Winter day 11

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Il sole splende su Dublino, ma ai miei occhi è sempre tutto grigio.

Il detective Dean non si fa vivo da tre giorni e dei miei genitori non ho notizie.

"Ricapitoliamo. Ho visto mio fratello con la mia migliore amica. Dei miei genitori non si sa nulla. La vita sta letteralmente marciando contro di me".

«Smettila di fare pensieri tristi» mormora Keeran, accarezzandomi la fronte.

«Scusa» sussurro aprendo gli occhi. «Non dovresti dirlo a me, ma a te stessa», sa sempre cosa dire, mi spiazza.

«Ricordami quanti anni hai» chiedo con una smorfia, sembra sempre così grande. É così serio e controllato.

«Ventuno, due più di te, pensavo lo sapessi» è perplesso ed alza un sopracciglio. «Lo so, ma a volte non ne sono del tutto sicura» lo scruto per qualche secondo. É così bello, illuminato dalla luce dell'alba, rilassato a petto nudo. Una visione celestiale esclusiva, solo per me.

«Spero possa essere una cosa buona» mormora alzandosi e frugando tra i miei dischi. Noto che uno a colto la sua attenzione, ma non riesco a capire quale sia.

«Puoi ascoltarlo se vuoi» sorrido teneramente. Lo osservo inserire il cd nello stereo, osservo attentamente la sua schiena, come la cintura dei jeans fasci i fianchi e i muscoli ballino ad ogni movimento.

Hozier riempie la stanza. "Oh adesso capisco".

«É bello vero?» mormoro buttando la testa sul cuscino, assaporando ogni parola. «Sì, capellone» sussurra Keeran stendendosi di nuovo vicino a me.

Scoppio a ridere, sorprendendolo. Mi guarda confuso e decido di spiegare «Parlavo del brano».

«Oh» dice mortificato «Non l'avevo capito» dopo qualche secondo scoppia a ridere anche lui. Sono letteralmente ipnotizzata dal suo sorriso, le piccole fossette che compaiono quando ride, le labbra carnose e una risata dal suono dolce e scuro.

Gli accarezzo la guancia e sento un'accenno di barba sotto le mie dita, ma lui la afferra improvvisamente facendomi sussultare «Dovremo uscire da qui prima o poi» mormora con espressione fredda. Perchè mi guarda così? Cosa ho sbagliato questa volta?

Mi acciglio «Già forse» libero la mano dalla sua stretta e mi alzo in piedi. Guardo Keeran per qualche secondo, ancora steso sul letto fasciato solo dai jeans, poi esco dalla camera.

Non capisco perchè, ogni volta, lascia che io mi avvicini e poi mi respinge. Ho capito, abbiamo capito, che ci piacciamo davvero tanto. E allora perchè non fare il passo successivo?

In cucina, Josh si dondola sullo sgabello, sorseggiando della birra. «Non è un po' presto per l'alcol?» chiedo sedendomi vicino a lui.

«Probabilmente i miei genitori sono morti, ho il diritto di distruggermi» sussurra buttando giù un altro sorso. Lo osservo per qualche istante, ci assomigliamo davvero tanto. Abbiamo entrambi gli occhi verdi di nostra madre e la carnagione pallida di nostro padre.

All'improvviso mi porge la bottiglia «Vuoi?».

«Sei sempre stato avventato» bevo un sorso di birra. "Che schifo, è calda".

«Anche io li immagino in un posto esotico, seduti su una sedia sdraio con un drink in mano. Li vedo che se la ridono in barba ai figli» fa una piccola risata amara e contagia anche me «Ti ho sentito finchè lo dicevi a Keeran. É un tipo a posto, molto meglio del ragazzo di prima. Tienitelo stretto» afferma strappandomi dalle mani la bottiglia di vetro. Josh si alza e appoggia la birra vicino al lavandino «Ce la caveremo, stai tranquilla. Torno da Grania» esce dalla cucina facendomi l'occhiolino.

Violet burns.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora