'This is the start of something beautiful,
this is the start of something to new.'
This, Ed Sheeran.
There're things which nobody knows
Parcheggiai l'auto davanti al mini-market e scesi prendendo il portafoglio dalla borsa. Mentre mi avviavo vidi dall'altra parte della strada un negozio di musica, mi si riscaldò il cuore e decisi che non appena avrei preso le cose che servivano a mia nonna, ci sarei andata a fare un giro.
Pagai e uscii dal piccolo supermercato, successivamente ritornai alla macchina e buttai la busta contenente carote, pasta e carne sul sedile accanto al mio.
Il negozio sin da fuori aveva un'aria accogliente.
C'erano due vetrine, divise dalla porta d'ingresso gialla. In entrambe le vetrine si potevano notare i vari album, c'erano di tutti i generi. Da quelli pop a quelli soul, e immaginai che fosse un negozio ricco di roba, come se fosse un paradiso.
E il paradiso lo era davvero.
C'erano diversi scaffali su cui erano appoggiati migliaia di CD ognuno dei quali di genere diverso, li passai tutti piano piano, vedendo anche qualcosa che avrei potuto comprare con lo stipendio che mi avrebbe dato Benjamin a fine mese.
Passai in rassegna gli album di genere rock e pop, i quali li ascoltavo e poi diedi un'occhiata anche agli altri, e mi soffermai su una colonna sonora di un film che avevo sempre adorato. Stavo per prendere il CD, quando mi sentii afferrare per il polso.
Mi voltai e mi ritrovai davanti una massa di ricci castani, imprecai tra me e me, mentre il suo corpo si avvicinava al mio.
«Non immaginavo ti mancassi così tanto da venirmi a cercare sul posto di lavoro.» soffiò nel mio orecchio.
Sbuffai e con una spinta riuscii a staccarmi dal suo corpo, e appoggiarmi a uno scaffale. Vidi nei suoi occhi una scintilla di rabbia e sorpresa, a quanto pare non si aspettava che riuscissi a liberarmi.
«Ti sbagli. â Ringhiai, â Anzi, me ne vado subito.» e mi avviai verso la porta, ma come l'ultima volta mi afferrò per i fianchi e mi condusse nel retro del negozio.
Mi lasciò andare solamente dopo che aveva chiuso la porta. Chiusi gli occhi e mi infusi coraggio, non di nuovo. Oggi sarei riuscita a non farmi fare del male.
Si avvicinò e mi tolse dei capelli che erano finiti sul mio viso, «Come puoi scappare da me?» domandò.
Quella domanda mi spiazzò, perché era fottutamente vero che ogni qualvolta cercassi di allontanarmi da lui, improvvisamente me lo ritrovavo in altri posti. Avevo deciso di non vederlo il sabato? Perfetto, me lo ritrovavo sul suo posto di lavoro.
Perché, dio, doveva lavorare in un negozio di CD?
Imprecai in cinese nella mia testa.
«Oppure, cercare di dimenticarmi?», spalancai gli occhi e lo vidi sorridere, «Niall non ti ha detto che sono uno dei suoi migliori amici?»
Abbassai il viso e sul mio volto comparve un sorriso amaro, era ovvio che Niall avesse detto qualcosa ad Harry. Infondo, ero io la nuova del gruppo, ed era anche palese che ci si chiedesse il perché non andassi agli incontri quando Harry era presente.
Ero una stupida a pensare che Niall mi avrebbe coperto, ma con ciò non mi arrabbiai con lui.
Il problema era mio, solo ed esclusivamente mio.
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ONSET II h.s.
Fanfiction-Capitolo otto. La sua bocca scorreva sul mio collo, fino alla clavicola e ritornava su, lasciando scie di saliva, finché non iniziò ad usare i denti. Morsicava ogni singola parte del mio collo, lasciando segni rossi. Quando cercai di divincolarmi...