'This is the start of something beautiful,
this is the start of something to new.'
This, Ed Sheeran.
A hug?
Non appena lo vidi muovere gli occhi, mi alzai di botto dalla sedia e uscii di corsa dalla camera, per paura che mi potesse vedere. Paura che potesse sapere che in qualche modo tenessi a lui.
Paura che scoprisse cosa stavo iniziando a provare nei suoi confronti.
Stessa cosa feci il giorno dopo, mi preparai un po' prima del turno in biblioteca e uscii di casa usando la scusa che Benjamin aveva modificato i turni per quei giorni, visto che voleva chiudere prima la sera.
Entrai nella camera d'ospedale, aspettando di trovare il riccio addormentato beatamente, con quegli occhi chiusi, lì sul letto. In modo tale che per un quarto d'ora, io potessi ammirare quel viso adorabile, e poi sfuggire dalle sue gemme verdi.
Mi bloccai sull'uscio della porta, vedendo che stava guardando fuori dalla finestra, e feci per andarmene, quando mi chiamò: «Cameron?»
Serrai gli occhi e mi mordicchiai il labbro inferiore. Sia perché mi aveva scoperto sia perché mi aveva chiamato con il mio nome di battesimo, era una cosa che detestavo.
Mi voltai e abbassai lo sguardo, facendo un sorriso timido.
Ma perché ero così impacciata? Dio mio, era solo un amico in ospedale. Un amico di cui adoravo le fossette e i baci, ma solo un amico.
Nulla di più.
Alzai il sopracciglio innervosendomi, e questo parve notarlo, poiché lo sentii emettere uno sbuffo divertito.
«Non pensavo sapessi che fossi in ospedale.»
Annuii e alzai il viso, mi stava guardando con un sorriso da un occhio all'altro, due fossette erano comparse sulle guance morbide, causando due grandi buchi.
Sorrisi tra me e me, poi dissi: «L'ho saputo quattro giorni fa. – Sospirai, – Sono venuta con Niall e Zayn, e oggi ho voluto passare per vedere come stavi.» farfugliai, non volendogli dire che passavo tutti i giorni.
Sul suo viso comparve un sorriso rincuorante, poi lo vidi abbassare lo sguardo e sorridere tra sé. Rimasi lì in piedi guardando il pavimento, che in quel momento aveva assunto un'aria molto interessante.
C'era imbarazzo, ma sembrava che nessuno dei due volesse ammetterlo, forse per paura di rivelare qualcosa.
Fu Harry a spezzare il ghiaccio, tirandosi su con i gomiti e indicandomi con il mento la fine del suo letto, «Vieni.»
Sentii le mie guance andare in ebollizione facendo scomparire le efelidi che mi dominavano il volto, «Non vorrei disturbarti.» mugugnai.
«Non potresti mai, dolcezza.»
Quella frase mi diede nervoso e tranquillità al tempo stesso, sempre con la testa bassa mi avvicinai al letto e mi accomodai alla fine, notai che era morbido e pensai che Harry in quei giorni avesse sempre dormito alla grande.
Beato lui, io, nonostante sapevo che stesse bene e sarebbe uscito l'indomani, faticavo sempre a prendere sonno.
«Come sta Niall?» domandò, appoggiandosi allo schienale del letto e spostando dolcemente lo sguardo su di me.
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ONSET II h.s.
Fanfiction-Capitolo otto. La sua bocca scorreva sul mio collo, fino alla clavicola e ritornava su, lasciando scie di saliva, finché non iniziò ad usare i denti. Morsicava ogni singola parte del mio collo, lasciando segni rossi. Quando cercai di divincolarmi...