'avesse passata in compagnia delle ragazze di Daphne.
Parlare con Vincent mi aveva dato molto su cui pensare, specialmente sul fatto che ancora non avevo ben chiaro che cosa diavolo ci fosse tra me e lui. Quello che sapevo, è che qualunque cosa fosse, non era abbastanza per permettermi di essere gelosa o di fare una scenata. Dasmond non era di mia proprietà quanto io non ero sua.
Ruston entrò nella stanza e mi squadrò in camicia da notte, mentre facevo il possibile per coprirmi e nascondermi dietro i capelli che nei mesi erano cresciuti. Poi afferrò una penna, la intinse nel calamaio ed iniziò a scrivere.
<<Ti conviene vestirti.>> mi consigliò, senza staccare gli occhi dalla carta, mentre aggiornava il diario di bordo. <<Il capitano sta arivando.>>
In realtà non importava poi tanto che Dasmond mi vedesse in abiti da camera, dopo ciò che avevamo condiviso, ma cercai comunque di salvare le apparenze, almeno con Ruston.
<<Mi rivesto subito.>> risposi, fingendo di cercare i miei abiti sullo scranno accanto al letto. Non mi piaceva che fosse nella mia stessa stanza e che nessuno potesse difendermi. Quando smise di scrivere e si dileguò, potei finalmente lasciarmi andare sul materasso e rilassarmi, anche se il non sapere dove fosse Hoacks mi tormentava l'animo.
Quando sentii dei passi poco lontano da me, mi affrettai ad afferrare il mio abito, nel caso fosse stato di nuovo Jack. Quando notai che era Dasmond, invece, il cuore iniziò a batter così veloce che temetti potesse esplodere.
<<Dove sei stato?>> domandai, mettendomi in ginocchio sul materasso.
<<Ero preoccupata.>>
Chiuse a chiave la porta della sua stanza ed iniziò a svestirsi.
<<Eppure mi pareva di aver lasciato detto a Ruston di avvisarti che non sarei rientrato.>> rispose, con la freddezza del mare d'inverno.
<<E lo ha fatto. Ma ero comunque in pensiero.>>
<<Non darti tormento, Adrianna. Avevo solo bisogno di stare da solo e di pensare.>>
<<Vuoi parlare di quello che è successo ieri sera?>> domandai.
<<Ieri sera?>>
<<Tra me e Vincent.>>
<<Mi hai già raccontato tutto, no?>> rispose, con un tono distante anni luce da quello che era solito usare con me. Così capii che se volevo delle risposte da lui e capire cosa lo tormentava, dovevo trovare il modo di abbattere il muro di gelo che aveva costruito durante la notte.
Mi alzai dal letto e lo raggiunsi alla scrivania, poggiando il sedere al pianale, con le braccia conserte.
<<Vuoi dirmi che succede?>>
<<Niente.>> rispose secco, evitando di guardarmi e controllando ciò che aveva scritto Jack sul diario. Poggiai il palmo su ciò che stava leggendo per richiamare la sua attenzione e finalmente mi guardò negli occhi.
<<Sei arrabbiato con me? Ho fatto o detto qualcosa di sbagliato?>> lo pregai con lo sguardo di rispondermi in modo onesto e in un attimo, qualcosa nei suoi occhi cambio. Si fecero più chiari, come il cielo dopo un temporale, quando le nubi lo lasciano.
<<Ieri sera...Ho sentito quello che ti ha detto Monaghan. Penserai ch'io sia il peggiore dei bastardi, non è vero?>>
<<Se ti riferisci alla storia della nave, non ho creduto ad una sola parola.>> risposi, senza pensarci troppo.
<<E invece dovresti, perchè ha detto la verità. Questa nave non l'ho vinta con una asso di picche, gliel'ho portata via.>>
Non risposi, troppo intenta a non mostrare la sorpresa sul mio volto. Avrei potuto scommettere tutto l'oro di sua maestà che Vincent stesse mentendo riguardo alla nave ed ora invece scoprivo che non era così, che ancora una volta era stato totalmente onesto con me. Ma questa volta non mi sarei fatta tagliare di nuovo fuori; volevo delle risposte e doveva darmele.
<<Come hai fatto?>>
Lo guardai mentre si massaggiava la fronte sudata e si sedeva ai bordi del letto. <<Secoli fa, una nave che trasportava quasi quaranta tonnellate di lingotti d'oro ed argento, venne inghiottita da un uragano e sparì sotto l'acqua a largo di Key West.>>
<<La Nuestra Senora de Atocha.>> dissi <<Conosco quella storia. Quell'oro era diretto al re Filippo IV di Spagna per finanziare la guerra in Europa, ma non arrivò mai a destinazione.>>
<<Circa otto anni fa, a Nassau giunse la voce che era stato ritrovato un pezzo del castello di poppa del galeone, dove il Capitano teneva la maggior parte del tesoro. Pagai profumatamente chi di dovere per farmi rivelare la posizione esatta del ritrovamento e mi misi immediatamente alla ricerca del tesoro.>>
<<Con questa nave?>> chiesi.
<<Con la mia vecchia nave: la Hoack's Bay.>> disse, poi si alzò in piedi ed andò a versarsi un bicchiere di vino e ne offrì uno anche a me, che rifiutai. <<Ma prima avevo bisogno di una ciurma e quale posto migliore per reclutarne una, della taverna di Daphne?>>
<<Una volta trovati i miei uomini, feci ciò che ogni Capitano avrebbe fatto: seguii il codice.>>
<<Quale parte?>>
<<Quella per cui si condivide ogni cosa con i compagni.>>
<<E tu condividesti la rotta, vero?>> ipotizzai.
<<Proprio così. Soltanto qualche ora più tardi scoprii che tutti e ventidue gli uomini che avevo reclutato, erano in realtà uomini di Vincent Monaghan ed erano lì solamente per farsi rivelare la posizione del tesoro e riferirla a lui.>>
<<Che gran bastardo!>> esclamai senza pentirmi della mia volgarità.
<<Fu Ruston l'unico a disertare e non squagliarsela con il resto della sua ciurma.>>
<<Rimase con te?>>
<<Puoi giurarci. Quell'uomo è la mia ombra da allora.>>
Era difficile pensare che quella viscida serpe di Jack potesse essere giusto ed altruista come lo stava descrivendo Dasmond.
<<Monaghan salpò prima che riuscissi a fermarlo, ma lasciò in porto la sua nave più bella.>>
<<La Ace of Flowers?>>
<<Proprio così. Ed ora avevo il vantaggio di avere Jack al mio fianco, che conosceva a memoria ogni centimetro di scafo. Così, una notte la rubammo e la portammo a largo delle coste della Carolina. Qualche settimana più tardi, Monaghan fece ritorno dalle Keys Islands, ma a mani vuote. >>
<<Quindi restò senza tesoro e anche senza nave?>>
<<Già.>> rispose <<Il resto della storia la conosci.>>
<<Da allora ci odiamo, ci diamo la caccia e cerchiamo di metterci i bastoni tra le ruota ogni volta che possiamo.>>
<<Lui ti ha rubato la ciurma e la rotta.>> riflettei <<Tu gli hai rubato la nave. Potreste smetterla di litigare,no? Siete pari.>>
<<Probabile. Ma è troppo divertente indispettirlo.>> scoppiò a ridere di gusto ed io fui felice che l'atmosfera si fosse alleggerita.
<<Mi credi una persona orribile?>> domandò, con l'aria di un cucciolo bastonato. Sentii il disperato bisogno di consolarlo, did fargli capire che ero dalla su parte. Mi avvicinai al tavolo dove stava bevendo, gli tolsi il bichiere dalle mani ed afferrai il suo volto tra le mani.
Era così strano vederlo seduto. Appariva per la prima volta più piccolo di me, vulnerabile.
<<Ti credo un uomo che si è vendicato di ciò che ha subìto.>> risposi <<E francamente, se anch fossi nel torto, sarei comunque dalla tua parte.>>
<<Dici sul serio?>>
<<Siamo una squadra, giusto?>>
Mi afferrò per i fianchi e fece in modo che mi sedessi sulle sue ginocchia. Le mie braccia erano attorno al suo collo e lui sorrideva come un bambino. Mi chiesi se qualcun altro avesse mai visto questo suo lato scherzoso e pacato o se fossi l'unica fortunata a sapere che lo aveva.
<<Sono sempre più pentito della scelta che ho fatto sette anni fa.>> mi disse.
<<Se potessi tornare indietro ti terrei con me. Al diavolo il tesoro.>>
Al diavolo il tesoro.
E così, feci ciò che da troppo bramavo di fare: mi sporsi verso di lui e lo baciai. La mano che teneva dietro la mia schiena, mi spinse ancora più vicina a lui e la sua bocca si staccò dalla mia ed iniziò a lasciare piccoli baci bollenti lungo la linea del collo.
L'altra mano, risalì piano la coscia e si fermò sul mio fianco. Quando si staccò da me sentii l'ossigeno mancare. Con il fiato corto e gli occhi pieni di desiderio mi osservò qualche istante e poi, senza aggiungere parole inutili, si alzò in piedi tenendomi in braccio e mi fece sedere sulla sua scrivania, lanciando ogni cosa a terra. Portò una mano sulla mia schiena ed allentò i lacci della mia camicia da notte, poi la strattono leggermente fin quando non cadde lungo le mie spalle. Ero praticamente nuda, vulnerabile, di fronte alla sua massiccia presenza. E non me ne vergognavo.
<<Ricordi cosa ho detto di volerti fare, Addy?>> domandò a bassa voce.
<<As-assaggiarmi?>> domandai, balbettante e nervosa. Di certo non ero solita a parlare in modo così dirtetto. Ma con lui era tutto diverso, persino io.
<<Ho il permesso di farlo?>> domandò con un sorrisetto crudele.
<<Se te lo negassi te lo prenderesti comunque.>> risposi scherzando. Ma i suoi occhi non giocavano, erano seri e scuri.
<<Non dire mai più una cosa simile.>> mi ammonì <<Non ti toccherò mai senza il tuo permesso. Nè permetterò mai che altri lo facciano, sono stato chiaro?>>
Feci segno di sì con la testa e mi sporsi in avanti per baciarlo, ma si staccò da me. Poi lo vidi inchinarsi a me, fin quasi a toccare il pavimento.
<<Che fai, ti inchini? Non sono la regina.>> scherzai.
<<No. Ma per le prossime ore intendo venerarti come se lo fossi.>> rispose. Poi afferrarò l'orlo della camicia da notte e la tirò su fin sopra le mie ginocchia.
Quando capii cosa stava per succedere, tutto il mio corpo iniziò ad andare in fiamme, ancor più di quanto già stesse facendo per il caldo.
<<Mi farà male?>> domandai timidamente.
<<No, Adrianna. Ti piacerà.>>
E quella fu l'ultima cosa che disse, prima di fare sparire la testa sotto la mia gonna.
Quando percepii l'umidità della sua lingua tra le mie pieghe, gettai la testa all'indietro e lasciai che mi facesse ciò che voleva. Sapevo cosa accadeva tra le lenzuola di una coppia e sapevo come avveniva il concepimento, ma mai e poi mai mi sarei aspettata che potesse essere così piacevole.
<<Come pensavo.>> disse, con la bocca ancora poggiata al mio piacere. Sentivo il suo fiato caldo sulla pelle sensibile.
<<Sai di buono, Adrianna.>> aggiunse, prima di tornare a giocare con me.
Quando il piacere divenne troppo da sopportare, rilassai i muscoli e mi preparai a quell'ondata di piacere che mi aveva travolto nella grotta. Ma lui si fermò. Si fermò ed io, come una bambina non riuscii a trattenere una smorfia di disappunto. Si tirò su, mi osservò e sorrise: <<E adesso guardami, Addy.>>
Non capii cosa stesse per succedere fino a quando non sentii la sua mano sfiorarmi l'inguine. Con una carezza delicata con la punta delle dita, proseguì più in basso, fino ad incontrare la mia apertura. Ci infilò due dita piano, lentamente, con tutta la calma che serviva per farmi impazzire. Sentivo ogni parte del mio corpo immobile, fredda, con il sangue che fluiva in direzione delle sue dita.
<<I-io...Cre-credo...>>
<<Credi, cosa, Addy?>> domandò senza fermarsi, gli occhi fermi sulla mia bocca, in attesa che parlassi. Ma avevo dimenticavo come si faceva, avevo dimenticato dove ci trovavamo e forse persino il mio stesso nome.
<<Capitano!>> la voce squillante di Goose alla porta.
Cosa? Adesso? No!
<<Che cosa vuoi?>> gridò Dasmond, senza smettere di giocare con me <<E' urgente?>>
<<Sì, signore. Riguarda le scorte nella stiva.>>
Le dita di Dasmond si fermarono all'istante. Lo vidi guardare in basso, spazientito. Poi guardò me, con decisione spinse le sue dita più in fondo ed io non riuscii a conrollarmi. Spinsi il bacino in avanti, la testa all'indietro ed inarccai la schiena, spalancando la bocca e cercando di non emettere alcun suono.
<<Vuoi che smetta?>> domandò. Era divertito, probabilmente dal fatto che non avrei saputo nemmeno articolare una semplice frase. Ma sorpresi entrambi quando parlai: <<Se è urgente de-devi andare.>> risposi.
<<Lo sguardo che avevi prima, Addy....Quello è urgente. Dimmi che vuoi che continui e non esisterà uomo capace di fermarmi finchè non ti avrò fatta venire.>>
Il mio cuore sembrò rallentare. Davvero avevo tanto potere su di lui? Davvero un mio orgasmo era più importante di qualsiasi cosa?
Non me lo feci ripetere due volte e gli diedi la mia risposta, senza parlare.
Inarcai di nuovo la schiena ed inizai a muovere ritmicamente il bacino verso di lui, avanti e indietro. Ma lui non si mosse.
<<Capitano?>> urlò ancora il vecchio Goose.
<<Devi dirmelo, Adrianna. Cosa vuoi che faccia?>> chiese, il fiato corto e gli occhi pieni di lussuria.
Non so da dove presi il coraggio di parlare, rossa com'ero per la vergogna,ma lo guardai negli occhi e dissi solamente:<<Mandalo via.>>
E questo bastò perchè lo sguardo di Dasmond cambiasse di nuovo e tronasse ad essere famelico, pieno di voglia di divorarmi.
<<Torna sul ponte, Goose.>> disse, senza distogliere lo sguardo da me <<E dì a tutti di restare lontani dal mio ufficio fino a nuovo ordine.>>
<<Sì, Capitano!>>
Quando sentimmo i passi di Goose che si allontanava sorrise, tolse le dita da dentro di me e se le infilò in bocca, succhiandole con l'ingordigia di chi non mangia da giorni.
<<Ora, Addy, voglio che tu mi dica di nuovo che cosa vuoi?>>
<<Vo-voglio te.>> dissi, annaspando per il desiderio che diventava sempre più grande.
<<Vuoi la mia lingua?>> domandò, allargando di più le mie cosce e sistemandosi tra di esse <<O vuoi le mie dita?>>
<<Entrambe.>> risposi, senza pensarci e senz vergogna.
Il suo sguardo si illuminò e le sue dita umide di saliva entrarono in me qualche istante dopo che ebbe iniziato a leccarmi come stava facendo prima.
Quel gioco che stava facendo, temetti mi avrebbe fatto esplodere il cuore. Eppure era così bello essere appesi a quel filo sottile tra il l dolore ed il piacere. Si mosse sempre più veloce con le dita, poi si fermò ed anche la sua lingua rallentò, finchè non la sentii più. Qualche secondo più tardi, la sua bocca iniziò a succhiare. Succhiare e leccare. Poi tornarono le sue dita e quando tutto quel piacere fu troppo da controllare mi lasciai andare. Lasciai andare quel filo sottile e mi abbandonai a quel turbinio di sensazioni nuove che partivano dalla mia apertura ed arrivavano al cervello, passando per lo stomaco e mandandolo in subbuglio, insieme ai polmoni, che per qualche istante sembrarono incapaci di riempirsi d'aria.
Lo osservai alzarsi e succhiarsi le dita sporche di me, come si fa dopo aver gustato un banchetto. Si passò una mano tra i capelli ed andò ad aprire la porta.
<<Ruston!>> sbraitò. Poi la richiuse e mi guardò divertito, burlandosi della mia camminata zoppicante. Non pensavo che, oltre a quello della parola, il piacere mi avrebbe tolto anche l'uso delle gambe.
<<Non riuscirò mai a rivestirmi prima che arrivi Jack!>>
<<Sapete che vi dico? Non fatelo!>>
<<Cosa?>> domandai, allarmata e confusa. Non riuscì a rispondermi, entrambi sentimmo i passi di Ruston avvicinarsi e, mentre il mio cuore schizzò in gola, Dasmond divenne calmo e divertito, con un sorriso vittorioso che appariva pian piano sulle sue labbra.
<<Ti avevo detto di restare ferma!>> mi urlò contro, cambiando improvvisamente espressione, mentre fingeva di riallacciarsi i pantaloni. Quando capii quale fosse il suo gioco, decisi di partecipare e così abbozzai la mia migliore espressione umiliata e piena di disperazione. Raccolsi i miei vestiti da terra come la peggiore delle puttane di Daphne, mentre Ruston, che era appena entrato, mi osservava con gli occhi vuoti.
<<Ha strillato per un pò, ma poi si è abituata.>> disse. E se non fossi stata certa che mentiva, l'avrei di certo ucciso nel sonno per essere stato tanto viscido e offensivo.
Jack sorrise al suo Capitano con l'aria di un serpe: <<Lo fanno tutte.>> rispose ridendo. <<Volevate vedermi?>>
<<Si'. Dì a Goose che sarò sul ponte tra mezz'ora, così risolveremo il problema delle scorte.>>
<<Sì, Signore. E' tutto?>>
Dasmond fece un cenno con il capo e Ruston si dileguò.
Parlai solo quando fui certa che fossimo da soli: <<Ti diverti a farlo sbavare di invidia?>>
<<Quel cane ha messo gli occhi su di te da quando ti ha vista sette anni fa.>>
<<Non è il solo a quanto pare.>> lo punzecchiai.
<<Oh, puoi scommetterci.>> disse, avanzando verso di me lentamente <<Sognavo di pulirmi i tuoi umori dalla bocca da quando mi hai puntato contro la spada. Eri solo una bambina, ma avevi gli occhi di una donna.>>
Mi prese per i fianchi e fece scendere un mano lungo il mio fondoschiena, afferrandomi un natica, poi la riportò sui miei fianchi e mi fece voltare di schiena.
<<Eri bellissima, Adrianna.>> disse, reggendomi mentre infilavo la gonna dell' abito. <<Eri eccitante da morire mentre tentavi di tenermi testa.>>
Capii che voleva aiutarmi a sistemare l'abito che avevo raccolto da terra e che dalla sera prima non avevo ancora avuto tempo di rimettermi.
Lasciai che le sue braccia forti stringessero i lacci del corpetto damascato e che le sue dita ruvide allacciassero dietro il mio collo la collana che mi aveva regalato mio padre. Passai le dita sul medaglione e sentii le labbra di Dasmond vicine al mio orecchio.
<<Quando penso che avrei potuto averti sette anni fa, mi getterei in pasto agli squali.>>
<<Sono valsa l'attesa?>> domandai. Non potevo vederlo ma ero certa che la sua espressione fosse cambiata. Sentii le mani stringere i miei fianchi.
<<Ti avrei aspettata una vita intera.>> rispose.
Il cuore prese a battere così veloce che dovetti poggiare una mano al petto per controllare che ci fosse ancora.
Staccò le mani da me e si sistemò i capelli.
<<Raggiungo gli altri sul ponte. Tu preparati, tra poco incontreremo Vincent.>>
Gli sorrisi e lo fermai prima che potesse sparire oltre la porta:<<Dasmond.>>
<<Sì?>
<<Se l'avessi saputo...Se ti avessi conosciuto, sarei rimasta con te sette anni fa.>>
<<No.>> rispose. Ed i suoi occhi si fecero scuri <<Se avessi visto com'ero saresti scappata a gambe levate.>> mi rivolse un sorriso triste e sparì sulle scale.

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ACE OF SPADES - VM18
ChickLitÈ il 1726 quando il Capitano Dasmond Hoacks decide di abbordare una piccola nave mercantile a largo della Giamaica. Su quella nave sono soltanto in due: Rudolph Morgan e la figlia Adrianna. Dasmond, la desidera dal primo istante e la rapisce per por...