Spring day 8

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Ripenso al bacio di ieri sera e sento un leggero pizzicore sulle labbra. Non riesco a trattenere un sorriso.

«Cosa ti fa ridere?» chiede Keeran facendo capolino sulla porta.

«Nulla di che» replico portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Non mi abbracci? Sono tornato» esclama lui aprendo le braccia per accogliermi. Io obbedisco con sufficienza, non mi va di discutere della mia freddezza.

«Mi sei mancata» mormora accarezzandomi la nuca. Io annuisco anche se non ha senso. La sua apprensione ultimamente mi da sui nervi, nulla è più come prima.

"Prima o poi dovrai affrontare l'argomento" mi rimprovera la vocina interiore, ma la metto a tacere subito.

«Vado a farmi una doccia» sussurra Keeran lasciando la presa «Se tu volessi raggiungermi» aggiunge con un occhiolino allontanandosi. Prima di chiudere la porta del bagno si sfila tatticamente la camicia per mettere in mostra il corpo. Un brivido mi percorre la schiena, è sempre lo stesso effetto. La sua bellezza naturale e spontanea mi affascina e mi stuzzica. "Oh no non puoi" continua la vocina "Non riuscirai ad uscirne".

Ha ragione.

La saggezza della me interiore a volte mi stupisce, sa quello che io ancora non so.

Mi butto sul libro che Christian mi ha prestato. Mi lascio trasportare dal profumo delle pagine. Sanno misteriosamente di lui, sanno di poesia.

Chiudo gli occhi per un istante contemplando la gioia di un libro.

Mi lascio prendere dallo spirito di Siddharta, come abbia il coraggio di lasciare la ricchezza per seguire le orme di Buddha, come poi lentamente impari l'amore e se ne innamori.

Ho quasi le lacrime agli occhi, per quanto sia finzione lo trovo perfetto, un percorso esemplare.

Dimentico tutto il resto del mondo e rimango nella foresta a meditare insieme a Siddharta.

All'improvviso qualcuno morsica il mio collo, quasi non me ne rendo conto.

«Ahi!» urlo infastidita. Finisco per tirare ceffoni all'aria fino a centrare Keeran in piena faccia.

Mi porto le mani alla bocca «Non volevo» bisbiglio ad occhi spalancati notando la guancia rosso vivo.

Keeran è rigido in piedi nel mezzo della stanza. Non si muove, non parla, ha gli occhi chiusi, pugni chiusi.

«Mi dispiace» mormoro contrita abbassando la testa.

«No, a me dispiace» esordisce lui dopo quelli che devono essere stati anni o secondo, non lo so.

Me lo sento, è arrivato il momento di affrontare quello spaventoso argomento, ma anche questa volta lo sento distante, troppo distante per capire.

«Mi dispiace di essere tornato. Non ti sarò di peso ancora» sento un tremolio nella sua voce. Che cosa vuole fare?

«Lo so» mormora appena apro bocca per replicare «Non ci ho provato abbastanza» aggiunge.

Finalmente si muove e recupera le sue cose dentro una valigia. Io rimango immobile, non riesco a fare altro.

Riesco solo a pensare come sia scappato alla prima difficoltà, come stia scappando adesso. D'altro canto io non riesco a muovermi, non riesco ad avere la forza di fermarlo.

«Non ti fermerò» sussurro impulsivamente.

«Hai fatto la tua scelta già tempo fa ed io non posso certo costringerti ad amarmi. Vorrei tanto non essermene andato la prima volta» ammette avvicinandosi alla porta. Io annuisco a testa bassa.

«Ti ho amato e ti amerò ancora» conclude lasciandosi tutto alle spalle. "Ti amerò ancora" quanto potrà essere vero? L'amore èqualcosa di passeggero, qualcosa che se non è fissato bene alla prima scossa crolla. Adesso l'ho capito.

Mi stupisco di non voler piangere. Mi sento vuota, senza alcuna reazione pronta per questa situazione. Stoica.

«Ciao Violet» mormora senza guardarmi.

«Ciao Keeran» sussurro osservando con la cosa dell'occhio la sua figura sparire sulle scale.

Non posso affrontarlo, non posso affrontare un altro addio. Rimango immobile finché non sento la porta d'ingresso chiudersi. Giocherello nervosamente con le pagine del libro di Hesse.

«Ti ho amato, ti ho amato tantissimo» rivedo per un attimo tutto quanto. Quel bacio pieno d'amore nell'auto, la prima volta che abbiamo fatto l'amore e il risveglio. Tutti i resvegli al suo fianco, era come sognare anche da svegli.

Finalmente le lacrime iniziano a scendere, ma non perché Keeran è uscito dalla mia vita, piango perché il mio cuore si è svuotato come se lui si fosse portato via tutto.

Penso a Siddharta che dell'amore non sapeva niente e ha dovuto imparare, penso al fatto che forse anche io devo ancora imparare cosa sia veramente l'amore.

Amore vero, come quello dei bambini per le madri, come quello dei nonni che ancora si baciano ogni giorno.

Quei "Ti amo" passati invece dove finiranno?

L'idea di dimenticare mi logora.

Appoggio la testa sul cuscino, che si bagna di lacrime, e mi addormento con una missione: al mio risveglio sarò forte come prima.

Violet burns.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora