Winter

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Mi piace la pioggia.

Qui piove sempre e io sono sempre allegra.

Guardo la figura riflessa nello specchio, è sorridente in quel vestito vintage a fiori. Pensare che questa ragazza sono io, non l'avrei mai detto.

"Violet Madison in una versione tutta nuova". Mi lego i capelli biondi in una treccia e esco dalla camera.

«Buongiorno mamma» bacio quella splendida donna su una guancia e rubo un biscotto al cioccolato.

«Buongiorno Lily, dormito bene?» chiede vedendomi sorridere. "Lily, perchè?". Nessuno aveva mai voluto spiegarmi che cosa significasse questo soprannome, ma io non l'avevo mai chiesto.

«Certo, mamma, come al solito» squittisco cercando il latte nel frigo. «Oggi rimango a scuola per il gruppo di studio» continuo scrutando le bottiglie, ma nessuna sembra contenere del latte.

«Ok, ti aspetto a cena. Chiudilo o si scioglie il cibo» mia madre scoppia a ridere, osservandomi.

Alzo le spalle e torno in camera mia per recuperare la borsa.

Raccolgo l'ombrello dal pavimento e saluto chiunque ci sia in casa. Esco e la pioggia attenua ogni colore.

«Buongiorno Irlanda» saluto quel piccolo angolo di mondo, il mio giardino. Apro l'ombrello e mi incammino verso la scuola.

Come ogni mattina, ho la possibilità di riflettere sulla vita nei due chilometri che mi dividono dal college e oggi, grazie alla pioggerellina che si imbatte nel mio ombrello, sono particolarmente filosofa.

Trasferirsi a Dublino è stato il migliore cambiamento della mia vita. Il sole della Florida non faceva per la mia pelle troppo pallida e il caldo era insopportabile.

La mia vita è perfetta, non dico tutta rose e fiori e non tutto oro ciò che luccica, ma non posso lamentarmi. Ho solo la piccola mania di usare troppi proverbi, ma per il resto sono una ragazza normale.

Ed ecco il mio ragazzo, rilassato e appoggiato alla ringhiera del Trinity College, come ogni mattina. Mi aspetta e fuma, forse troppo.

Ho incontrato Ryder durante il quarto anno della scuola superiore. Mi era sembrato il ragazzo più bello al mondo e lo penso ancora.

Si ravviva la chioma bionda con una mano, butta il mozzicone di sigaretta a terra e si incammina verso di me su Dame Street.

Mi trattengo sempre su questa via e lui lo sa.

«Ti ho preso il caffè da Starbucks» dice porgendomi il bicchiere di carta coperto dal coperchio.

«Grazie amore» gli stampo un bacio sulle labbra e lo prendo per mano.

«Caffè americano e tre cucchiaini di zucchero, come sempre» mi sorride gentilmente.

«Premuroso come sempre» saltello nell'attraversare la cancellata del college.

Non mi sono ancora abituata alla grandezza di questa scuola e rimango affascinata ogni volta. Mi manca il fiato.

«Vado a Storia medievale. Ci vediamo dopo piccola» mi bacia su una guancia, solleticandomi con il solito accenno di barba bionda. Faccio una smorfia e saluto a mia volta. Frequenta la facoltà di storia dell'arte e pare che gli piaccia e la cosa mi rende felice.

Adesso sono sola nel cortile in mezzo ad altre decine e decine di studenti e turisti.

Vedo in lontananza i miei amici seduti su una panchina. Ha smesso di piovere e posso richiudere l'ombrello, lo scuoto e lo infilo nella borsa.

Violet burns.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora