Addio o arrivederci

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capitolo 15

Non ci sono addii per noi.
Ovunque tu sia,
sarai sempre nel mio cuore.
Mahatma Gandhi

Erano seduti in silenzio intorno al tavolo, Luigi stava bevendo un bicchiere d'acqua, si perse a guardare quel liquido trasparente. Milena sospirò, incorniciando le braccia. "Quindi?" Incalzò. Erano passati cinque minuti da quando era arrivata, e nessuno di loro aveva proferito parola. Ancora nessuno rispose.

Passarono ancora dei minuti, prima che Serena alzasse lo sguardo dal legno per puntarlo su di lei. "Andrai a vivere in Israele?" Tagliò corto. Nessun pelo sulla lingua, nessuna gentilezza ne esitazione. Erano andati lì per un motivo, e l'avrebbe portato a termine. "Sono solo sei mesi" sbuffò. "Però andrai" anche Alex la punzecchiò.

"Sì, andrò in Israele" sospirò nuovamente, la schiena poggiata sullo schienale della sedia. "Perché?" La guardò sconsolato Albe, serena sotto il tavolo gli stringeva con forza la mano, incapacitata a parlare. "Voglio realizzare il mio sogno" suonò dura, ma non voleva sentire ragioni. "E devi per forza partire per farlo?" Era Christian, che aveva finalmente smesso di guardare il muro vicino a lei.

"Si" una sola sillaba, non voleva aggiungere altro. "Non capisco, spiegaci almeno" Mattia era un misto fra il triste e l'arrabbiato. "Ma cosa vi devo spiegare? Vado, mi alleno, voglio vincere le Olimpiadi" alzò la voce, nervosa. "Non siamo qui per litigare" mise le mani avanti Luigi.

"E allora smettetela" si alzò in piedi. "Non mi sembra di chiedere tanto. Se vi offrissero un tour mondiale direste no?" Scosserò la testa. "E allora che diavolo volete da me?" Battè le mani sul tavolo. "Capire, che cazzo! Ci siamo svegliati un giorno e tu eri sparita, poi non eri più a casa e per caso abbiamo scoperto che eri dall'altra parte del mondo" anche Alex alzò la voce.

Lo sapevano tutti, era raro che si arrabbiasse ma quando succedeva non ce n'era per nessuno. "E sei com'è stato per noi sapere che ti saresti trasferita da Alice? Non hai pensato nemmeno di salutarci prima di partire per sei cazzo di mesi?" Lei non sapeva che dire, perché sapeva che aveva ragione e che aveva agito d'impulso. "Scusate, okay?" Sbuffò. "Volevo-" si bloccò davanti a una scena che le spezzò il cuore.

Le lacrime scendevano copiose sul viso di Carola mentre Luigi, accortosene, le accarezzava la spalla. Era rimasta in silenzio tutto il tempo, che per lei era strano. Così, quando aveva iniziato a piangere, la stanza era caduta nel silenzio. "Caro..." lo sguardo di Milena si sciolse, lei era la sua migliore amica e odiava vederla piangere. Nemmeno Carola stessa sapendo per quale motivo stava piangendo, realmente.

In parte era panico, perché tutti si urlavano addosso, parlavano uno sopra l'altro e lei non stava più capendo niente. In parte era tristezza, perché non voleva lasciar andare la sua migliore amica per sei lunghissimi mesi, che a lei sembravano un'intera vita. Ma soprattutto era rabbia, un'ira profonda che le partiva dal basso del ventre e saliva su in cima, bloccandole la gola e impedendole di parlare, tanto quanto di respirare.

"Scusate" si asciugò gli occhi, singhiozzando. "Non ci fate caso, continuate" Luigi strinse il suo abbraccio intorno al fianco della sua ragazza, cercando di calmarla per quanto possibile. Il sul tocco era magico, nella maggior parte dei casi, ma Milena era la sua migliore amica, e nessuno le avrebbe impedito di essere triste per la sua partenza.

"Io-" Milena sospirò, cercando di riacquistare la calma. "Mi dispiace, ragazzi." Erano sincere; quelle scuse, sebbene non avesse un vero motivo per scusarsi. "Mi dispiace essere sparita, non avervi scritto e mi dispiace che non sono stata io a dirvi che partirò. Sopratutto mi dispiace di aver provato a fuggire senza saltarvi" confessò. "Perché?" Christian la guardò, era ferito. "Si, perché non salutarci?" Mattia lo sostenne. "Sapete quanto è più difficile per me?" La guardarono, nessuno aveva il coraggio di risponderle. "Io me ne vado, ma voi sarete tutti insieme. Siete qui l'uno per l'altro e per quanto mi vogliate bene, potete sopravvivere senza di me. Non sarete mai da soli" annuirono. "Ma io? Io sono da sola, ragazzi"

"Sarò in un paese che non conoscono, dove parlano una lingua che io non parlo e nemmeno capisco, e dove metà popolazione non conosce nessun altra lingua, neanche l'inglese. Sarò sola, senza famiglia o amici, senza di voi. Scuola online e allenamenti in palestra, senza la mia squadra, questa sarà la mia vita. Non voglio lamentarmi, l'ho scelto io, è il mio sogno da tutta la vita, ma-" sospirò. "Ma per me vedervi e dovervi salutarmi è ancora più difficile di quanto pensassi quando ho preso questa decisione"

Carola fu la prima a muoversi. Non disse niente, semplicemente la strinse e pianse sulla sua spalla. Milena non era una che piangeva, non tanto quanto avrebbe dovuto, ma in quel momento sentì le lacrime pungerle gli occhi. Le trattenne, anche mentre gli altri suoi amici si aggiungevano alla stretta e le accarezzavano la schiena e i capelli. "Ti vogliamo bene" le assicurò Alex. "E nessuno prenderà il tuo posto, sarà qui e ti aspetterà come faremo noi"

"Grazie, anch'io vi voglio tanto bene, e mi mancherete" sospirò. "Mi mancherete davvero" sciolsero la presa per guardarla. "Ci mancherai anche tu, Millie Ollie" le sorrise Luigi, scoccandole un occhiolino. "Stasera a cena da me" parlò albe, tutti lo guardarono. "Chiamo anche gli altri, invita anche Alice e Sofia, facciamo una cena di saluto, ti va?" Le scappò un sorriso e annuì. "Si, grazie"

"Ci vediamo più tardi" le baciarono la fronte, o la guancia, a turno uno per uno. "A dopo" li salutò con la mano.

Guardò l'unico che ancora non l'aveva salutata, ed era anche l'unico rimasto dentro casa. "Che fai?" Lo risvegliò. "È colpa mia?" Milena spalancò gli occhi alle parole di Luca, sorpresa e confusa. "Dico, se te ne vai è per colpa mia?"

"Perché dovrebbe?" Quasi le scappò da ridere. "Per quello che- sai, quando eravamo in montagna e tu-" cercava le parole giuste, ma lei lo bloccò. "Non sono una tua ammiratrice che hai ferito e allora scappa, Luca. Ero la tua migliore amica e tu mi hai trattata come uno straccio." La guardò. "Sei ancora la mia migliore amica, ci tengo a te"

"Io no" due parole, due sillabe. Contemporaneamente i loro due cuori si spezzarono in mille pezzi. Lui perché l'aveva sentita confessare ciò e ci aveva creduto, lei perché era riuscita a dirlo pur non credendoci minimamente. "Non scappo da te, non sei così importante." Infilò il dito nella ferita e lo girò, come lui aveva fatto con lei. "A stasera" lo spinse fuori dall'entrata. "Se non vieni, ci vediamo fra sei mesi, forse" gli sorrise falsa, prima di chiuderlo fuori.

Fatto ciò, si abbandonò alle lacrime, scivolando lentamente contro il legno della porta.

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