«Buongiorno» mormora dolcemente Christian.
Apro gli occhi lentamente e vedo la sua figura illuminata dalle prime luci dell'alba.
«Dormito bene?» chiede porgendomi una tazza di te. Lo guardo perplessa «English Breakfast senza zucchero» spiega sedendosi accanto a me.
Osservo per qualche secondo il vapore svolazzare nell'aria.
«Grazie, sei molto gentile» sorrido e bevo un sorso. «Ho una domanda da farti» mormoro mettendomi in ginocchio sul divano. Lui annuisce.
«Perché mi hai concesso di restare?» sussurro a testa bassa, ho paura della sua risposta.
«Semplice. Sono in gentiluomo, soccorso la donzella in pericolo» ribatte scherzosamente Christian. Questa battuta mi fa sentire più leggera, come se andasse tutto bene.
«E secondo te ero in pericolo?» chiedo alzando gli occhi. Lo guardo interrogativa, ma nel mio sguardo c'è una punta di allegria.
«Non esattamente, ma ti ho lasciato entrare settimana fa, perché non farlo ancora» è di nuovo serio e sono quasi sicura che sia una metafora.
«Ho una domanda per te» esordisce lui all'improvviso ed io mi limito ad annuire.
«Perché io? Perché essere qui quando ci sono tante persone che ti amano?» mi stordisce.
«Io...» faccio un respiro profondo e prendo coraggio «Perché volevo essere qui. Non c'è un motivo» spiego finché la mia vocina interiore mi dà della bugiarda.
«Capisco» mormora Christian lasciando un buco nel mio cuore. Quel senso di rassegnazione mi fa venire un crampo allo stomaco.
«Ma ora sono qui» esclamo senza pensare un secondo di più «E non c'è altro posto dove vorrei essere» aggiungo cercando di sorridere naturalmente.
«Ah sì?» sul suo volto appare un ghigno divertito. Sbarro gli occhi. "Cosa vuoi fare?".
Vedo la sua mano avvicinarsi a il suo bellissimo sorriso. "Oh no il solletico!".
Mi alzo di scatto e scappo. Christian mi rincorre per tutta la casa, non l'ho mai sentito ridere così spontaneamente ed è una cosa bellissima.
«Presa!» esclama lui sbucando all'improvviso ed abbracciandomi forte. «Caspita quanto corri» Christian scoppia a ridere.
«Basta che ci sia tu a riprendermi» mi castigo mentalmente per quanto penosa sia questa frase. Lo vedo arrossire tra le ciocche bionde, il che è una visione dolce e stupenda.
Mi sfiora la guancia leggermente, con le nocche.
L'espressione rilassata sparisce, dando posto ad una smunta e vuota «È sbagliato» sussurra irrigidendosi e lasciando la presa intorno ai miei fianchi.
«Cosa?» chiedo confusa. Non capisco a cosa si riferisca, perché deve essere tutto così complicato?
«Io e te, questo. A me non capitano queste cose. Tu non mi vuoi» mette le mani avanti per lasciare spazio tra noi e abbassa lo sguardo.
«Non dire sciocchezze... io sono qui» replico com cautela. Capisco la sua confusione, quel caos che ci sia nella testa quando la vita ti butta nelle situazioni più strane.
«No... poi le cose si complicano e non sarà bello. Sarà solo altro dolore che si accumula ad altro dolore» Christian si copre il viso con le mani. Rimane immobile nel bel mezzo della stanza, rigido.
«Ascoltami» mi avvicino e cerco di guardarlo negli occhi, ma con scarso risultato. «Ok, non guardarmi, va bene, ma ascoltami» prendo coraggio e comincio uno dei discorsi più difficili della mia vita «Le cose belle a volte capitano e basta, un po' come le cose tristi. L'unica differenza è che solo per quelle tristi ci chiediamo il perché. Ho imparato questo a mie spese lo ammetto, ma mi è servito per capire una cosa fondamentale... Non può essere la paura a governare le nostre scelte, non può essere la paura a fermarci se veramente vogliamo qualcosa» faccio un respiro profondo.
«Christian, tu cosa vuoi veramente?» concludo. Finalmente abbassa le braccia e possiamo guardarci negli occhi. Per un secondo tutto è chiaro, mi rendo conto che fra poco tutte le paranoie ed i pensieri torneranno a farsi sentire, ma sembra tutto semplice. Un solo secondo.
«Non lo so» a questa risposta sento un crampo allo stomaco. Sento le lacrime affollarsi sotto le palpebre, un nodo alla gola.
«Io... devo andare adesso» mi lascio scivolare le parole fuori dalla bocca in fretta prima che mescolino in un unico pianto.
Mi avvio verso l'uscita ed esco senza rallentare, in silenzio.
Camminando a passo svelto sotto un sole pallido penso "Perché non mi ferma? Ok, appena arrivo alla curva, se non mi ferma, non torno più indietro. Sì, non voglio soffrire".
Mi avvicino sempre di più alla fine, al punto cruciale.
Osservo dietro di me per quasi un minuto, ma nulla si muove, di Christian neanche l'ombra.
Scoppio a piangere, uno di quei pianti disperati.
«Ciao Christian» bisbiglio sommessamente, vi volto di nuovo e continuo a camminare verso casa.
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Violet burns.
RomanceMi piace la pioggia. Qui piove sempre e io sono sempre allegra. Guardo la figura riflessa nello specchio, è sorridente in quel vestito vintage a fiori. Pensare che questa ragazza sono io, non l'avrei mai detto. "Violet Madison in una versione t...