Spring day 2

264 17 2
                                    

«Sono contento che tu sia qui» commenta Christian appena sente i miei passi alle sue spalle.

«Dubitavi della mia parola?» domando e non so se sentirmi offesa. Dopottutto è un estraneo, come può influenzarmi.

«Ho imparato a non alimentare le mie speranze, fa male» si stringe nelle spalle.

«Sì, ho idea di cosa voglia dire» annuisco e prendo delle carote dallo zaino.

«Non c'è alcuna tecnica da seguire, l'unica cosa che devi fare e sentirti come lui. Una creatura piccola in un grande universo. Atteggiamento umile e movimenti lenti. Il resto non posso spiegarlo, non saprei come farlo» inizio la "lezione" senza pensarci sopra.

«Le persone scappano da me, come posso pretendere che un animale non faccia lo stesso?» chiede prendendomi alla sprovvista. Quante volte mi sono chiesta la stessa cosa.

«Gli animali per certi versi sono migliori degli esseri umani, non analizzano criticamente cosa c'è in superficie, non discriminano in poche parole. Ci siete solo tu, lui e la tua energia» cercò di spiegarmi al meglio. Lui annuisce convinto.

«Dai prova» faccio un cenno con la testa verso un piccolo cervo nascosto tra gli alberi.

Osservo tutto attentamente.

La prima cosa che noto è come Christian abbia un fare decisamente trasandato, ma il profumo che porta dice il contrario.

Ha i capelli sciolti di un dolce color miele che mi muovono danzando insieme al vento. Si muove con cautela, come gli ho detto. Sembra sapere cosa stia facendo, si avvicina piano e riesce in quell'impresa che gli sembrava titanica.

Quella scena stupenda deve essere durata un'attimo, ma è sembrata lunghissima, piacevolmente interminabile.

C'è solo il vento che ci muove i capelli e niente altro finchè qualcosa non si agita tra le fronde di un albero.

Il cervo scatta e scappa lontano.

«Mi dispiace che sia durato così poco» mormoro abbassando lo sguardo. Mi sento quasi in colpa anche se non ne ho nessuna.

«Straordinario, voglio farlo ancora» sento entusiasmo nella sua voce, il suo sguardo si accende di allegria.

«La pazienza non è il tuo forte vero?» sorrido affettuosamente. Ha qualcosa in sè che mi piace. Questa timidezza nasconde una bella persona, un po' goffa, ma fantastica. Lo sento.

«Scusa» Christian abbassa la testa con rammarico, ma non ci mette molto per continuare a parlare «Vuoi vedere un bel posto?».

«Ti seguo» sorrido, ma penso che probabilmente mi porterà in un posto già conosciuto. Questo parco è sempre stato un rifugio, l'ho esplorato.

Lui si limita ad annuire e si incammina in mezzo all'erba alta. Osservo i suoi capelli muoversi nel vento, hanno quasi lo stesso colore del grano.

«Mi sono sempre chiesto» fa una piccola pausa fermandosi. Quasi inciampo su di lui per riuscire a fermarmi.

«Com'è l'America?» domanda liberando il viso dai capelli. «Grande, ci sono molte persone, ma credo che non sia posto per tutti» mormoro lasciandomi cadere sull'erba, scomparendo dal mondo.

«Capisco... dove sei?» esclama allarmato. Si era perso nel primo rosa del tramonto, capisco questa sensazione. Ti meravigli di ogni cosa quando capisci di essere parte della natura, all'improvviso tutto pare meraviglioso ed anche le piccole cose come il tramonto diventano enormi, enormemente belle.

«Qui giù» replico con calma.

«Oh, pensavo di averti solo immaginato» anche Christian si stende in mezzo a quel prato. Scoppia a ridere e mi contagia. Mi ha paragonato ad un miraggio, questo pensiero mi fa arrossire spaventosamente.

Violet burns.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora