'This is the start of something beautiful,
this is the start of something to new.'
This, Ed Sheeran.
Nah, she's just mine
Entrai nello studio con una sorta di timore, benché mia nonna m'avesse detto di andarci quando volevo, avevo una certa ansia. Mi era sempre stato impedito d'entrare lì dentro, come se fosse un'ala sacra della casa, alla quale nessuno poteva accedervi forché mia nonna o mio nonno. Un enorme armadio nero occupava la parete dietro la scrivania, appoggiati alle sue mensole più alte vi erano dei libri, mentre in quelle più basse dei raccoglitori, dove probabilmente c'erano le carte della villa. La scrivania, davanti all'armadio, era anch'essa nera e c'erano appoggiati dei fogli, posti in un perfetto ordine, e un computer.
M'accomodai sulla poltrona in pelle, premendo il pulsante d'avvio di quell'aggeggio e aspettando che s'accendesse. Scrutai le pareti bianche, sulle quali erano appesi diversi quadri in bianco e nero, e poi la parete dove al centro c'era la porta da cui ero entrata.
Quella stanza era un vero e proprio studio.
Aspettai un paio di minuti, in modo che il PC si potesse accendere per bene e io non potessi combinare casini, dato che non ero per niente pratica con i computer. Avevo un account Facebook e Twitter, ma che usavo di rado, troppo impegnata a leggermi un buon libro o spendere tempo con Louis, piuttosto di stare ore e ore collegata nella speranza che potesse cambiare qualcosa della mia vita.
Andai su Facebook e diedi un occhio alle notifiche più recenti, accettai le richieste d'amicizia, e poi guardai nella chat.
Era online, premetti su di essa e schiacciai il pulsante in alto che raffigurava una telecamera.
Distesi la mia schiena sulla sedia in pelle e attesi che accettasse la mia chiamata, e un po' mi sentivo insicura.
D'altronde era il mio migliore amico, mi conosceva meglio di molte persone, ma avevo timore del suo giudizio. Era sempre stato possessivo nei miei confronti, e la sola idea nel dirgli che mi stava piacendo un ragazzo, che per di più mi aveva fatto del male, mi spaventava.
«Ehi, scricciolo.» sentii una voce pimpante provenire dallo schermo, voltai il collo nella sua direzione, sorrisi d'istinto e lo guardai amorevole e sentii pure gli occhi divenire lucidi.
Solo ora mi rendevo conto di quanto mi fosse mancato, e mi mancava tutt'ora. Il non averlo affianco, il fatto di non poterlo abbracciare, prendere in giro, mi mancava da morire.
«Che fai? Piangi?» domandò sorridendomi, e solo ora mi resi conto di quanto quel sorriso mi piacesse e mi facesse tornare in vita per due secondi.
Perché io e Louis eravamo come il sole e la tempesta, uno veniva dopo l'altro, ma entrambi s'incontravano.
Scossi la testa e tirai su con il naso, poi mormorai: «Come stai, Lou?»
S'appoggiò alla parete del suo letto e mi fissò: «Benissimo, ti ricordi Jade?» chiese.
Annuii di rimando, era una ragazza con cui si sentiva e che gli piaceva, ma non voleva fare nulla di serio poiché Louis aveva paura di riprovare lo stesso dolore che aveva subito con la sua ultima fidanzata.
«Abbiamo scopato. – Mormorò abbassando lo sguardo, ma lo risollevò subito e mi fissò con un sorriso sornione, – M'è piaciuto da morire.»
Sorrisi e risposi: «E' un bene, Louis.»
«Oh, lo so, lo so. Ma che mi dici di te e di quell'Harold?»
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ONSET II h.s.
Fanfiction-Capitolo otto. La sua bocca scorreva sul mio collo, fino alla clavicola e ritornava su, lasciando scie di saliva, finché non iniziò ad usare i denti. Morsicava ogni singola parte del mio collo, lasciando segni rossi. Quando cercai di divincolarmi...