Capitolo III

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Jane

Sospirò stanca mentre i suoi occhi vagavano sulla folla di umani che ballavano, strusciandosi gli uni sugli altri seguendo il ritmo della musica che fuoriusciva dalle casse, appese sulle pareti.

Portò alla bocca il bicchiere di Margarita che aveva preso una volta entrata, bevendone un lungo sorso, per poi tornare a fissare quei corpi accaldati dal balconcino privilegiato che dava direttamente sulla pista.

Il Pablo era un locale gestito da una famiglia di cacciatori, quello lo sapevano tutti, ma nonostante ciò molte creature soprannaturali correvano il rischio, addentrandosi tra le spese e scure pareti puntando gli ingenui umani che andavano lì per divertirsi, volendo dimenticare le differenze e le difficoltà della loro vita di tutti i giorni.

Le sue iridi glaciali si soffermarono poi su una capigliatura scura, che si intravedeva appena in mezzo a tutta quella folla, aveva legato i capelli in una traccia bassa, che aveva poi ruotato su se stessa, fissandola con un laccio in uno chignon appena sopra l'attaccatura dei capelli; le aveva fatto indossare una tuta elegante, a maniche lungo e a collo alto, che le aderiva sul petto, lasciando scoperta soltanto la pelle dei fianchi da dove spuntavano le linee nere dei tatuaggi.

Lei aveva invece optato per una gonna in pelle nera e un maglione a collo alto, anch'esso nero, che lasciava intravedere la pelle pallida delle spalle, per poi continuare fino al polso in maglie strette.
Avevano dovuto vestirsi in quel modo per forza, dovevano in ogni modo coprire i tatuaggi e i marchi, oppure sarebbero state troppo riconoscibili.

E loro non volevano essere notate, non subito almeno.

Alzò gli occhi al cielo bevendo un altro po', lasciando che il liquido le bruciasse in gola, odiava quel genere di missioni, ma sapeva bene che solo lei e Vittoria avrebbero potuto portarle a termine, Josh e gli altri sarebbero apparsi ridicoli in quella situazione.

Vittoria continuò a muoversi in pista, seguendo le note della canzone che stava rimbombando in tutto il locale, alzò lo sguardo non appena i suoi sensi amplificato percepirono i suoi occhi su di lei; fece un cenno della testa, in segno di assenso, passandosi una mano tra i capelli prima di avvicinarsi al bancone in vetro, che si estendeva sulla parete destra del locale.

Jane la osservò mentre si sedeva, accavallando le gambe e spostandosi delle ciocche che si erano attaccate alla sua fronte madida di sudore, alzando poi le dita della mano destra per richiamare l'attenzione del barista, ordinando, con ogni probabilità, un altro Mojito.

Presto a lei si avvicinò un tizio, che si sedette sullo sgabello rilegato in pelle al suo fianco; Jane lo fissò dall'alto, analizzando con aria critica i capelli che portava rasati, per poi fare scendere i suoi occhi sulla leggera camicia bianca che gli aderiva sul petto, mettendo in risalto i muscoli frutto di continui allenamenti, le sue labbra si stirarono in un leggero ghigno non appena vide la cicatrice che gli tagliava il mento, proseguendo, più bianca, sulle labbra e  arrivando quasi fino a sotto il naso.

Bevve un ultimo sorso, finendo il suo drink per poi appoggiarlo su un basso tavolino in vetro che si trovava in uno dei tanti privè che si trovavano sul piano superiore, divisi da alcuni panneggi viola; appoggiò i gomiti sulla ringhiera, incrociando le dita sotto al mento, fissando la scena senza voler perdersi alcun fotogrammo.

La musica era forte, talmente forte da stordire i suoi sensi da lupo, non facendole sentire in modo corretto le parole che i due si stavano scambiando, facendo giungere alle sue orecchie solo degli stralci delle loro conversazioni.

L'uomo allungò una mano, in un gesto che voleva sembrare del tutto casuale, appoggiando il palmo sinistro sulle sue nocche destre, Vittoria si irrigidì leggermente a quel contatto, nonostante non lasciò trasparire niente suoi gesti successivi; Jane sapeva quanto fastidio stesse provando il lupo di lei a quel contatto, desiderando percepire solo il legame del proprio compagno.

Vide Vittoria sporgersi, sussurrandogli qualche parola nell'orecchio, invitandolo a seguirla, prima di alzarsi alzò gli occhi nella sua direzione, strizzandole quelle destro prima di farsi largo tra la folla.

Jane sorrise, staccandosi dalla ringhiera e avvicinandosi verso le scale antincendio, che l'avrebbero portata nel vicolo cieco, sul retro del locale.
L'aria fredda della notte la colpì, facendole odiare le calze a maglia che aveva indossato.

Li vide uscire, nascosta nell'ombra dietro a un cassonetto, osservando compiaciuta l'espressione di Vittoria cambiare di colpo, passando dall'essere divertita ad essere sadica, al che l'uomo la fissò confuso allontanandosi di un passo.
Jane si avvicinò silenziosa, comparendo alle sue spalle, colpendo con i tacchi la pelle molle del suo calcagno, cogliendolo di sprovvista, prima che lui potesse girarsi del tutto Vittoria recuperò un coltello da dietro lo schiena, pugnalandogli lo stomaco mentre quello urlava dal dolore.

Sorrise vedendolo prostrarsi a terra, le sue ginocchia cozzarono violentemente contro il suolo.

-Ciao Igor- disse mentre si spostava dalle sue spalle, arrivandogli di fronte, scambiando uno sguardo vittorioso con l'amica -un piacere rivederti-
Si mosse in avanti, piegandosi alla sua altezza e mostrando una fila di denti bianchi quando le sue labbra si stesero in un ghigno.

-Tu. Ovviamente sei tu, avrei dovuto capirlo prima-
Sputò fuori lui, digrignando i denti dalla rabbia.

- Non sei mai stato troppo scaltro, ma tranquillo, riuscirai comunque a darci le informazioni che ci servono-

La musica alta del locale coprí le sue grida di dolore.

Angolo Autrice
Come promesso eccomi qua con l'aggiornamento settimanale!
Scusate per il capitolo corto ma essendo solo di passaggio c'era poco da dire.
Cosa ne pensate di questo capitolo? Vi piace come la missione di Vittoria e di Jane sia andata a finire?
Chi ci aspettate come protagonista del prossimo capitolo?
Fatemelo sapere nei commenti.

Baci 💋💋
Mony

𝑺𝒂𝒏𝒈𝒖𝒆 𝒅𝒊 𝒈𝒉𝒊𝒂𝒄𝒄𝒊𝒐 ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora