'This is the start of something beautiful,
this is the start of something to new.'
This, Ed Sheeran.
Grandmum's house
Mi tolsi le cuffie e le buttai nel casino della mia borsa, se nonna mi avesse visto con addosso un paio di auricolari mi avrebbe ucciso.
Nonna era la persona più meravigliosa del mondo, forse la più bella della mia famiglia; quella per la quale avevo un immenso rispetto e una grandissima stima, davvero l'amavo un mondo perché nonostante i suoi sett'anni di età, riusciva a capirmi e immedesimarsi nei miei diciotto anni. Era quella con cui mi confidavo e anche se la vedevo solo una volta l'anno, quando andava bene due, era quella che sentivo più vicina.
Aprii la portiera e Met scese, mi appoggiai un secondo al sedile e sospirai.
Che i tre mesi più pesanti dell'anno abbiano inizio.
Misi i piedi sull'asfalto e sospirai, volsi lo sguardo al cielo. Il sole era forte, rimasi lì a fissarlo nella speranza che diventassi cieca e non mi toccasse passare tutto il tempo lì in quella villa; avevo letto da qualche parte che se fissavi il sole per più di tredici secondi, saresti svenuta.
Passarono due minuti come minimo e non accadde un cazzo, mandai a quel paese il libro in cui avevo letto quella stronzata e mi voltai verso la villa di mia nonna.
Mia nonna, dato il suo precedente lavoro, insegnante di università, e il lavoro altrettanto importante di mio nonno, i beni di famiglia e un gran culo, era riuscita a comprarsi una villa nella parte residenziale di Sydney.
Era abbastanza grande e prima che arrivavi all'ingresso dovevi attraversare un grande prato, dove al centro c'era una fontana con un delfino che dalla bocca sputava acqua e la circondava una strada fatta di sassi per far passare le macchine, e infine un vialetto stretto che portava all'ingresso.
L'ingresso era una semplice porta rosso fuoco con stampato sopra il numero 46, anche le ante e gli infissi delle porte erano delle stesso colore e sui muri color bianco ghiaccio vi erano delle piante di edera, la quale si arrampicava come cercare una via di fuga da tutto quel bianco.
L'interno non me lo ricordavo mai, anche perché mia nonna aveva una fantasia sopranaturale, quindi succedeva che cambiava la disposizione dei mobili oppure rimodellava le camere con nuovi oggetti, una volta aveva cambiato la sua camera da letto con lo studio. Ma sapevo che l'interno era fatto principalmente da armadi di legno pregiato, pareti bianche, eccetto per le camere da letto, e un palchè di un marrone chiaro dove scivolavi facilmente.
«Nonna!» urlò Met che si era messo a correre non appena aveva visto uscire una figura dalla porta rossa.
Mia nonna era un tipo pimpante, nonostante la sua età si reggeva benissimo in piedi e portava i suoi anni benissimo, tanto che sul suo viso c'erano pochissime rughe; l'unica cosa che la fregava per non essere scambiata per una cinquantenne erano i capelli bianchi sempre legati da uno chignon molle. Indossava un vestito anni sessanta con la gonna larga e delle maniche a puffo, color giallo canarino, notai che ai piedi aveva delle scarpe con un paio di centimetri di tacco.
«Bello mio!» esclamò mia nonna abbassandosi e prendendo Met tra le braccia.
Met si faceva prendere in braccio solo da mia nonna, agli altri era permesso solo tenerlo per mano. Nemmeno quando piangeva nei suoi pianti disperati si lasciava prendere in braccio, anzi se lo prendevi tra le braccia per cercare di calmarlo, peggioravi solo le cose.
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ONSET II h.s.
Fiksi Penggemar-Capitolo otto. La sua bocca scorreva sul mio collo, fino alla clavicola e ritornava su, lasciando scie di saliva, finché non iniziò ad usare i denti. Morsicava ogni singola parte del mio collo, lasciando segni rossi. Quando cercai di divincolarmi...