'This is the start of something beautiful,
this is the start of something to new.'
This, Ed Sheeran.
Letter
Sospirai e tirai su con il naso, rigirandomi tra le mani il foglietto di carta ripiegato un paio di volte. Louis me l'aveva consegnato un quarto d'ora prima, dicendomi di leggerlo non appena lui, Page e Met fossero usciti dalla camera. Me l'ero talmente stretto in grembo che s'era stropicciato, dandogli un aspetto molto più vecchio di quel che era.
La calligrafia inconfondibile, quel corsivo perfetto che faceva una beffa ai caratteri splendidi di word, quelle lettere minute, chiare, mi facevano tremare il cuore. L'ultimo ricordo di mia nonna, il suo ultimo ricordo tangibile.
Una lettera.
La tal cosa mi faceva sorridere amaramente, mia nonna sapeva che adoravo leggere e lei, un tempo, era stata insegnante di lettere, sapeva scrivere e coinvolgerti nelle sue storie, in cuor mio, sapevo che pure quella lettera m'avrebbe trasmesso moltissime emozioni.
Ero angosciata, avevo paura a leggere e non ero neanche coraggiosa, avrei dovuto aprirla. Mia nonna, però, non faceva mai una cosa senza senso, se m'aveva scritto quella lettera c'era un motivo, era perché voleva che io la leggessi.
E forse quel momento era quello giusto, nonostante fossi terrorizzata nello scoprire cose vi fosse scritto. Sapevo che m'avrebbe spiegato il perché fosse morta, ma un qualcosa mi diceva che c'era dell'altro, forse riferito ad Harry oppure a mio padre, qualcosa che io ero tenuta a sapere, perché fondamentalmente riguardava me.
Gettai un'occhiata all'orologio e notai che erano solo le quattro e mezza di pomeriggio, sospirai e iniziai ad aprirla.
La sua calligrafia comparve sotto i miei occhi, i quali iniziarono a pizzicarmi. Prima con Met, m'ero ripromessa che non avrei dovuto piangere per lei, che me la sarei ricordata per quel che era, ma ora, con davanti una sua lettera, il suo ultimo ricordo, mi sembrava così strano.
Era l'unica cosa tangibile che mi rimaneva di lei.
Lei se n'era andata, inaspettatamente e io non avevo potuto salutarla come si deve. D'un tratto mi sentii vuota dentro, un solco s'era formato nel mio cuore e ci sarebbe voluto tempo prima che fosse ricucito, anche semplicemente con un po' di scotch, e avevo paura che non si sarebbe mai riaggiustato. Era come quando finivi un libro che t'era piaciuto troppo, un casino, e quando lo riponevi sullo scaffale avevi come la sensazione che un pezzo di te si fosse staccato dalla tua anima e si fosse impresso in quelle pagine. La sensazione della perdita di mia nonna era quella, solo triplicata al massimo.
Per non perdermi in un pianto, iniziai a leggere.
Cara Cameron,
tesoro della mia vita, non avrei mai immaginato di scriverti una lettera, so quanto ti piaccia leggere, ma la mia arma con te son sempre state le parole, e ora mi pare un po' strano scriverti, proprio a te.
Purtroppo ti devo scrivere perché tu sei in coma e per me è giunto il momento di andarmene, so che ora penserai che non mi hai salutata, che te ne penti, ma non farlo, tesoro. Mi hai salutata un paio di giorni fa, quando abbiamo ballato insieme quella canzone che piaceva tanto a tuo nonno. Quello è stato il miglior saluto che potessi avere, se mi avessi salutata quando ero in ospedale, saresti stata in lacrime e non volevo vederti infelice per me, volevo ricordati felice, determinata a salvare Met ed è successo. Sono quasi contenta che sia andata così, e te ne prego, sii pure tu come me. So che ci vorrà del tempo prima che tu comprenda queste parole, ma sappi che hai accanto a te persone straordinarie.
Vuoi che te le ricorda, in modo che non cada nell'oblio come anni fa? Hai Louis, cara, è un ragazzo meraviglioso, che ti sa stare accanto in ogni momento, anche quando sei nel torto; che ti abbraccia quando sei giù di morale, che ti prende in braccio quando vedi tutto nero, che ti sa stare accanto, nonostante il tuo carattere acido.
È il migliore amico che tutti vorrebbero avere, e tu ce l'hai, fanne tesoro.
Poi c'è Page, so che il vostro rapporto è molto infantile, ma sono certa che con il tempo imparerete a ritrovarvi, perché tutti crescono, tutti imparano, tutti imparano ad apprezzare le mille sfumature che l'altro possiede. E io, ne sono certa, con Page lo farai, quest'estate vi siete avvicinate tanto. Avete ricordi in comune e tratti che poche sorelle hanno, dovete solo capire come usarli per andare d'accordo.
