Buona fortuna

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Capitolo 25

I giorni duri sono i migliori
perché è lì che
si fanno i campioni.
Gabby Douglas

"Milena svegliati! Ma che hai!" Olga, la preparatrice della nazionale con cui stava lavorando in vista delle gare internazionali in programma due settimane dopo, le urlò dal fondo della palestra, aveva appena sbagliato l'ennesima ripetizione con la musica. Era così ogni giorno ad ogni allenamento, ormai. C'erano svariati motivi per cui la sua prestazione era così scarsa ultimamente. Il primo era che aveva la testa piena di pensieri, pesanti e opprimenti. Ma normalmente questo non le sarebbe importato, perché la ginnastica veniva prima di ogni altra cosa e sarebbe riuscita a mettere ogni pensiero in un angolino, se avesse voluto. Il motivo principale per cui faceva così schifo ultimamente era che il corpo le faceva male. Non quel dolore normale che per una ginnasta è routine, non era stanchezza o dolore alla schiena. Era quel dolore lancinante che ti prende le ossa e i muscoli e ti paralizza, ti senti bruciare dentro, un fuoco che arde dritto contro di te e non vorresti fare alcun movimento. Un dolore che la mattina le rendeva difficile anche spostarsi le coperte di dosso, quel dolore per cui le persone piangono, ma lei non lo faceva. Aveva stretto i denti ed era salita sulla pedana con l'attrezzo tra le dita, ma quest'ultime tremavano, tremavano così tanto che il cerchio e le clavette scivolavano dalle mani sul pavimento. La testa le scoppiava e la stanza girava continuamente intorno a lei, eppure aveva guardato un punto fisso e aveva girato come l'insegnante le aveva ordinato, ma le gambe avevano ceduto e lei era caduta rovinosamente a terra, così gliel'aveva fatto rifare un'altra volta e lei era caduta di nuovo, e così ancora e ancora finché i calzini non si fossero completamente bucati per l'usura e l'attrito e le ginocchia non avessero iniziato a sanguinare. Aveva voglia di vomitare, e a volte il cibo la faceva stare meglio e altre volte aumentava la nausea, così chiudeva gli occhi, prendeva un respiro profondo e buttava giù le medicine, ma dopo qualche ora ricominciava tutto da capo. Ecco perché non riusciva a portare a termine un esercizio quantomeno sufficiente. Ed ecco perché ora guardava Olga avvicinarsi con rabbia a lei senza nemmeno un emozione sul viso, con lo sguardo spento, voleva solo buttare giù due pasticche ed sdraiarsi a letto. "Milena ma che ti prende, me lo spieghi? Così non ti ci porto in gara, per far fare una figuraccia a tutta la nazione!" Le urlò a qualche centimetro dal viso, qualche sputo le arrivò in fronte, ma non fece una piega. La palestra era caduta nel silenzio e Sofia e il resto della nazionale junior e senior guardavano la scena con la pelle d'oca e la paura che la furia dell'allenatrice si sarebbe rivolta contro di loro successivamente. Come poteva minacciare la campionessa del mondo di non portarla in gara? Come poteva non essere all'altezza lei? Se la campionessa del mondo non lo era, allora chi lo poteva mai essere?

"Rispondimi!" Le strillò nuovamente in faccia, ma ancora non ottenne nessuna reazione. Il suo viso si fece ancora più rosso e la rabbia le usciva dalle orecchie. "Milena giuro-" la bloccò.

"Voglio lasciare la ginnastica."

Quelle parole rimbombarono nel silenzio della palestra, lasciando tutti senza parole. Anche il respiro di Olga, che aveva sempre qualcosa da dire, si bloccò lasciandola a bocca aperta senza niente da risponderle. "Cosa vuoi fare, tu?" La fulminò con lo sguardo, non le importava perché lo volesse fare, a lei importava solo vincere. Non avrebbe mai lasciato che la sua maggiore fonte di guadagno se ne andasse.

"Lascio la ginnastica." Ripetè, ancora. Con la stessa apatia con cui l'aveva detto la prima volta. La voce monotono, robotica, come una registrazione. "Non gareggerò più." Aggiunse, a sostegno della frase precedente, forse per assicurarsi che tutti avessero capito. Non aspettò una risposta, non si piegò a raccogliere il cerchio dal pavimento, si girò e camminò verso lo spogliatoio con sicurezza. Sembrava spavalda, in realtà semplicemente non le importava più di niente. "Che diavolo stai facendo?" Sofia spalancò la porta subito dopo, mentre già la sua amica frugava nella borsa per vestirsi e andare a casa, sognava di sdraiarsi e alleviare quel dolore inumano. "Vado a casa" rispose ovvia, senza alzare lo sguardo dalla borsa. "Vuoi lasciare la ginnastica?"

Dove conduce l'amore | LDADove le storie prendono vita. Scoprilo ora