8.Bites.

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'This is the start of something beautiful,

this is the start of something to new.'

This, Ed Sheeran.

Bites

Appoggiai la testa al finestrino e mi tirai indietro con la mano un paio di ciocche che mi erano cadute sul viso.

Sentivo le mie guance ancora piene di sangue, probabilmente rosse e sentivo il collo pulsare.

Abbassai il finestrino per far sì che entrasse un po' d'aria, stavo decisamente surriscaldando e il mio corpo aveva decisamente bisogno di un po' d'ossigeno che entrasse e sverzasse il mio viso.

«Posso fumare, Niall?» chiesi, quasi supplicandolo.

Vidi il viso del biondo piegarsi in un sorriso calmante e annuire, lo ringraziai mentalmente e afferrai dalla borsa le sigaretta, ma non appena mi accorsi di aver lasciato a casa l'accendino, lanciai un'imprecazione.

«Guarda qui. — Mormorò Niall, indicandomi l'accendino sulla macchina, proprio sotto lo stereo, — Togli il tappo e accendila.»

Gli sorrisi e feci quello che mi aveva appena detto, non avevo mai avuto così bisogno di una sigaretta in vita mia, non mi era mai successo. Avevo il bisogno ardente di sentire scendere nei miei polmoni la nicotina, sentendo uccidere tutte le sue particelle.

La Marlboro si accese e non esitai a portarla alle labbra, appoggiandovi il filtro. Un sapore amaro e secco, dolce e rincuorante, si appoggiò sulla mia bocca. Aspirai tranquilla, ed ecco quella sensazione benevola che provavo ogni qualvolta la mia trachea vedeva passarvi il fumo.

Sentii lo strano formicolio sul collo fluire, pian piano e le guance raffreddarsi, facendo ritornare in vita le mie efelidi.

«Non è così, di solito.» mormorò Niall.

Mi immobilizzai e mormorai con voce strozzata: «Come?»

«Harry. — Deglutì, — Di solito non si comporta così, non è da lui.»

Deglutii mentre una zazzera riccia faceva ingresso nella stanza, non ci misi molto per riconoscerlo. Harold, o meglio, Harry, così conosciuto dai vari presenti.

Kimberlee si avvicinò al mio orecchio e sussurrò: «E' lui Harry.»

Annuii di rimando e abbassai lo sguardo, sentendo sulle labbra quella sensazione di calore che mi aveva lasciato solamente un giorno prima, facendo sì che mi ricordassi quel fottuto nome.

Non appena il ragazzo mi vide, si bloccò leggermente, ma fu un gesto impercettibile, poiché si accomodò al tavolo, proprio di fronte a me, e iniziò a squadrarmi.

Abbassai lo sguardo, ma questa volta non ero stizzita, ero solo imbarazzata.

Lasciai che fissasse la curva del mio fianco coperta dalla maglietta larga, e forse si azzardasse sul mio seno; lasciai anche che posò lo sguardo sulle mie gambe nude, e sul tatuaggio che era inciso sul mio braccio.

Lasciai che le sue iridi esplorassero il mio corpo imbarazzato, mentre le mie guance diventavano rosee e sentivo le mie labbra secche.

«Ehi, Styles! — Esclamò Laila appoggiando i gomiti sul tavolo, facendo in modo che l'attenzione del riccio si spostasse sulla bionda, — Come te la passi? Sei mancato per una settimana.»

Styles, Harry o Harold, non capivo nemmeno qual'era il suo nome, rispose con una voce roca: «Il negozio è stato piuttosto pieno, ho dovuto fare degli straordinari.»

ONSET II h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora