Faccio un respiro profondo.
Sono davanti allo specchio con un vestito nero e sobrio, trattengo le lacrime proprio come ho promesso.
«Violet, siamo pronti» sussurra Josh attraverso la porta chiusa.
Non capisco perchè ai funerali ci sia il bisogno di essere così eleganti, non è così che siamo in realtà e papà lo sapeva bene.
Non so esattamente se lui sia ancora con noi e ci osservi o meno, ma mi sento a disagio comunque.
Scendo le scale lentamente ostentando sicurezza.
«Va tutto bene» mormora Christian coprendomi con la sua giacca durante il tragitto.
«Lo so» replico ripensando alle parole di mio padre, di come non ci sia niente da temere, di come non avesse alcun rimpianto.
La strada verso il cimitero sembra non finire mai, il girasole che tengo tra le mani sembra pesantissimo. "A papà sarebbe piaciuto" penso guardando il grande fiore.
Cerco di raccogliere qualche idea nella mia testa per improvvisare un discorso degno di mio padre, ma al momento ho la testa vuota.
Osservo Christian con la coda dell'occhio, Josh e perfino il signor Dean e ricordo ciò che ha detto mia madre riguardo il vestito elegante di mio padre.
"Non è vero" penso "Noi donne non ci innamoriamo di quel vestito, di certo non di come lo portano, ci innamoriamo dell'uomo, dell'anima che ci sta dentro. Quei vestiti eleganti sono solo il guscio per uomini eleganti dentro".
Vedo la bara sollevata appena dal terreno e appoggio delicatamente il girasole sul legno lucido.
«Grazie per essere qui, mio padre vi sarebbe riconoscente» comincio rendendomi conto di quanto effettivamente sia faticoso questo compito.
«Sapete, una volta mi sono chiesta, se io fossi morta, quante persone ci sarebbero state al mio funerale. Non ho ancora ben chiara la risposta, ma ho capito che non si tratta di trovare un numero, in fondo uno stupido numero non conta. Ad esempio oggi, non conta se ci siano dieci o quaranta persone, l'importante è il motivo per cui siete qui. E se tutti noi abbiamo in comune qualcosa è aver voluto e voler tutt'ora bene a quest'uomo meraviglioso che io ho potuto chiamare papà» faccio un respiro profondo «Quando lui mi ha chiesto di fare questo discorso ho pensato che sarebbe stata una passeggiata perchè avrei avuto tante cose da dire, ma mi sbagliavo. Ho fatto l'errore di pensare che la morte di una persona cara sia uguale per tutti, ma mi sbagliavo. Io, tuttavia, posso raccontarvi la mia storia, la sua storia nella mia vita. Erik Madison è un padre che ha tenuto i figli al sicuro dalle ingiustizie del mondo fino alla fine, è il marito affettuoso che ha saputo far ridere la moglie ogni giorno del loro matrimonio» guardo di sfuggita mia madre che, con mia sorpresa, sta sorridendo.
«Ricordo una volta, quando ero piccola, in cui sono caduta nel laghetto vicino casa. Lui mi ha salvato e poi ha detto una frase che porto con me tutt'ora: "Non importa se cadi, l'importante è che tu sappia nuotare". Ed è questo che auguro io a voi qui oggi, che nonostante tutto continuiate a nuotare... anche per papà» ringrazio e torno al mio posto.
Non ascolto molto del resto della cerimonia, ho gli occhi fissi su quella bara che scende.
Chiudo gli occhi per un attimo e mi sembra che lui sia ancora qui vicino a me, come ogni giorno, immagino che mi accarezzi i capelli e mi dica che va tutto bene.
Sorrido per qualche secondo pensando alle sue ultime frasi: "Le vere cose utili della vita sono distinguere la destra dalla sinistra, spingere e tirare... cose così, il resto sono sciocchezze".
Mi stringo nella giacca di Christian mi appoggio al suo petto, lui mi stringe forte.
La cerimonia finisce e osservo le persone parlare tranquillamente in quei vestiti neri e sobri.
«Mi è piaciuto il tuo discorso» sento una voce alle mie spalle.
«Volevo scusarmi» mi volto ed è Robert Murphy «Non sono bravo a gestire le cose. Come vedi essere geniali non vale niente se poi finisci per comportarti come me» aggiunge.
«Accetto le sue scuse» mormoro facendo un cenno con la testa. Prendo per mano Christian e ci dirigiamo verso casa. Saluto mia madre, Josh e ci incamminiamo verso Phoenix Park, nostro vero amore.
«Per quel che vale, noi torniamo all'universo» esordisce lui improvvisamente, lo guardo perplessa.
«Sì, intendo, lo senti il vento sul viso? Ecco, quella è la carezza di tuo padre. Lui c'è» continua chiudendo gli occhi. Lo osservo e non penso di averlo mai visto più bello.
Mi sento in pace con me stessa per qualche istante. Osservo il suo viso rilassato, le poche lentiggini sparse sulle guance, i tratti squadrati, i capelli biondi che cadono sulle spalle...
«Vieni qui» mormoro tirandolo delicatamente per la cravatta «Questa non fa per te» aggiungo sciogliendo il nodo.
Io voglio il vero Christian, quello vestito un po' alla come viene, quello che siede sulla riva del lago e aspetta. Cosa aspetta? Nulla, il passare delle ore.
Adesso capisco cosa voleva dire mio padre nel dire "Senza rimpianti". Io non ne ho nessuno, sembra che la storia termini così, la mia vita ha messo un punto fermo sul passato, è finita la storia.
Ed ora guardo Christian e penso che ne sia una tutta nuova da scrivere.
«Grazie papà» sussurro quando il vento si rialza e mi accarezza il viso ancora una volta.
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Violet burns.
RomanceMi piace la pioggia. Qui piove sempre e io sono sempre allegra. Guardo la figura riflessa nello specchio, è sorridente in quel vestito vintage a fiori. Pensare che questa ragazza sono io, non l'avrei mai detto. "Violet Madison in una versione t...