Spring day 9

175 12 0
                                    

Mi guardo allo specchio e non ho una bella cera. Ho gli occhi gonfi di chi non ha mai smesso di piangere.

Mi infilo nella tuta e scende la scale fino alla cucina, metto la testa nel frigo alla ricerca del latte.

«Che è successo?!» urla Grania spaventandomi.

«Cosa vuoi dire?» domando a mia volta con un filo di voce.

«Non fare finta di non capire! Non puoi lasciarlo andare via così» lei continua ad urlare. Le spiegherei le mie ragioni se smettesse di urlare così tanto.

«Eravate la più bella coppia che io avessi mai visto, avevate tutto. Tu eri felice» conclude, quasi ha il fiatone per quanto velocemente ha pronunciato tutte quelle parole.

«Hai ragione. Ero> tiro fuori la testa dal frigo e mi siedo a tavola.

«Non puoi lasciarlo andare via senza fare niente dopo quello che ti ha detto» mormora Grania sedendosi di fronte a me.

«Mi stai dicendo che hai ascoltato tutto?!» mi stupisce come lei possa aver origliato, mi sento offesa, spiata.

«Potrei aver sentito qualcosa» sussurra roteando gli occhi. «Ascoltami. Non so cosa tu voglia fare, ma spero che ne valga la pena. Buttare via tutto intendo. Sono due amica quindi mi fiderò del tuo istinto e del tuo cuore» si alza e mi accarezza il capo «Non farti del male» aggiunge sussurrando.

Mi lascia sola ai miei pensieri.

Sì, ma vale la pena. Vale la pena fermarsi a riflettere. In fondo ci sono cose ben più importanti.

Mi alzo di scatto finendo di sorseggiare il latte ed abbandono il bicchiere nel lavabo.

Mi vesto in fretta, è venerdì e ho lezione con il signor Murphy.

L'idea di trovarmi a casa di quell'uomo mi fa rabbrividire. C'è qualcosa di estremamente inquietante ed affascinante nel suo genio.

Faccio un respiro profondo prima di suonare il campanello. Osservo la villetta da fuori. Strano come più ci si allontani dal centro della città più i quartieri sembrino usciti da un film.

«Ben arrivata» dice stoicamente facendomi segno di entrare «Sei in ritardo».

Guardo l'orologio e noto che ho un solo minuto di ritardo. Che pignoleria.

«Siediti, cominciamo> mormora e mi accomodo ad un tavolo di legno scuro che a vedere deve essere antico. Lui siede al pianoforte a coda.

«Voglio che ti componga qualcosa, ti do carte bianca. L'importante è che abbia una forma specifica: fuga, donata o quel che vuoi» ordina legandosi i capelli. Rimango incantata per un attimo della sua sensualità.

Dopo qualche secondo abbasso la testa di scatto e inizio a lavorare.

Ci metto quasi due ore, ma sono soddisfatta.

«Posso farle una domanda?» chiedo mossa dalla curiosità.

«Solo se mi dai del tu».

«Posso provarci. Me lo sono sempre chiesto, quanti anni ha?» domando, ma Murphy alza un sopracciglio con disappunto.

«Hai, quanti anni hai» mi correggo sperando di non imbattermi mai più in quell'espressione.

«Ottima domanda. Ventinove, ma mi sentirei offeso se me ne dessi di più» che strana puntualizzazione. Non ci avevo mai riflettuto a fondo, avevo sempre pensato che fosse sulla trentina o poco meno.

«Perchè me l'hai chiesto?» chiede incrociando le braccia e mettendosi in ascolto.

«Semplice curiosità, signore» mormoro torturando l'orlo del vestito.

Violet burns.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora