Mi sveglio verso mezzogiorno, ma non intendo alzarmi dal letto. La mia voglia di vivere è vicina allo zero, sento un dolore crescente proprio in mezzo al petto.
«Credevo fosse la cosa giusta» mormoro a me stessa.
Mi do della stupida per aver buttato via tutto per qualcosa che non ero sicura di volere, che lui non era sicuro di volere.
«Violet» sento la voce di Grania fuori dalla porta.
«Lasciami in pace» esclamo affogando la faccia nel cuscino. «Non entro, non preoccuparti. Ti ho portato qualcosa da mangiare» mi rassicura, è bello sentire una voce amica.
«Non ho fame» mormoro scendendo dal letto.
«Va bene, allora rimango qui fuori se vorrai parlarne» sento quando mi siedo a gambe incrociate con la schiena appoggiata alla porta. «Ti sei mai chiesta» domando stringendomi le ginocchia al petto «Quanto significato abbia un semplice "non lo so"?».
«È questo che ti turba?» ribatte lei.
«Diciamo di si» mormoro «Sai quando hai la sensazione di aver buttato via tutto per nulla?».
«Chiudere una storia non è qualcosa che si fa senza una ragione» replica Gran saggiamente. Lo so, ma cerco di convincermi del contrario. Se fosse davvero così tutto ciò che ho lasciato non sarebbe stato vano, per una stupida convinzione.
«Forse, forse significa che ciò che avevi prima non andava più bene. Non c'è nulla di sbagliato in questo» mi consola Grania. Sono contenta di essere sua amica, non avrei sostegno migliore di lei.
«Che sta succedendo?» sento arrivare Josh correndo.
«Josh che hai?» chiede Grania con aria interrogativa.
«Violet esci di lì subito!» urla lui con tutta la sua voce.
«Perché dovrei?».
«Mamma e papà» non me lo faccio ripetere due volte, apro la porta.
«Ha chiamato il detective Dean, ha delle notizie» sento l'entusiasmo nella sua voce e finalmente provo sollievo.
«Andiamo!» esclama correndo giù per le scale e fuori dalla porta. Lo seguo, sempre di corsa.
Non so nemmeno come, ma riusciamo a correre per tre chilometri senza fermarci in attimo.
Appena varchiamo la soglia degli uffici di polizia noto Christian seduto in un angolo. Non ho intenzione di capirne il perché proprio ora.
«Eccoci» urla Josh con il fiatone sedendosi sul pavimento.
«Papà» sussurro incredula vedendo la sua figura girare l'angolo. Non so se correre ad abbracciarlo o cercare di capire se sono sveglia per davvero.
«Mamma!» urla Josh rialzandosi e correndole tra le braccia. Io scoppio a piangere e mi avvicino prudentemente, mi sembra ancora tutto un miraggio.
«Oh quanto vi voglio bene» sento sussurrare mio padre, è una voce così familiare e così estranea allo stesso tempo.
«Grazie» mi volto verso il detective e sorrido «Grazie per tutto».
«Quando mio figlio mi ha detto delle telefonate ho ripreso le ricerche da solo. Non potevo limitarmi a seguire il protocollo» mi sorride in modo quasi paterno, ma io sono tremendamente confusa da ciò che ha detto.
«Mi scusi?» chiedo avvicinandomi.
Lui indica il ragazzo seduto nell'angolo. "Christian!" penso.
La mia mente si affolla di sentimenti contrastanti per lui, gratitudine, odio, amore, rabbia.
«Ma come» mormoro osservando i miei genitori.
«Il suo intuito» sento il detective Sean appoggiare una mano sulla mia spalla «Non so nulla di lui, ma è felice adesso, più di quanto io sia mai riuscito a fare. Non mollare con lui, ti prego» sussurra sempre più piano.
«Violet noi torniamo a casa» esclama Josh con una luce viva negli occhi. «Andate, vi raggiungo» mormoro annuendo.
Mi siedo accanto a Christian e gli sfilo le cuffie dalle orecchie. Lui sobbalza.
«Grazie» sussurro a testa bassa.
Lui si limita ad annuire con un sorriso, poi cambia discorso «Posso accompagnarti a casa?» chiede.
«Va bene» saluto gentilmente il detective ed usciamo dal palazzo.
«Dovevo prima mettere ordine capisci?» si ferma per qualche istante.
«Che vuoi dire?» inarco il sopracciglio.
«In me dico. Avevo bisogno di capire... ed anche tu» spiega tranquillamente. L'unica nota di nervosismo è il giocherellare con l'orlo della manica del giubetto in jeans.
«Ho capito che prima di quello che provo per te c'era altro a cui pensare. Qualcosa di più importante. E se ti amo veramente non posso che volerti rendere felice» sbarra gli occhi per lo stupore di averlo ammesso.
«Volevo ridarti la vita che ti rendeva felice, quella di prima» riprende il controllo e sorride «Quella in cui io non ero nemmeno menzionato» aggiunge rassegnato.
«Ti ringrazio per i miei genitori, pensavo di averli persi» ricomincio a camminare e lui si affianca.
«Christian, se non c'eri prima non significa che io non ti voglia adesso» prendo coraggio e spiego. Lo guardo e vedo quando sia semplicemente bello, gli occhi azzurri risplendono con la luce del tramonto e i capelli biondi danzano con il vento.
«Non mi interessa che vita avessi prima, quanto felice fossi prima. Io voglio cominciare una nuova e voglio te in questa. Sempre se lo vuoi...» mi accorgo quasi in ritardo della mia pretenziosità.
Non faccio a tempo ad accorgermene che Christian mi stringe forte, fortissimo.
Appoggio le mani sul suo petto, ha il cuore che batte all'impazzata. Ho una gran voglia di riprovare la sensazione che avevo provato in quel bacio, sentire le sue labbra e la rosa tra le mani.
«Andiamo» esclamo con un sorriso, afferro la sua mano e mi avvio verso casa.
Voglio ancora sentire quel bacio, ma è l'attesa che prepara il finale.
STAI LEGGENDO
Violet burns.
RomanceMi piace la pioggia. Qui piove sempre e io sono sempre allegra. Guardo la figura riflessa nello specchio, è sorridente in quel vestito vintage a fiori. Pensare che questa ragazza sono io, non l'avrei mai detto. "Violet Madison in una versione t...