Spring day 6

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Mi sveglio di soprassalto, Keeran non c'è.

Mi alzo e decido di cercarlo per la casa, lo trovo finalmente in cucina intento a parlare animatamente con Josh.

«Buongiorno bellissima, cosa vuoi fare oggi?» esordisce appena nota la mia presenza.

«Ho alcune cose da fare» mormoro frugando nel frigo. «Posso aiutarti?» chiede lui con fare perplesso. "Dov'è il latte quando serve? Mannaggia". Chiudo nervosamente la porta del frigo che sbotto «No, ci penso da sola». Esco dalla stanza e vado a vestirmi. Jeans, maglione, stivali e lego i capelli in una treccia frettolosa.

Mi precipito fuori di casa prima di ricevere domande su come e dove sarei andata. Sento il vento pizzicarmi le guance, nonostante sia primavera innoltrata il tempo continua a resistere.

Mi fermo per qualche minuto, seduta su una panchina del parco a S. Patrick Cathedral. Vedo coppie, ragazze con il cane e bambini che corrono sull'erba.

Mi soffermo su un ragazzo in particolare, seduto non molto lontano da me, ha i capelli biondi raccolti in un codino e un accenno di barba sul viso. Ha affondato il naso dentro un libro, ma non ci metto molto per riconoscerlo. "Non posso" penso cercando di trattenere l'impulso a scambiare qualche parola con lui.

Mi perdo nei miei pensieri, negli errori e nelle mie fantasie.

«Ciao» sento improvvisamente, metto a fuoco le scarpe, i pantaloni, il maglione e il viso.

«Ciao» sussurro con stupore. "Mi ha visto".

Christian si siede accanto a me senza dire una parola. Mi porge lentamente il libro che ha tra le mani. "Thomas Hardy".

Questa strana situazione sembra quasi un copione scontato per un film.

«Ricordo che non avevi finito di leggerlo» dice lui con un tono tranquillo e pacato. Come fa? Come ci riesce? Io mi sento a disagio per quello che ho combinato, per il bacio, per tutto.

«Hai ragione» balbetto arrossendo leggermente. Afferro il libro abbassando la testa per far sparire gli occhi sotto la frangetta.

«Non dovresti fare così» Christian spinge in sù il mio mento con l'indice «Hai degli occhi troppo belli per nasconderli» aggiunge. Io sento le guance andare a fuoco e cerco di convincermi che sia colpa del sole del mattino, ma in vano.

«Grazie» mormoro immobile.

«Io...» cerco di spiegare, ma lui mi zittisce immediatamente. «Non voglio sapere nulla» percepisco una punta di rassegnazione nella sua voce e io mi arrendo.

Accarezzo delicatamente il suo viso e l'accenno di barba mi fa il solletico sul palmo. «Te lo riporto appena lo finisco» dico alzando il libro «Ci vediamo presto» continuo incamminandomi verso l'uscita del piccolo parco.

Appena mi allontano faccio un respiro profondo, scrollandomi di dosso quella sensazione che si prova dopo aver passato vari minuti in apnea.

Con il libro sotto il braccio arrivo fino al Trinity college dove, come per magia, incontro il professor Murphy.

«Professore» chiamo vedendolo camminare il giardino «Devo parlarle».

«Oh sono contento di vederti, hai pensato alla mia proposta?» chiede lui passandosi una mano tra i capelli lunghi. Per avere quarant'anni ha un fascino disarmante.

«Sì e penso di accettare, non posso abbandonare la mia passione» ammetto quasi con tono colpevole. Mi sento a disagio per aver pensato di mollare e ammetterlo così facilmente mi fa sentire male.

«Ottimo, il prossimo venerdì ti aspetto a casa mia nel pomeriggio. Ti invierò indirizzo e orario, ma non accetto un no come risposta. Ciò avverrà anche per i venerdì a seguire, tienilo a mente, c'è molto lavoro da fare» nel pronunciare l'ultima frase le sue labbra si curvano in un ghigno. Cerco di ignorare il suo sguardo lascivo anche se mi mette a disagio.

Violet burns.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora