Ho cambiato il nome ai capitoli per una questione di senso nella storia, cosa che scoprirete continuando a leggere.
Grazie per aver tenuto duro nel tempo che è trascorso senza nuovi capitoli, vi adoro. Spero vi piaccia, bye.
-Anne
Apro gli occhi nel mio letto.
Ho un gran mal di testa e non ne ricordo la ragione. Punto i gomiti sul cuscino e noto come è ridotta la mia camera: un disordine inquantificabile, libri e tazze di caffè.
Mi guardo intorno, ma non c'è nessuno vicino a me.
Mi ricordo vagamente di un esame che avrei dovuto preparare e di come Keeran fosse tornato a Bristol dai suoi genitori.
Ricordo ogni singolo dettaglio, non potrei dimenticare come l'aveva annunciato «Devo tornare dai miei, ma tornerò appena avrò i soldi necessari per vivere qui». «Puoi vivere con me, niente affitto» avevo proposto io, ma non aveva accettato l'offerta eppure pensavo che qualsiasi cosa sarebbe andata bene pur di stare insieme, ma a volte l'orgoglio supera gli altri sentimenti, o forse i sentimenti che provava non erano abbastanza forti da non essere superati.
Avevo pianto talmente tanto, ma ormai è passata e io lo aspetto, non ho di meglio da fare. Ogni mattina ricevo un suo messaggio come se fossimo ancora una coppietta del liceo, ma va bene così se vuol dire che tornerà.
"Quanto tempo è passato?".
Osservo il calendario poggiato sulla scrivania, marzo. L'esame è domani.
Decido che ho studiato abbastanza, non posso fare di più.
Mi avvicino allo specchio, come sono magra e pallida. Non che non lo fossi anche prima, ma oggi più del solito.
Mi infilo dentro uno dei miei vestiti vintage color guscio d'uovo e lego i capelli in una treccia. Sento improvvisamente il telefono vibrare, ma resisto alla tentazione di guardare.
Vado in bagno e metto un po' di trucco per coprire le occhiaie.
«Dove vai?» domanda sorpreso Josh vedendomi scendere le scale.
«Phoenix park, ho bisogno di stare all'aria aperta. Vuoi venire?» sfodero uno dei migliori sorrisi di questi ultimi mesi, purtroppo non notare la stanchezza non è facile.
«No, sono solo sorpreso che tu sia uscita da quella camera» mormora sprofondando nei cuscini della poltrona «Uscirò con Grania» aggiunge.
«Da quando è normale?» chiedo sarcasticamente.
«Da quando è la mia ragazza. Qual è il problema?» ribatte infastidito. Non gli piace discuterne, sa che qualcosa non va, ma ognuno elabora i traumi in modi diversi.
«É più grande di te» ridacchio con scherno uscendo di casa. Che mi abbia sentito o meno in fondo non fa differenza.
Percepisco leggermente il calore del sole sulla mia pelle, ma Dublino è ancora fredda quasi come in inverno.
Cammino per quasi cinque chilometri fino a che finalemente non arrivo a destinazione.
Adoro stare qui, osservare i cervi e scomparire in mezzo all'erba alta.
Tiro fuori una carota dallo zainetto e mi avvicino con cautela ad un cervo che si nasconde tra gli alberi.
Tutto sembra fermarsi, il vento ha smesso di soffiare e sento il respiro di quello splendido animale. Una delle più belle sensazioni che potrei provare. Mi sento parte di tutto, parte della natura che mi circonda.
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Violet burns.
RomanceMi piace la pioggia. Qui piove sempre e io sono sempre allegra. Guardo la figura riflessa nello specchio, è sorridente in quel vestito vintage a fiori. Pensare che questa ragazza sono io, non l'avrei mai detto. "Violet Madison in una versione t...