'This is the start of something beautiful,
this is the start of something to new.'
This, Ed Sheeran.
The start
Ebbi il coraggio di alzare lo sguardo solamente quando Niall si chiuse la porta dietro di sé, dopo che appoggiai le mani, piene di piccoli graffi, al bordo del lavandino i miei occhi incontrarono i miei nel riflesso dello specchio.
Un labbro gonfio, ma fortunatamente non rotto.
Un graffio, segno di un'unghiata, ricopriva la guancia destra; su quella sinistra vi era solo un piccolo segno rosso.
Tra il sopraciglio e l'occhio vi era il segno d'un pugno, violaceo.
I capelli mi ricadevano spenti, lisci, sul viso, dandomi un'aria pari a quello di uno zombie.
Immaginai che da due giorni dell'accaduto il mio aspetto fosse migliorato, non volli pensare com'era il mio stato quando il biondo si era offerto per ospitarmi due giorni nel suo appartamento.
Aprii il lavandino e feci scorrere un po' d'acqua nelle mie dita, poi mi sciacquai il viso, il quale si lasciò scappare qualche rivolo di sangue represso; le ferite pungevano sotto il tocco dell'acqua calda, ma era un ottimo modo per disinfettare al naturale le tumulazioni.
Applicai il disinfettante sulla guancia, dopo di che posizionai un cerotto, poi passai al labbro, sul quale spalmai una crema rimarginante. Infine mi dedicai al gomito, cambiando la fasciatura e sciacquandomelo.
Uscii dal bagno solo dopo essermi accertata che non c'era sangue né sul pavimento né sul lavandino, in quei due giorni avevo sporcato più di una volta le lenzuola di Niall, ma il biondo sembrava non preoccuparsi di fare una lavatrice in più a settimana.
La casa di Niall era accogliente e colorata, mi spiegò che per ogni camera aveva scelto un colore particolare. La cucina, per esempio, era piccola e quindi per farla sembrar più grande l'aveva colorata di un giallo tenue, mettendo i fornelli e il lavello color nero. Non vi era presente un tavolo, il quale si trovava in salotto, color verde chiaro. Il parché era sempre caldo a causa del riscaldamento sotterraneo, vi era un divano bianco con davanti una tv al plasma e vicino alla finestra a vetri, un tavolo per quattro persone. Infine c'era il bagno e la sua camera da letto che mi offrì per quei due giorni.
Il letto matrimoniale era comodissimo, le lenzuola erano calde e le pareti bianche e quella dietro la testiera del letto nera, mi davano un'aria di serenità, cosa di cui ero molto sprovvista in quei due giorni.
«Come stai oggi, Cam?» domandò stravaccandosi sul divano con una ciotola di patatine.
Gli sorrisi, Niall in quei giorni mi aveva trattato come una regina. Non riuscivo a dire una parola che lui era subito al mio cospetto, pauroso che potessi farmi qualcosa. Lo pregavo di non viziarmi troppo, gli chiedevo solamente degli abbracci, dato che continuavo ad avere incubi, ma mi riusciva quasi impossibile non dormire. Il mio corpo era troppo stanco per vivere normalmente, quindi facevo sì che le ombre del mio cervello avessero la meglio su di me.
Quel giorno era il primo in cui mi alzavo dal letto e medicavo io stessa le ferite, fino ad allora lo aveva fatto Niall.
Mi accomodai sul divano e gli presi una patatina, «Abbastanzabene, Niall. Domani ritorno a casa.»
«Cosa dirai a tua nonna?»
Chiusi gli occhi imprecando, non ci avevo pensato. Da quanto sapevo Niall aveva telefonato a casa dicendo che restavo da lui per un piccolo party che durava tre giorni, ma mia nonna non era stupida e capiva se avevo un livido oppure no. Pensai che se avessi usato del correttore, non l'avrebbe notato.
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ONSET II h.s.
Fanfiction-Capitolo otto. La sua bocca scorreva sul mio collo, fino alla clavicola e ritornava su, lasciando scie di saliva, finché non iniziò ad usare i denti. Morsicava ogni singola parte del mio collo, lasciando segni rossi. Quando cercai di divincolarmi...