Poi c'è Met, la gioia della nostra vita, vero Cameron? Met è piccolo, ma è un vero e proprio genietto, so che è la tua ancora di salvezza, vedo come lo guardi, non vuoi che soffra. L'unica raccomandazione che ho da farti è quello di lasciarlo vivere, non stargli troppo addosso, perché fidati se ti dico che anche lui un domani soffrirà, magari per un amore adolescenziale o qualsiasi altra cosa, tu stagli vicina.
Tua madre, so che stai alzando le sopraciglia in un gesto di stupore e forse disprezzo, tua madre ci sarà sempre, in qualsiasi momento.
Anch'io ho notato che in quest'ultimo periodo mia figlia è diversa, troppo apprensiva, ma mettiti nei suoi panni: ha un marito che sta via la maggior parte dell'anno, o forse anche anni interi, e non ha la certezza che possa tornare a casa sano e salvo, poi ha tre figli, ognuno con caratteri ed età diverse, ognuno con esigenze diverse, è naturale che sia stressata, ma credimi se ti dico che vi ama incondizionatamente, siete la sua gioia.
Tua madre è già qui a Sydney, sono certa che Louis te l'abbia detto e sono anche sicura che sai di tuo padre. Cameron, io ho fatto una cosa che tu non avresti avuto il coraggio di fare, ma quando si è sul punto di andarsene, t'accorgi quali sono le cose importanti nella vita e ti chiedi cosa c'è ancora d'aggiustare a questo mondo.
La cosa più importante nella mia vita siete voi tre nipoti e la cosa d'aggiustare è il fatto di tuo padre. Non arrabbiarti con me, anche perché non potresti venire da me e uccidermi con le parole, quindi, stammi ad ascoltare.
Ho scritto una lettera a tua madre dove le dicevo quello che ti ha fatto tuo padre, non penso che t'interessi sapere cosa le ho scritto di preciso, ma le ho dato un paio di consigli su come sbarazzarsi di quell'uomo.
Stanne certa che ci sarà un divorzio, per tua madre, te e i tuoi fratelli siete le cose più importanti che abbia, nessuno può toccarvi, men che meno vostro padre. Devi essere forte Cameron, devi lottare, aiutare tua madre e darle una mano con la casa, penso proprio che vi trasferiate qui a Sydney, sai? La casa in cui io e tuo nonno abbiamo vissuto, passa a tua madre, e penso di conoscere abbastanza bene mia figlia per dedurne che si trasferirà qui, lasciando i mostri del passato giù al sud.
Sono a conoscenza che odi Sydney, ma anche nelle cose più brutte c'è sempre una cosa positiva.
E sai qual è la cosa positiva per te, tesoro mio?
Si chiama Harry, proprio così.
Sarò sincera con te: non ho mai creduto agli amori tra gli adolescenti, sono così puri e incorrisposti che prima o poi ci si stanca l'uno dell'altra e ci si chiede perché ci si ama, non giungendo a una conclusione.
Però, so che ci sono amori veri, come una goccia di rugiada che si deposita su una foglia d'acero la mattina, e il vostro, Cameron, è un amore puro.
Non puro nel senso di casto, ma puro perché siete uno l'angelo custode dell'altra. Perché vi guardate come se entrambi doveste cadere a pezzi un domani. Perché tra voi c'è un'energia che nemmeno in una coppia adulta si percepisce. Perché c'è dolcezza e moltissime altre cose.
Perché vi amate.
La tua cosa positiva qui a Sydney è proprio Harry.
E credo che quel ragazzo sia il tuo inizio e la tua fine, sempre se ce ne sarà una.
Sta a te decidere quando iniziare e finire, ricordatelo, tesoro mio.
Ti voglio bene,
arrivederci, perché me ne vado in mondo non molto lontano. Io posso vederti e tu no, ma sarò sempre qui, accanto a te, sorridendo quando sorridi, piangendo quando piangi, e ridendo quando ridi.
Ci sarò sempre,
la tua nonna.
Non m'ero neanche accorta delle lacrime calde che mi scendevano dalle guance, era un colpo duro quella lettera.
Così duro da avere un non so che di positivo che m'aiutava ad aggiustare il solco che vi era nel cuore.
Era così veritiera, così bella.
La sua calligrafia, le sue parole. Era come una piuma su un cuscino, ti donava sollievo.
E io ero così sollevata nel leggerla, forse mio padre se ne sarebbe andato, per sempre.
Forse potevo vivere davvero, senza la paura di un nuovo stupro.
Avevo una grandissima voglia di rivedere mia madre e abbracciarla stretta, scusandomi con lei e aiutandola ad accettare il fatto che avesse amato un mostro.
Forse potevo farcela, forse riuscivo a donargli un po' d'amore.
Infondo era mia madre.
Continuai a piangere in silenzio, guardando le lettere offuscarsi e farsi più flebili.
Un tocco pacato e docile si posò sulla mia guancia, facendomi trasalire. M'asciugò le lacrime, dandomi benessere e una scossa energetica che s'intensificò in tutto il corpo.
Il suo tocco.
Quanto mi era mancato, cazzo.
«Penso che tu abbia già pianto abbastanza nella tua vita, o no?» una voce rauca, interrotta dal pianto, ma incredibilmente dolce. Mi si riempii il cuore.
Mi sfilò dalle mani la lettera e la posò sul comodino da parte al letto, interrompendo il contatto tra di noi.
Non ricordavo che fosse ancora ora di visita, forse era entrato di soppiatto.
Mi decisi ad alzare il capo e guardarlo, dopo una settimana.
Era più bello di quando ricordassi.
Indossava una camicetta bianca aperta sul torace, facendo vedere le due rondini che tanto amavo baciare, le gambe erano fasciate da un paio di calzoni neri, mettendogliele in mostra, le braccia, forti, era scoperte poiché la camicia era arrotolata a tre quarti. Indugiai sul collo dove localizzai un segno rossastro e subito sentii le mie guance andare a fuoco, era l'ultimo segno del succhiotto che gli feci un po' di notti fa. Non avrei mai creduto che fosse rimasto così impresso.
Il viso era ovale e mi sembrava più magro, le labbra erano screpolate, forse per il vento, forse perché aveva pianto. Il naso rosso, così come gli occhi.
Due pozzi, pieni d'emozioni, ricchi e verdi, verdi come non li avevo mai visti. Non era quel verde brillante che aveva ogni volta che lo incontravo, era un verde un po' opaco che rifletteva le pagliuzze bianche e il contorno nero, notai solo ora che un occhio era livido. Intorno a esso v'era un ovale nero, qualcuno l'aveva picchiato.
Mi chiesi se fosse stato Kyle, ma mi pareva strano, era stato Harry a portarmi alla macchina, con Kyle non aveva nemmeno parlato.
Nonostante gli occhi rossi, era bellissimo, bellissimo come non l'avevo mai visto.
Solo ora m'accorgevo di quanto lo amavo, di quanto le parole di mia nonna potessero essere vere, di quanto lui mi potesse dare, anche solo con un piccolo sguardo.
Il cuore mi sprizzava di gioia e le mie farfalle, che s'erano trasformate in elefanti, stavano facendo acrobazie stupefacenti, facendo invidia agli elefanti del circo.
Harry mi sorrise e il mio cuore scoppiò di nuovo, sprizzando mille scintille.
Quanto era bello.
Ricambiai il sorriso e gli indicai il letto, dove s'apprestò ad accomodarsi.
Sarebbe stata una lunga chiacchierata, ed ero fiduciosa: sapevo che si sarebbe conclusa al meglio, anche perché poi volevo riempirlo di baci, fino alla sfinimento.
Volevo baciare il livido sul suo occhio, far ritornare quelle labbra crespe morbide e carnose, e quegli occhi scintillanti.
Volevo farlo ritornare il mio Harry, e non il ragazzo che avevo visto al bar, quel giorno quando comprai il CD di Whitney Houston, quando vedevo solo l'ombra, la parte più brutta, di se stesso.
«Come stai?» chiese fissandomi tranquillo.
Abbassai lo sguardo, tutte le parole che avevo da dirgli erano svanite, come fluttuate nell'aria e perse tra le nuvole.
Aprii un paio di volte la bocca per far uscire la parola 'bene', il fatto era che non mi sentivo per niente bene. Avevo un vortice dentro, ero contenta di vedere Harry, ma triste. Triste perché avevo paura della sua reazione, perché non sapevo cosa dire, perché mi sentivo in colpa. L'avevo ferito, la tal cosa era una delle ultime cose che volevo al mondo, e nella testa mi rimbombava nella testa quel'unica frase, l'ultima che m'aveva detto.
Ma ora, nonostante ti amo, sono dentro.
«Cameron?»
Mi riscossi, «Mi dispiace.» fiatai, era l'unica cosa che riuscivo a dire, una di quelle parole che racchiudeva tutto ciò che provavo in quel momento.
Rimase in silenzio, forse pure lui privo di sillabare una frase di senso compiuto.
Sentii afferrarmi il volto con le mani e due smeraldi verdi imprigionarmi, «Hai fatto tutto ciò che dovevi fare, certo, hai sbagliato non chiedendo l'aiuto a nessuno, ma l'hai fatto. – Sospirò, – Benché tu ti sia fatta del male, ne è valsa la pena.»
Lo guardavo e mi chiesi perché avesse un bernoccolo sull'occhio, non era quello di cui volevo parlare, era di noi che non sapevo cosa dire.
«Harry, dobbiamo parlare di noi.» sussurrai.
Sembrò accigliato, «Noi?»
Annuii francamente, era finita, dunque? Un vuoto attraversò il mio stomaco, le farfalle erano come volatilizzate.
«Ti amo.» sussurrai, e mi sentii piena e svuotata al tempo stesso. Mi sentii come se potessi toccare il cielo con un dito, perché era forse una delle poche cose che dicevo con il cuore, una di quelle cose che nonostante tutto, seppur formate da due paroline banali, ti fanno sorridere e urlare di gioia.
Sentii le sue mani irrigidirsi sulle mie guance, il suo fiato venir meno e i suoi occhi illuminarsi.
«Posso baciarti?» chiesi esitante, sembrava in trance.
Annuì e spostò le mani dietro alla mia nuca, per permettermi di avvicinarmi a lui. Mi feci forza con le gambe e posai le mani sul suo petto, poco sotto le clavicole, notai che il suo cuore batteva veloce, pieno d'amore.
E in quel momento, mentre le nostre labbra s'univano in un bacio pieno di sentimento, di mancanza, d'amore e un pochino di depressione, seppi che lo amavo.
Lo amavo davvero, senza pretesti, senza nulla, e la cosa più bella era che lui m'amava.
Fu un pomeriggio estenuante, pieno di parole, di baci e d'abbracci.
Parlammo molto, io e Harry, confessandoci cose che nemmeno avrei immaginato d'ammettere.
Quando gli chiesi cos'avesse all'occhio, scoppiò a ridere, e mi disse ch'era stato Louis.
Lo avevo picchiato per dargli una svegliata, quando era andato a dirgli che ero in pericolo. Come avevo sospettato, Harry era andato fuori di testa e aveva iniziato a sbraitare contro il mio amico, e lui per placarlo gli aveva tirato un bel centrone.
Harry ammise che lo fece riflettere.
Parlai con lui riguardo Zayn e l'incubo che provai quando Kyle mi tagliò con il coltello, sopra la cicatrice di mio padre, facendomi rivivere cose passate.
Il riccio mi garantii che Kyle non sapeva nulla riguardo mio padre, aveva solo visto la cicatrice e per farmi soffrire maggiormente aveva pensato di tagliarmela di nuovo.
Gesto molto carino il suo, visto che ora la notte avevo incubi su entrambi.
Mi domandai se avrei convissuto con quei sogni per il resto della mia vita, se qualcuno riusciva a calmarmi.
Parlammo pure della questione dell'affitto, il ragazzo sorrise amaro e mi spiegò che aveva reagito d'istinto, comportandosi come un bambino, non avrebbe dovuto farlo perché in quel momento avevo bisogno d'aiuto, per mia nonna, Kyle e tutto ciò che era successo.
«Mio padre verrà qui.» mormorai, appoggiata al petto del riccio.
Carmen, l'infermiera, aveva sorpreso Harry nella mia stanza, ma dato che l'aveva riconosciuto come il ragazzo che mi veniva a trovare tutti i giorni, fece un salto alla regola e lo lasciò lì sino a che lei non sarebbe venuta a richiamarlo.
Il ragazzo s'irrigidì impercettibilmente, poi sussurrò con voce roca: «Ti proteggerò, questa volta non ti lascio.»
«Harry, ho paura.» sussurrai.
Mi strinse più a sé, «Anch'io, dolcezza, anch'io.»
Mi chiamò dolcezza, cazzo, quanto m'era mancato sentirlo uscire dalla sue labbra.
«E se...?»
«Non succederà, lo prometto.» i suoi ricci mi solleticarono la guancia, alzai lo sguardo e lo guardai, era pieno d'amore e volevo mangiarlo quell'amore, farlo mio.
Poggiai le labbra sulle sue e mugugnai: «Grazie.»
«Per cosa?»
«Per amarmi.» fiatai e sorrisi, e non seppi perché, gli occhi mi si riempirono di lacrime.
*****
Salve miei carissimi lettori! Non so voi ma la prima volta che io ho letto questa storia mi sono ritrovata con le lacrime agli occhi alla fine di questo capitolo, bhe in realtà anche la seconda e tutte le altre volte. Visto che siamo quasi giunti alla fine, manca davvero poco, fatevi sentire, lasciate i vostri commenti e le vostre opinioni. A presto, Sara.
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ONSET II h.s.
Fanfiction-Capitolo otto. La sua bocca scorreva sul mio collo, fino alla clavicola e ritornava su, lasciando scie di saliva, finché non iniziò ad usare i denti. Morsicava ogni singola parte del mio collo, lasciando segni rossi. Quando cercai di divincolarmi...