35.But now, although I love you, I'm broken.

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'This is the start of something beautiful,

this is the start of something to new.'

This, Ed Sheeran.

But now, although I love you, I'm broken

Un movimento istantaneo, come quando il vento soffia sul granturco, flebile e sicuro.
E poi, il dolore, come un petardo la notte di capodanno.
Louis aveva ascoltato con attenzione tutta la storia, senza nemmeno fiatare, al buio della mia camera. Pure la luna era scomparsa, e una coltre di nubi ricopriva il cielo.
Non vedevo i suoi occhi nel nero, ma sapevo che erano furenti, il suo respiro era troppo calmo per essere normale.
Il tutto era anormale.
L'unica cosa normale era il sollievo che riempiva le mie membra quando ebbi finito di parlare, poi venne il movimento e il dolore.
Cinque dita erano stampate sulle mia guancia, uno schiaffo.
E fondamentalmente sapevo di meritarmelo.
«Perché non me l'hai detto prima?» sibilò.
Scossi le spalle. Non c'era una vera e propria spiegazione.
Il fatto era che m'ero già arresa al primo foglietto, che il dado era stato tratto, che non si poteva fare nulla perché non c'era una seconda scelta.
Il fatto era che nessuno poteva aiutarmi, perché ero caduta in un tunnel senza fine.
E se anche avremmo organizzato delle forze contro Kyle, prima o poi, qualcuno avrebbe pagato.
Io non volevo che nessuno che amavo c'andasse di mezzo, poi era anche tutta una questione di carattere: tra il mio essere chiusa e il mio orgoglio, non ero riuscita a rivelare nulla a nessuno, né Louis né Harry.
«Cameron, cazzo, perché non me l'hai detto?» era arrabbiato come non mai.
«Perché, Louis? Non conosci Kyle.»
«Può essere fermato, la polizia...»
«La polizia non farà un bel niente, stanne certo.»
«Basta denunciare.» ringhiò.
«Cosa? Non ho nulla tra le mani, e se anche gli portassi i foglietti, sono solo un prova blanda, perché non è detto che siano di Kyle. –Mormorai, – La droga l'ha Zayn, e non ne vuole sapere della polizia. – Sospirai forte, – E' fatta Louis, ormai è andata, niente da fare.»
«Ma c'è sempre una soluzione.»
«In questo caso la soluzione migliore è quella d'aspettare.» sospirai.
Uscì dalla mia porta con passo felpato, come se non fosse mai entrato e gliene fui tremendamente grata, senza un motivo preciso.
La nube era iniziata a calare sulle nostre vite.
Mi buttai sul materasso e fissai il soffitto.
Non dovevo pentirmi, sarebbe stato da sciocchi e già sciocca lo ero stata. Non dovevo biasimarmi di quella vacanza, anche se si stava concludendo nel massimo del caos.
In quei due mesi e mezzo avevo condiviso cose che nemmeno in diciotto anni di vita m'ero sognata di fare.
E sono proprio in questi momenti che ti metti a riflettere sulla tua vita, per cosa vale la pena di vivere, o morire.
Kyle non avrebbe mai avuto il coraggio di uccidere qualcuno, semplicemente di fargli del male.
Harry era il mio appiglio in quel momento, e sperai che anche nell'innocenza mi stesse accanto.
Louis doveva aiutarmi, lui sarebbe dovuto venire da Kyle una volta che avrebbero preso Met.
Laila, Rachel e Liam dovevano starsene fuori, assolutamente.
Niall, il biondo avrebbe dovuto tenere occupato Harry.
Zayn, Zayn doveva spalancare le sue iridi oro, e salvare Kimberlee.
In quel momento capii che la mia vita non era più solo la mia, era di tutti quelli a cui volevo bene.
Era questo il prezzo da pagare quando doni amore agli altri, perché quando dai amore a qualcuno, automaticamente cedi un pezzo della tua anima, della tua vita.
In molti casi era bene non dare proprio nulla, vivere solo con se stessi, e un po' capii gli eremiti.
Ma non c'era nulla di più bello al mondo che essere amati, e amare.
Perché una persona non può essere tanto grande da amarsi da sola, c'è sempre bisogno degli altri.
Rimasi lì sino alle quattro di mattina, pensando e rivivendo tutto ciò che avevo passato.
Pensando a cosa Kyle potesse fare a mio fratello, talmente calma da sconcertarmi io stessa.
Era quella la reazione alla paura? Perché non biasimavo che avessi paura in quel momento, ma era quella?
Mi sentii vecchia, era così quando giungevi alla morte? Eri persuasa da una calma tale che l'unica cosa che percepivi era la paura stessa?
Era una cosa molto strana.
E intanto sentivo dei passi provenire dalla camera affianco alla mia, Louis era sveglio come me e si stava scervellando per trovare una soluzione.
Socchiusi gli occhi, e trovai pace solo quando due smeraldi verdi mi fecero sognare.

La mattina seguente avevo un mal di testa lancinante, ma nonostante ciò m'alzai dal letto e raggiunsi a tentoni il bagno.
Aprii la porta senza prestare attenzione nel bussare e mi trovai Louis coperto da un asciugamano bianca.
Sbadigliai e m'adombrai, non sapevo cosa stesse pensando di me in quell'istante.
«Cam.» disse tranquillo, afferrando un'altra salvietta e iniziando ad asciugarsi il torace.
Annuii con il capo e aprii il lavandino.
«Aspetterò con te.» sussurrò.
«Come?» chiesi sorpresa.
«Non è la cosa che reputo giusta da fare, ma credo che sia l'unica soluzione.» ammise.
Non badando all'asciugamano lo raggiunsi e lo abbracciai, lo strinsi talmente forte che il fiato mancò pure a me.
Era un amico d'oro, nonostante non fosse d'accordo con i miei pensieri, li rispettava e m'appoggiava.
«Domani esco con Laila, qualsiasi cosa accada, avvisami.»
Annuii e lo strinsi ancora più forte.
Passai quel giorno con Met, la sua spensieratezza faceva cancellare i miei pensieri più cupi, facendomi sorridere.
L'intelligenza di mio fratello mi sorprendeva ogni qualvolta se ne usciva con uno dei suoi discorsi o battute, e l'idea che qualcuno potesse danneggiare un genietto come lui, mi faceva stare male.
Lasciavo stare il pensiero di Kyle, e mi concentravo sulle iridi azzurre come il mare e i ricci biondi, godendomi al massimo mio fratello.
Met sembrava contentissimo di passare del tempo con me e Louis, a detta sua, i suoi migliori amici.
E io e il castano, ci godevamo quei momenti come se dovessimo partire per la guerra.
«Cam, che cos'ha la nonna?» esclamò mentre dipingeva su un foglio bianco.
Mi irrigidii un istante, poi sospirando, dissi: «Non lo so, Met.»
«Le hai viste le macchie viola?» persisté.
«Sì, ma non so cosa siano.»
«Ho paura che vada via, Cam.» la sua voce era leggermente strozzata.
Era davvero assurdo come i bambini fossero così innocenti e tendessero a dimostrare le loro emozioni senza alcun tipo di problemi, alcuni bambini erano davvero da stimare.
Abbracciai tranquilla mio fratello, e dissi: «Dovunque la nonna vada, lei sarà sempre qui. – E gli indicai la parte sinistra del petto, sorridendo lieve, – Ricordatelo sempre, Met.»
Mio fratello annuì serio e riprese a colorare.
Lo fissai triste, Louis corse ad abbracciarmi.
Soffocai le lacrime.

Io e Louis prendemmo due mele, una fetta di pane ciascuno e dell'acqua, e poi uscimmo in giardino per cenare.
Mia nonna aveva fatto una specialità della casa solo per Met, Page era uscita con Josh, e in casa rimanevamo solo io e Louis, così optammo per cenare in giardino al calar del sole.
«Hai mai pensato che è fantastico?» domandò ammirando la palla gialla.
«Cosa, Lou?» tagliuzzai la mela.
«Che nonostante tutto, io sia ancora qui ad aiutarti.»
Sorrisi flebile, più che altro non era fantastico, era assurdo.
«E' quello che fanno gli amici, no?»
«I migliori.» sussurrò, notai un leggero tremito nella voce.
Mangiai lentamente la mela, vedendo il sole calare e l'aria alzarsi in un leggero venticello serale.
Mi ricordai che una scena del genere l'aveva avuto un po' di tempo prima con Harry, sul tetto di casa sua.
«C'è una cosa che non t'ho detto. – Iniziai, il ragazzo mi guardò curioso, - Harry vive in un appartamento solo, e ha un terrazzo, la vista è più o meno questa. – Dissi indicando il sole coperto dal manto di nuvole, – Solo che vedi sotto tutta Sydney, è davvero grandioso. Vedi, Harry sta in quell'appartamento da quando aveva diciassette anni, e un po' di tempo fa, non riusciva a pagare l'affitto. – Deglutii piano e sorrisi tra me, – Ho deciso di aiutarlo, e gli ho fatto trovare sullo zerbino di casa cinquecento dollari.»
«Li ha accettati?» domandò Louis.
«Dopo un po', sì.»
«E' fant...»
La voce di Louis morì non appena sentimmo uno schiocco di mani dietro di noi, ci voltammo all'istante e il cuore si fermò un macrosecondo.
Harry mi guardava con occhi di brace e batteva la mani con un gesto teatrale.
M'alzai in piedi, e il riccio mi sorrise fottente, «I miei complimenti.» e batté un'ultima volta le mani, poi si voltò e s'incamminò verso il cancello scuotendo la testa.
Era ferma al mio posto, in piedi. Le mani lungo i fianchi, strette in due pugni e il respiro rotto dai singhiozzi.
Lacrime calde mi colavano dalle guance.
In mezzo a tutto quello schifo, doveva aggiungersi pure Harry.
Possibile che tutto ciò che facevo non andava bene?
Il fatto era che non era il mondo a fare schifo, ero solo ed esclusivamente io.
Io che sbagliavo sempre in tutto.
Io che ero un emerita cogliona.
Io che ero uno schifo.
Iniziai a correre verso il cancello, asciugandomi con poca grazia le lacrime che mi colavano dagli occhi.
«Harry.» chiamai respirando forte.
«Non m'interessa, Cameron.» e alzò una mano.
«Ma a me, sì.» risposi.
Si bloccò, i piedi piantonati nell'erba, e si voltò, mi guardò dritto negli occhi: «Mi hai preso per il culo, qualsiasi cosa tu dica, non m'interessa.»
Nonostante ciò, non si voltò, ma rimase fermo sull'erba.
Mi resi conto che l'avevo perso, perché l'avevo aiutato. Anche con lui non c'era niente da fare, anche con lui era finita.
E tutto per un mio stupido, banalissimo errore.
«E' stato dolce da parte tua aiutarmi con i soldi, era vero che non volevo andarmene. – Sussurrò, la sua voce era fredda, come se non provasse emozioni, – Potevi dirmelo, però, magari non subito, ma potevi, avresti dovuto farlo. – Sospirò piano, – Sai cosa ci siamo detti io e Louis nello sgabuzzino, ieri? Abbiamo parlato di te, Cameron.»
Le lacrime scendevano senza ritegno, se prima era la cosa che sentivo più vicino in quel momento, ora lo sentivo talmente distante da lasciarmi un buco nello stomaco.
«E sono, ero, venuto qui per dirti che ti amo. – Mi fissò triste, – L'altra sera non ho fatto l'amore perché volevo, ma perché lo sentivo dentro. Perché vedi, anche se ti ho scambiata per una ragazza come le tante, io ti ho sempre amata dalla prima volta che t'ho vista, e l'ho capito solo dopo, dopo un bel po'. – Abbassò il capo, e si passò un dito sotto l'occhio, – Ma adesso, nonostante ti ami, sono rotto.» serrò la mascella e si batté un pugno sul petto, vicino al cuore.
Scomparve come un'ombra.
Guardavo il cancello senza muovermi, inerme.
L'unica cosa che volevo era scomparire, morire forse.
Avevo fatto l'ultima cosa che volevo a quel mondo.
Il cuore di Harry s'era rotto, a causa mia.
Come con Kyle, l'avevo rotto.
Ora, anch'io mi sentivo una perfetta nemica per il riccio.
E la cosa più brutta era che davanti alle sue parole, non ero riuscita a dire niente.
M'accasciai sul prato, «Anche io ti amo, anche io.» sussurrai, come se mi potesse sentire, come se potesse ritornare indietro.
Ma indietro non tornò proprio nessuno, e in quel momento capii che il nero, l'America, aveva vinto.
Era riuscito a farmi soffrire nella miglior sfumatura della parola.

E mentre il verde s'accasciava a terra, il nero l'avvolse.



*****

Salve miei carissimi lettori! Non ho parole da esprimere su questo capitolo, so che è corto, perciò prometto di non far passare troppo tempo prima di pubblicare il prossimo, ed inoltre chiedo a voi di dirmi la vostra, cosa ne pensate. A presto, Sara.

ONSET II h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora