1.Prologue.

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'This is the start of something beautiful,
this is the start of something to new.'

This, Ed Sheeran.

Prologue


Sospirai, poi sorrisi, sentendo nella mia pancia uno strano brusio. Come se mi volesse richiamare a qualcosa di antico, o mai esistito. Avevo già sentito una cosa del genere, la prima volta che mi toccò e poi quando, per suo volere, ci scambiammo quel brusco bacio.
Era da tempo che non sentivo quello strano brusio, erano forse farfalle?
Ciò comprometteva che ero innamorata, ma che cazzo dico? Io non sarò mai innamorata, nessuno riuscirà ad innamorarsi di me.
Io non ne avevo bisogno, però come dice sempre mia nonna, 'le cose di cui diciamo di aver meno bisogno, sono quelle che ci servono di più', era fottutamente vero.
Alzai lo sguardo da quelle labbra perfette e fissai quelle perle che tanto mi mancavano, erano solo passati due giorni e già ne sentivo la mancanza.
Vidi i suoi occhi sorridere beati, e poi chiudersi.
Rimasi lì, immobile e fissa, mentre vedevo il suo viso avvicinarsi e cercare di incastrarsi con il mio, come se volesse farlo proprio.
Le sue labbra, bagnate un po' di saliva, si posizionarono su di me con estrema cautela, come non l'avevano mai fatto. Solo ora sentivo quella consistenza morbida e dannatamente sensuale, chiamarmi ad esplorarla di più, come se potessi farla mia.
Si stava quasi per staccare, pensando che non volessi baciarlo, quando sentii l'istinto di lasciarmi andare, così aprii leggermente le labbra e appoggiai il palmo della mia mano sulla sua guancia, la sua mandibola si ruotò in un sorriso perfetto, che potei sentire sulle mie labbra.
Ebbi la sensazione che quel sorriso glielo avevo provocato io, era così dannatamente strano.
La sua lingua entrò nella mia bocca cauta, ma allo stesso tempo fremente, e passò in rassegna i denti ed infine toccò la sua amata compagna. Iniziai a rincorrerlo e come le nostre lingue si rincorrevano facendo un gioco assurdo e pieno di guai, anche i nostri corpi si stavano esplorando.
Le sue mani erano appoggiate sui miei fianchi, scaldandoli di quel tempore sensuale e le mie, erano affondate nei suoi capelli marroni, che tiravano leggermente ogni qualvolta perdevo il gioco all'interno della nostra bocca.
Le sue dita si insinuarono sotto la mia maglietta, toccando la mia pelle e mandando in frantumi la mia pancia.
Ed ecco che venne il ricordo.

Una porta chiusa.
Una stanza nera, illuminata solamente da una tenue luce.
Un uomo, con un sorriso malvagio sul viso ed in mano un coltello, che non avrebbe mai usato, ma che la bambina che vi era racchiusa lì dentro non lo sapeva.
Un urlo di dolore ed uno di piacere.
Due mani calde che strappavano vestiti nuovi.
Un ghigno perfetto, di chi non sapeva amare, ma era solo perso in se stesso.
La luce era l'unica speranza in quella stanza, fu quello cui puntò gli occhi la bambina, cercando di non sentire dolore.
Un altro urlo per un colpo più forte ed un urlo di piacere.
Poi un dolore, caldo, sulla coscia.
Perse i sensi, mentre un liquido denso, bianco, cadeva sulla sua pancia.

Mi staccai dalle sue labbra, sentendo le gambe tremare e il cuore battere forte, lo strano formicolio che sentivo in pancia se ne andò, sostituendolo con uno di terrore.
Feci due passi indietro, mentre scorsi sul suo volto un'espressione tra il preoccupato e la comprensione, abbassò il viso e si sporse verso di me.
«Vai via.» sibilai.
Ma il ragazzo non mi ascoltò, anzi continuò a venire verso di me.
«Vai via.» sibilai tagliente, come un serpente.
Non mi ascoltò, continuavo a camminare indietro, con il ricordo che alleggiava nella mia testa, impresso.
Avevo la sensazione che da un momento all'altro potesse farmi la stessa cosa, una paura ghiacciata partì dalle mie gambe e giunse sino al mio cervello, facendolo scoppiare.
Chiusi gli occhi, sentendo le lacrime prossime ad uscire, mentre sussurravo supplichevole: «Vai via.»
Ma sentii una consistenza estremamente calda posarsi sulla mia guancia, «Ti prego.» mormorai, tremando.
«Hai bisogno di me, lo so.» lo sentii sussurrare, la sua voce era roca, «Te lo leggo negli occhi ogni volta che mi vedi.»
Sbarrai gli occhi e lo fissai, mi fissava, serio come non l'avevo mai visto e al contempo emanando una dolcezza infinita.
E vi giuro, che in quel momento mi sentii bene.
Non importa quanto tempo sia passato dall'ultima volta, non importa quando abbia dovuto soffrire o quanto abbia dovuto aspettare.
Perché io so che ci sono persone che riescono a sorridere nonostante la loro vita è una merda. Perché ci sono persone che fingono tutti i giorni di stare bene. Perché ci sono persone che contano solo le disgrazie nella loro vita, e non quello che gli è capitato di buono oppure quello che hanno bisogno per stare bene. Perché ci sono persone che cercano la ragione del loro sorriso per miglia e miglia, poi ce l'hanno dietro l'angolo.
Perché ci sono persone che soffrono tutta la vita e poi, con un solo sguardo, capiscono che non sono mai state meglio.
Quello era l'inizio di qualcosa di nuovo.

*****
Okay, bhe, salve a tutti, è un piacere essere qui a pubblicare questa storia. Diamo inizio a questa nuova avventura. Non ho molto da dire, ribadisco che la storia non è mia, io, con il permesso dell'autrice, sto solo facendo in modo che lettori incuriositi e accaniti possano trovare pane per i propri denti. Spero che in molti possano leggere e apprezzare 'Onset', fatemi sapere cosa ne pensate e fatela scoprire a quante più persone possibili, non ve ne pentirete. A presto, Sara.

ONSET II h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora