7.

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In pochi giorni avevo visto quella maledetta stanza fin troppe volte. Questa volta la vasca era vuota ed i vestiti di Hoacks erano ripiegati fin troppo meticolosamente sul bordo del letto.
Mi lasció il polso solo dopo essersi assicurato di aver chiuso la porta ed essersi messo la chiave in tasca.
Come se avessi mai potuto fuggire anche volendo.
Pensavo mi avrebbe preso a schiaffi fino a farmi sputar fuori il mio vero nome, o che mi avrebbe torturata per avergli mentito.
Rimasi sorpresa quando invece mi fece sedere a forza sullo sgabello di fronte al tavolo e mi gettó dinnanzi un quadernetto in pelle sgualcita. Passai le dita sull'allacciatura e quando vidi le parole marchiate a caldo sulla copertina, il cuore cessó di battere per un istante.
'Rudolph Lewis Morgan'
Non ebbi nemmeno il tempo di ripensare a mio padre, che Dasmond si piegó verso di me e mi costrinse a guardarlo con uno strattone.
<<Vi dice niente questo nome?>>
Mentire non avrebbe avuto senso. E se il Capitano avesse avuto qualcosa a che fare con la morte del mio vecchio, avrei voluto saperlo.
<<È mio padre, Capitano.>> dissi <<Lo conoscete? >>
Non disse nulla, mi guardó negli occhi qualche secondo con l'aria di chi trova qualcosa dopo tanto tempo che la cerca.
<<Sette anni orsono, abbordai una nave, a largo della costa giamaicana. A bordo c'erano solo un uomo e sua figlia.>>
<<Non capisco, che c'entra questo con…>>
Mi zittii nello stesso momento in cui realizzai…Non poteva essere che fosse di nuovo lui.
'Eppure' pensai, 'quei lineamenti spigolosi e famigliari, quegli occhi azzurri e sottili…'
<<Voi?>> domandai <<Voi siete il pirata che mi ha rapita.>>
Non ricordavo molto di quella notte, ma ora che mi aveva rinfrescato la memoria, rivedevo quegli occhi fissi su di me mentre mi slegava i polsi. Mi aveva lasciata andare. Come avevo fatto a non rendermi conto di chi fosse in tutto questo tempo?
<<Dunque non ho avuto una svista. Sei davvero tu.>> strinse i pugni lungo i fianchi <<La Vergine della Maria-Luz.>> sussurró poi. Ferì nell'orgoglio.  Era questo ció che ero?
Si passò pollice ed indice sul labbro inferiore, pensieroso ed assente, mentre fissava il pavimento e camminava avanti e indietro.
Come diavolo poteva essere che in tutto questo tempo non avessi riconosciuto l'uomo che mi aveva tenuta legata ed imbavagliata sulla sua nave per ore? Ma soprattutto, per quale diavolo di scherzo divino mi ero ritrovata sulla sua nave, di nuovo, dopo anni?
<<È per questo che sei qui?>> si avvicinó a passo svelto e mi strappó il quaderno dalle mani. <<Tuo padre rivuole il quaderno e ha mandato te, sperando che due occhi azzurri e due seni perfetti mi facessero cedere? >>
Guardai altrove per non arrossire.
Cosa diavolo stava farneticando?
<<Mio padre é morto, Capitano.>>
<<Cosa?>>
<<Disperso in mare quasi due anni fa.>> abbassó lo sguardo ed io ne approfittai per stringere i pugni fino a farmi male per evitare di piangere. Non avrei mostrato debolezza, non a lui, soprattutto ora che sapevo chi era.
<<Mi dispiace.>>
Non risposi e continuai a concentrarmi.
<<Che gli é capitato?>>
<<Non sono affari vostri, Capitano.>> risposi <<Piuttosto, potrei sapere come diavolo fate ad avere un suo quaderno?
<<Me lo diede quella notte, in cambio della vostra liberazione.>>
<<Perché? Che cos'ha di tanto speciale?>> 
Dasmond scattó verso di me e prima che potessi sbattere le palpebre mi aveva presa per i capelli e costretta a piegare la testa all'indietro. Avevo la lama del suo pugnale piantata sulla gola, fredda e pungente quanto i suoi occhi arrabbiati.
<<Davvero vi aspettate che creda a questo teatrino?>>
<<Qua-Quale teatrino?>> balbettai.
<<Hai mentito sul tuo sesso, hai mentito sul tuo nome, sei salita di nascosto sulla mia nave e mi hai derubato.>> disse fermo <<Chi mi dice che tu non stia mentendo anche ora?>>
Il modo in cui mi guardava, quello in cui mi teneva ferma, mi gelarono il sangue. Quegli occhi non mentivano, era arrabbiato e se avesse anche solo pensato che gli stessi mentendo, mi avrebbe uccisa seduta stante.
Ma non potevo mostrarmi indifesa, non di nuovo. Riempii il mio sguardo di orgoglio e lo guardai senza paura. Qualcosa nelle sue iridi cambió e se non fosse stato per la situazione in cui ci trovavamo, avrei giurato che volesse baciarmi.
<<Ho mentito sul mio sesso perché una donna sola, in una taverna, sarebbe stata stuprata o uccisa nel giro di poche ore.>> dissi piano, avvicinando il viso al suo e sentendo la lama fare sempre più pressione sulla pelle.
<<Ho mentito sul mio nome perché ero legata ad una sedia nel vostro alloggio...Di nuovo. Mi stavate minacciando, che altro avrei dovuto fare? >>
Mi guardó senza fiatare e deglutì nervosamente. Sentivo il suo respiro farsj pesante.
<<Sono salita sulla vostra nave perché ho sentito che sareste salpati quella sera stessa e dovevo disperatamente lasciare la città.>>
Si scostó da me come se avesse preso una forte scossa e poggió il pugnale sul tavolo.
<<E infine…Vi ho derubato perché sapevo che quei real per un uomo come voi non erano che una somma ridicola. Per me invece, potevano essere una salvezza.>>
<<E forse lo sarebbero stati se avessi chiesto a me, invece di sperperarli.>>
<<Come?>>
<<Ruston vi avrebbe scortata giù al porto. Ho un amico che per la metà di quella somma vi avrebbe portata fino in capo al mondo e sareste potuta essere con la vostra famiglia a Londra già da un pó.>>
Oh..
<<Ma posso capire che per una ragazzina come te, l'idea di derubarmi sia sembrata più saggia.>>
'Ragazzina? Di nuovo?'
Mi alzai in piedi per non essere in posizione di vantaggio e mi ritrovai di nuovo con il viso terribilmente vicino al suo.
<<Se la memoria non mi inganna questa ragazzina vi ha tenuto testa con la spada, anni fa. >>
<<Se mi hai puntato una spada contro, é solo perché te l' ho lasciato fare.>> disse divertito. Mi diede le spalle e si sistemó i pantaloni. <<Perció non darti troppe arie, ragazzina.>>
Qualcosa nella mia testa scattó, la vista si annebbió, la rabbia prese il sopravvento e senza potermi fermare, afferra il coltello di Dasmond dal tavolo e scatta verso di lui prima che potesse fermarmi. Lo afferrai per i lunghi capelli scuri e gli feci quello che aveva fatto a me: tirai la sua testa all'indietro e puntai la lama alla sua gola, stringendo i suoi capelli tra le dita. Il mio petto aderì alla sua schiena e per sembrare minacciosa dovetti alzarmi sulle punte dei piedi.
Lui alzó le mani, pur non sembrando per nulla preoccupato della mia minaccia. Lo vidi sorridere: <<Volevi starmi più vicino, Adrianna? Bastava chiedere.>>
<<Smettetela di chiamarmi Ragazzina. Anzi, forse dovreste tornare a darmi del Voi, che ne dite?>> non rispose. <<Solo Dio sa quante ne ho passate e quanto ho dovuto sopportare prima di poter fuggire da quel figlio di puttana di mio marito.>> lo sentii sussultare, forse per il linguaggio colorito che avevo usato.
<<E non lasceró che un uomo come voi mi sminuisca.>> conclusi.
<<Un uomo come me?>> sussurró.
<<Un pirata.>>
<<Essere un pirata fa di me una brutta persona, dunque? Mentre voi non siete che una povera cristiana che cerca di difendersi, giusto?>>
Non risposi nemmeno questa volta. Come potevo dargli torto? Avevo infranto tutti e dieci i comandamenti in soli tre giorni… Ripetutamente.
<<Non siamo tanto diversi voi ed io, Addy.>> mi aveva dato del Voi, ma quel nome… 'Addy?' Come osava chiamarmi come faceva mio padre?
<<Per voi sono Adrianna.>>
Non disse nulla. Lo sentii respirare profondamente e poi all'improvviso vidi le sue mani saettare verso il coltello. Ma con mia enorme sorpresa non fece nulla per liberarsi, mise una mano sulla mia e premette con forza la gola contro la lama.
Non vidi nulla dalla mia prospettiva, ma quando sentii del liquido denso scorrermi sulle dita, la nausea prese possesso del mio stomaco e barcollai un poco.
Dasmond ne approfittó e mi spinse via per liberarsi. Lo guardai venire verso di me con lo sguardo inferocito. Mi afferró per le spalle e mi sollevó come fossi una piuma per poi gettarmi di peso sul materasso. Mi fu sopra prima che potessi fermarlo, mi bloccó i polsi ai lati del viso e mi costrinse a guardarlo, inerme, sotto il suo peso. Il mio cuore era una scheggia impazzita, il respiro irregolare per lo sforzo.
Avvicinó il viso al mio e di nuovo l'odore dell'alcool mi arrivó al naso.
<<La prossima volta che mi puntate una spada contro, abbiate il coraggio di andare fino in fondo…Ragazzina.>>
Non avevo mai detestato tanto qualcuno.
Alzai la testa e mi avvicinai di più. Non potevo mostrargli di avere paura.
<<Lo faró, statene certo.>> ringhiai fuori dai denti.
Mi sorrise prima di lasciarmi andare e raccogliere il coltello da terra. Mi raddrizzai sul materasso e lo guardai pulire via il sangue dalla lama, come se niente fosse. Mi chiesi quante volte lo avesse già fatto ed ebbi un brivido, mentre mi massaggiavo i polsi.
<<C'é dell'acqua in quel vaso, per lavare via il sangue.>> mi disse, osservando la mia mano. Me ne ero scordata.
Quando vidi quel liquido scarlatto sulla mano, dovetti contenermi per non svenire.
<<Vi siete calmata?>> domandó. Feci segno di sì con la testa e lui si sedette al mio fianco, le mani sulle coscie.
<<Vostro padre e quel quaderno sono il motivo per cui ho reclutato una ciurma.>> mi confessó poi <<Mi raccontó storie di rotte misteriose, enigmi e un tesoro tanto grande da farmi diventare l'uomo più ricco al mondo.>>
<<E quel quaderno?>>
<<Disse di aver lavorato per Barbabera in persona.>>
<<Il pirata?>> domandai sconvolta.
<<Proprio lui.>> si alzó, prese un pezzo di stoffa e lo intinse nel vaso accanto al letto.
<<Mi raccontó di essere stato il suo quartiermastro e che un giorno origlió una conversazione in cui Edward Teach confidó ad un suo uomo che era convinto di dover morire entro un anno. E poi lo avvisó che avrebbe fatto arenare la Queen Anne's Revenge e l'avrebbe fatta affondare con tutta la ciurma, tranne lui ed alcuni suoi uomini fidati.>> prese la mia mano tra le sue ed inizió a lavare via il sangue. Come una madre potrebbe fare con il figlio.
Conoscevo il passato da pirata di mio padre e sapevo avesse lavorato per molti famigerati pirati. Ma Edward Teach fu una sorpresa anche per me. Tanto quanto la Queen Anne, che pensavo essere solo una leggenda.
<<Avrebbero preso il tesoro e se la sarebbero svignata mentre il resto della ciurma affondava a largo della Carolina del Nord.>>
<<E mio padre prese parte a quell'inganno senza obiettare? >>
<<È qui che viene il bello>> mi rispose <<Pare che vostro padre fosse nel gruppo rimasto sulla nave. Si salvó solo perché aveva sentito Teach parlare del piano.>>
Portai le mani sul petto e cercai di respirare. Tutte quelle informazioni mi stavano dando alla testa.
<<Ma ancora non capisco cosa siano quelle pagine.>>
Dasmond prese un respiro: <<Parte del piano di Edward era nascondere il tesoro e creare una serie di indovinelli per trovarlo.>>
<<Indovinelli?>>
<<Vostro padre riuscì a copiare quegli indovinelli di nascosto dal Capitano e li tenne per sé per trovare il tesoro. Disse di avere anche risolto il primo enigma ma di essersi fermato dopo la morte di vostra madre.>>
Si fermó e mi guardó qualche istante, come si guardano certe cose fragili, con la paura di romperle con gli occhi.
Parlare di mia madre faceva meno male per via del tempo passato, ma era comunque un argomento che non mi piaceva toccare.
<<Posso vedere?>> domandai. Si sporse in avanti, prese il quaderno e me lo porse.
La tristezza mi assalì quando lo aprii ed osservai la calligrafia di mio padre. Certe volte mi mancava così tanto da togliermi il fiato, altre invece lo sentivo incredibilmente vicino a me e la malinconia spariva.
<<Questi sono gli indovinelli?>> domandai. Lui fece cenno di sì ed io tornai ad analizzare quelle pagine.
<<Se è una caccia al tesoro ed avete tutti gli indovinelli, perché non risolvere direttamente l'ultimo è scovare il tesoro?>> chiesi.
<<Nelle pagine più avanti, vostro padre ha scritto i suoi pensieri e le sue teorie a riguardo. Ho ragione di credere che esistano sette dobloni d'oro e che su ognuno di essi ci sia inciso qualcosa.>>
<<Dobloni?>>
<<Probabilmente sono parole sparse che compongono qualcosa di più grande. Forse un ultimo indizio per raggiungere il tesoro vero e proprio.>>
<<E posso chiedervi a quanto ammonta, capitano? >>
Lanció un'occhiata alla porta, come a voler esser certo che nessuno ascoltasse e rispose:<<Se voatro padre aveva ragione, da qualche parte ci sono tre forzieri contenenti trentotto milioni di oro spagnolo in pezzi da otto.>>
Per poco non dimenticai di respirare.
Trentotto milioni erano più soldi di quanto un uomo possa mai vederne in due intere vite. E mi rattristó sapere che mio padre, che era sulle tracce di quel tesoro, avesse abbandonato ogni cosa all'improvviso.
<<Poteva arricchirsi.>> dissi con malinconia <<Poteva diventare uno degli uomini più ricchi. E ha lasciato tutto a voi, quella notte.>>
<<Lo ha fatto per salvarvi la vita. Pensava che vi avrei uccisa.>> mi rispose Dasmond, come se sentisse i miei pensieri.
<<E lo avreste fatto?>> domandai <<Mi avreste fatto del male?>>
Ci fu un attimo interminabile di silenzio:
<<Con quegli occhi, Miss?>> sorrise beffardo <<Vi avrei dato il mondo, se me lo aveste chiesto.>>
Non capii se stesse recitando o se fosse serio, ma mi sentii avvampare e finsi di guardare il quaderno per non mostrargli il rossore sulle mie guance. D'un tratto, osservando quelle pagine e riflettendo sul ascendente che forse avevo su Dasmond, capii ció che era giusto fare.
<<Portatemi con voi. >> chiesi.
<<Non avete sentito ció che ho detto alla taverna? Ho bisogno che i miei uomini siano concentrati per questa missione. Nessuna donna salirà sulla mia nave.>>
<<Nemmeno un ostaggio?>> chiesi, con una vispa espressione che speravo chiarisse quale fosse il mio piano.
<<Spiegatevi.>> mi ordinó.
<<Nessuno sa dell'esistenza di quel quaderno. Fatemi salire a bordo come vostra prigioniera, dite ai vostri uomini che mi avete catturata e che vi servo per raggiungere il tesoro.>> spiegai <<In questo modo avreste la certezza che nessuno mi toccherebbe con un dito.>>
<<E credete che basterà a tenervi lontana da quei caproni?>>
<<Unito al timore che hanno di voi, basterà.>>
Si Alzó in piedi e mi guardó dall'alto della sua stazza, gli occhi blu scintillarono alla luce delle candele.
<<E va bene.>> sentenzió. Dentro di me feci una capriola di felicità, almeno per i prossimi mesi avevo un posto sicuro in cui vivere, lontano da Steven.
<<Vi devo comunque un favore.>> aggiunse.
<<Che intendete?>>
<<Forse, se sette anni fa non vi avessi lasciata andare, ora non sareste in fuga da quell'idiota di vostro marito.>>
<<Ma voi non sareste in procinto di dare la caccia ad un tesoro.>>
<<Avete ragione>> sorrise <<E poi, con la vostra cocciutaggine, forse mi avreste rubato la nave e ne sareste diventata capitano. >> mi strizzó l'occhio e mi tese la mano.
<<Soci?>> domandó.
<<Soci.>> afferrai la sua mano ed un brivido caldo mi percorse e la realtà mi colpì come uno schiaffo in pieno viso: ero una donna di bell'aspetto e stavo per salire su una nave piena di uomini in astinenza, con Dasmond Hoacks come unica garanzia di sopravvivenza. E mentre lui lasciava la mia mano, mi chiesi quanto a lungo sarei riuscita a sopravvivere.

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