Brilla felicità

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Capitolo 3

Ero ubriaco
delle sue risate,
del sorriso
dei suoi occhi,
dello splendore
della luna,
e di rum.
Atticus

"Sicura che vada tutto bene?" Carola le strinse piano una spalla cercando un contatto. "Alla grande, davvero" forzò un sorriso, guardandosi nello specchio leggermente sporco della sua camera. Le occhiaie che iniziavano a sparire grazie alle vacanze appena cominciate, erano state accentuate dal pianto. Gli occhi gonfi circondati dal mascara sbavato e il volto rosso non mentivano di certo. "Hai pianto" constatò Serena, con ovvietà. Scosse la testa come se le fosse stata rivolta la medesima domanda, avvicinandosi alla porta del piccolo bagno.

Sissi le bloccò la strada con un braccio, mantenendo chiusa l'unica via di fuga. "L'hai fatto, vero?" La voce di Cosmary era assai più dolce e comprensibile, le posò una mano sul braccio per rassicurarla, quello la fece sentire più sicura. "Pochino" sussurrò.

Era una bugia, una catastrofica ed enorme cazzata. Dopo che erano quasi arrivati alle mani, o meglio, dopo che lei l'aveva schiaffeggiato e lui aveva manifestato la volontà di ucciderlo, Alex si era offerto di riportarla a casa. Per dire, in realtà lei era fuggita a gambe levate, combattendo tra la voglia di commettere un omicidio o un suicidio. Lui l'aveva seguita, placcata come un giocatore di Rugby, è costretta a salire in macchina.

Era fortunata che i suoi amici si preoccupassero per lei, casa sua non era certo dietro l'angolo, non voleva nemmeno immaginare di farsela tutta a piedi. "Respira" le sussurrò, lo sguardo incollato alla strada davanti a lui. "Tra poco siamo a casa" rassicurò, staccando una mano dal volante per porgergliela. Milena si aggrappò ad essa come ad un salvagente nel mare aperto, come fosse la sua ancora. Arrivati a casa, il castano restò a farle compagnia per all'incirca 20 minuti, di totale pianto, al termine del quale la lasciò sola, solo una volta che si fosse calmata. La minacciò dicendole di scrivergli per qualsiasi cosa, a lui o a qualcun altro del gruppo, e poi si dileguò.

Un oretta dopo all'incirca tutte, e dico tutte, le ragazze del gruppo, erano in camera sua pronte ad interrogarla con tanto di stanza fredda e oscurata con la luce puntata in faccia.

Tornando a noi, la guardarono scettica e Rea le riservò uno sguardo di ghiaccio, Nicol di fuoco e Aisha la stava a dir poco incenerendo con gli occhi. "Un pochino e hai la pelle che quasi cade da tutte le lacrime che hai versato" la prese in giro Betta, tra di loro era la più matura ed era quella che sapeva sempre cosa fare.

"Non stressate" sbuffò, scostandosi di dosso tutte quelle mani e attenzioni. "Abbiamo litigato, una tipa non gliel'avrà data e avrà deciso di sfogarsi su di me" rise amaramente, un velo di gelosia trasparì dalla sua voce. "Va bene così, davvero."

"Non va bene che tu pianga" le si avvicinò Rea con quel suo sorriso dolce. "Litighiamo sempre, ragazze, non morirà nessuno" cercò di sdrammatizzare. "Litigate sempre" le diede ragione Nicol.

"Ma tu non piangi mai" l'osservazione di Carola le shockò per qualche istante, perché nessuno ci aveva pensato o fatto caso. Litigavano almeno una volta a settimana, non era una cosa nuova per nessuno di loro. Ma quando accadeva, lo insultava per ore, si incazzava, rompeva tutto. E mai, mai, aveva pianto.

"Sono in preciclo" alzò le spalle indifferente. "Okay" sospirò Betta. "Facciamo che ti crediamo e smettiamo di assill-"

"Finalmente!"Gioì sinceramente. "Ma devi promettere di parlarci" le puntò un dito contro Aisha, intimidatoria. "Sisi, va bene" le liquidò in fretta.

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