La morte arriva sempre

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Capitolo 6

Morire non è nulla,
non vivere è spaventoso
Victor Hugo

In una settimana non aveva visto ne sentito Luca, in realtà nessuno del gruppo l'aveva fatto, a quanto dicevano. Sembrava sparito nel nulla, aveva smesso di rispondere alle loro chiamate e messaggi, ma soprattutto non si era fatto vedere da nessuno di loro, non l'avevano incrociato neanche per sbaglio, eppure lui e Luigi abitavano talmente vicino che solitamente si scontravano più volte al giorno.

Erano anche andati a casa sua un bel po' di volte, e puntualmente non era mai in casa. Certo, iniziavano a preoccuparsi, ma non sapevano più che cosa fare. Luca era scontroso e complicato, spesso si rintanava in se stesso, ma c'era un'anima paura che lasciava entrare nonostante tutto, Milena. Ma questa volta sorprendentemente aveva tagliato fuori lei più di chiunque altro, prima di tutto.

"ho chiamato Gigi ieri" confessò Alex, tirandosi le punte dei capelli con le dita, preso dalla disperazione. Gli O8 avevano un bel rapporto con il padre di Luca, nonostante lui fosse spesso via. "Hai scoperto qualcosa?" Cosmary gli accarezzò la nuca seduta dietro di lui "Non mi ha voluto dire niente" sbuffò, posando la testa sullo schiena per guardarla negli occhi. "Che starà succedendo?"

"Se stesse male?" Carola era sempre brava a pensare al peggio, il bicchiere mezzo vuoto più che mezzo pieno. Credeva fermamente nella legge legge di Murphy, secondo cui se qualcosa può andare storto, lo farà. "Non agitiamoci" la bloccò Nunzio, riportando la calma come suo solito, smorzò l'atmosfera con il solito sorriso. "Posso provare io?" Azzardò Albe, lui e Luca avevano sempre avuto un rapporto forte e speciale, un po' come quello tra Alex e Luigi. "Chiamo Gigi, sento cosa mi dice, vediamo se scopriamo qualcosa" gli altri annuirono, mentre già pronto afferrava il cellulare e si chiudeva in bagno, cercando un minimo di intimità, lontano dalla pressione dei suoi amici preoccupati.

"Speriamo vada tutto bene" sospirò Sissi. Milena era estremamente silenziosa, nascosta dentro il puf viola alla destra del divano, respirava lentamente per non farsi prendere dal panico. Le capitava spesso di distaccarsi dalla realtà, come se niente intorno a lei esistesse più. E quando tornava con i piedi per terra, non si ricordava niente di cosa era successo. Strinse le mani a pugno per alleviare l'ansia, sentendo le unghie penetrarle la carne del palmo, e quello le diete finalmente un senso di sollievo, come se potesse tornare a respirare dopo tanto, si sentiva soffocare.

Quando Albe tornò quindici minuti dopo, sembrava sconvolto, i suoi occhi erano lucidi, e non appena incontrò gli occhi di Milena, qualche lacrima scese sulle sue guance. Si alzò in piedi non appena lo vide arrivare, ansiosa di un responso. Serena si avvicinò subito a lui per sorreggere il suo ragazzo, dandogli forza.
"È morta" mormorò a voce bassa, il silenzio nella stanza si fece tombale, come se improvvisamente anche loro fossero tutti senza vita. "La nonna, è morta" ripetè più forte. "È morta" ancora, come in preda ad un delirio. Non riusciva a guardare Milena negli occhi, fissava il muro davanti a lui, dove puntualmente una foto di loro otto da piccoli era affissa in ricordo, la scritta O8 a capeggiare sopra. Serena lo strinse ancora, lasciando che piangesse sulla sua spalla e cercando di calmarlo. Sentirono un improvviso tonfo, e quando si girarono nella sua direzione, Milena era stesa sul pavimento, priva di sensi. Era svenuta nel momento esatto in cui il suo cervello aveva processato l'informazione che il suo amico le aveva fornito. Il cuscino aveva fortunatamente attutito la caduta, ma subito accorsero tutti intorno a lei per farla rinvenire.

Era ovvio che fossero i più scossi, i due erano i più legati al ragazzo napoletano, che normalmente era capace di far ridere anche i morti, e ora non si vedeva da giorni. Conoscevano Maria da anni, la consideravano come una vera e propria nonna, e lei li aveva sempre trattati come tali. Quando riuscirono a farla risvegliare, dopo un bicchier d'acqua e un po' di respiri profondi, non esitò ad alzarsi, affermando di voler andare da lui. "Non dovremmo aspettare?" Azzardò Guido. Lei scosse la testa. "Dovremmo, ma non ho intenzione di farlo" si mosse freneticante, cercando le sue cose per andarsene al più presto.

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