Capitolo XVI

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Jane

Il sangue pompava velocemente all'interno delle sue vene, il suo petto si abbassava velocemente, spezzandosi ogni volta a causa del dolore all'addome; era certa di avere qualche costola rotta, purtroppo l'aconito che le avevano fatto ingerire avrebbe bloccato la sua guarigione per un qualche giorno.

Le dita delle sue mani non rispondevano più agli impulsi nervosi che il suo cervello cercava di mandare, un ringhiò vibrò nel suo petto, quei bastardi avevano legato i suoi polsi con una violenza tale da non far passare più il sangue, e il fatto che le catene fossero d'argento non aiutava affatto.

Socchiuse appena le labbra, respirando profondamene nonostante il dolore, deglutì per l'ennesima volta, sentendo la gola arida e irritata, erano giorni ormai che non beveva e sebbene resistere stava diventando quasi impossibile, lei non poteva arrendersi, non poteva lasciarlo vincere.

Sopra la sua testa sentì uno scatto deciso; le sue labbra si piegarono in una smorfia di disgusto, mentre sentiva i suoi passi scendere le scale che l'avrebbero portato da lei, come ogni giorno lui era passato a trovarla.

Jane chiuse gli occhi, lasciando cadere la testa all'indietro sulla sedia mentre lo sentiva aggirarsi nel buio, gli piaceva fargli quegli agguati, quelle entrate di scena che lui riteneva gloriose mentre lei reputava patetiche, c'era un qualcosa di sadico nel suo sguardo mentre osservava i suoi prigionieri nascosto tra le ombre, gli piaceva osservargli mentre cercavano di stanarlo, di individuarlo.

Giocava con loro come un predatore fa con la propria preda.

Peccato che lei non aveva alcuna voglia di giocare al suo stesso gioco.

Lo lasciò lì, senza parlare, continuò a restare con gli occhi chiusi, sperando che lui, credendo che dormisse la lasciasse in pace, le concedesse, almeno per quella volta, un minimo di pietà.

Ma Sebastian era un mostro, per lui il termine pietà non aveva significato.

Una secchiata fredda le arrivò in faccia, costringendola ad aprire violentemente gli occhi, cercò di tirarsi su ma l'argento attorno alle sue caviglie e ai suoi polsi sembrò voler penetrare nella sua pelle, trattenendo a stento un ringhio di dolore si lasciò cadere sulla sedia cominciando a tremare quando i vestiti bagnati le aderirono al corpo.

-Bene, la nostra Bella Addormentata si è svegliata finalmente-

Le luci si accesero di colpo, costringendola a chiudere gli occhi, ormai abituati al buio e a riaprirli con calma, cercando di adattarsi a tutto quel chiarore; quando ci riuscì lui era lì, a guardarla con quel sorriso strafottente che Jane desiderava staccare dalla sua pelle, la osservò per qualche istante prima di darle le spalle e dirigersi verso alcuni comandi, appoggiati su un tavolo accanto al muro.

-Non sei stanca di tutto questo piccola Jane? Sei qua da giorni ormai, sai perfettamente cosa devi fare per far smettere tutto questo-

-Oh e cosa dovrei fare? Supplicarti di perdonarmi? Pregarti di liberarmi? Chiedere la tua pietà? Sappiamo benissimo entrambi che questo non accadrà mai- rispose lei con voce bassa a causa della sua gola, ormai incredibilmente secca, ma dalle sue parole trasudava odio puro -Preferisco morire piuttosto che chiederti scusa per aver ucciso alcuni dei tuoi uomini-

-Oh davvero Jane? Saresti davvero pronta a morire? Io non credo, eppure dopo i tuoi ultimi comportamenti sembra che ultimamente tu non veda l'ora di farti trovare in questa sala, devo ancora capire se si tratta di una crisi adolescenziale o se ti piace restare qua sotto-

-Certo, perchè io non vedo l'ora di venire torturata da te Sebastian non lo sai?-

Lui ridacchiò guardandola per qualche istante sopra la propria spalla prima di tornare a dedicarsi ai comandi davanti a sé.

𝑺𝒂𝒏𝒈𝒖𝒆 𝒅𝒊 𝒈𝒉𝒊𝒂𝒄𝒄𝒊𝒐 ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora