lucciole

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Capitolo 9

Se non fosse per il nostro
concetto di pesi e misure,
staremmo in riverente
ammirazione davanti alla
lucciola così come
lo siamo davanti al sole.
Khalil Gibran

Milena adorava le sere d'estate, quando il fresco le faceva venire i brividi ma lei comunque andava in giro con vestiti e top che la facevano sentire finalmente libera, aspettando solo che Luca offrisse lei la sua felpa. Quando le strade si svuotavano perché tutti fuggivano in vacanza, perdendosi la bellezza della città in estate. Quando le lucciole infestavano la foresta che circondava la casa in semi-montagna di Alex, dove si rifugiavano più spesso di quanto i loro genitori volessero, e scappavano tra gli alberi cercando di catturarle.

Luca le aveva detto una volta, in prima superiore, che le lucciole si illuminano per esigenze riproduttive. Lo aveva imparato a scuola ed era stato un'ora a spiegarle che a renderlo possibile era la bioluminescenza: un processo chimico grazie al quale alcune molecole si muovono velocissime e producono un'energia in grado di produrre luce a sua volta. Lo guardava incantata, desiderando solo di poter baciare quelle labbra che vomitavano fuori pallore scientifiche a tratti incomprensibili. Era stata in silenzio ad ascoltarlo, impegnandosi a capire ogni singola parola di quello che le stava dicendo, con non poche difficoltà. Poi lui le aveva detto una cosa che era rimasta impressa nella sua mente, e che aveva scatenato in lei una reazione a catena che come conseguenza portò Milena ad avere una strana e ossessiva mania per le lucciole.

Luca stava seduto sulla sedia della sua scrivania, giocava alla PlayStation, mentre Milena lo guardava, sdraiata sul suo letto, ascoltando ogni parola. I loro amici ancora non erano arrivati, e mentre un qualsiasi ragazzo dell'età del giocatore sarebbe saltato addosso alla piccola, indifesa e bellissima ragazza che lo aspettava a braccia aperte sul letto, lui si limitava a parlare e giocare alla console. "Tu sei come una lucciola" concluse così la sua spiegazione di quasi un'ora, e la castana aggrottò le sopracciglia, la sua fronte si arricciò su se stessa. "Mh?" Mugugnò, un accenno di confusione. Luca sorrise malizioso, incerto se rivelarle o meno quella sua riflessione. "Corri, non stai ferma mai, e ogni volta che fai qualcosa mi sembra che tu brilli. Ti guardo e vedo la tua luce, viene da te, ti illumini per ciò che dici e fai. Nasce da te, da nessun altro." L'altra si sentì arrossire, avvampò e il suo viso si colorò di rosso, lui al contrario era fiero e sicuro, capace di conquistare chiunque. "Sei la mia piccola lucciola" si girò, dando una spinta alle ruote della sedia, e si ritrovò davanti a lei, vicino al letto. Si tirò su con i gomiti e lo guardò divertita, cercando di mascherare la sua felicità e l'imbarazzo. "Non ero una pulce per te?" Lo prese in giro, cercando di smorzare la tensione che quelle parole avevano creato il lei. "Tu per me sei un po' tutto".

Adesso lei era ossessionata da quei piccoli animaletti, e ogni estate era lei a spingere per scappare fra gli alberi a cercare di catturare le piccole creature volanti. Sorrideva e correva da una parte all'altra, saltando rami e rischiando di rompersi più di un osso rincorrendo le lucciole. Sarebbe stato così anche quel fine settimana, perché la casa di Alex li aspettava, non erano tutti. Anzi erano un numero piuttosto ristretto, rispetto al loro solito. Mancavano all'appello tutti quelli che erano a lavoro, oppure che erano con le famiglie, maledetti loro che avevano deciso di andare in mezzo alla settimana.

Milena trascinava su per la strada ciottolosa la sua valigia, ogni tanto un sassolino si incastrava in mezzo alle ruote e ne perdeva il controllo, riacquistandolo velocemente. "Ma quanto manca?" Ansimò Cosmary, posando le mani sulle ginocchia, stremata. Luigi ridacchiò, tirandole una pacca sulla spalla. "Veniamo qui ogni estate, sai questa strada a memoria, sai benissimo che mancano almeno dieci minuti" la prese in giro, mentre il suo ragazzo tornava indietro e le sfilava il trolley di mano, per aiutarla a portarlo. Lei gli sorrise dolcemente, Milena li guardò con un pizzico di invidia, si chiedeva quando avrebbe trovato un amore così. Inevitabilmente, inconsciamente, si ritrovò a guardare il ragazzo davanti a lei, che marciava con il sorriso sulle labbra, come se il borsone appeso sulla sua spalla pesasse meno di un grammo.

L'ennesimo frammento di sasso si insinuò nelle ruote del suo bagaglio, stavolta la mente vagava, così non riuscì a connettersi con il corpo e la fece finire giù con la valigia invece di ritrovare il controllo, sulla strada, le ginocchia e le mani si scontrarono con i sassi e il cemento. Strinse i denti, si sbucciò la pelle e sentì le ferite bruciare. Il dolore non poté che aumentare mentre stringeva la mano che Christian le aveva porto, il sangue fresco macchiò la pelle limpida del suo amico, e il contatto le fece frizzare i tagli, mentre si tirava su con il suo aiuto. "Stai bene?" Carola arrivò velocemente, lasciando il suo borsone per terra come niente fosse.  Sorrise e si asciugò il sangue con la manica, al suo meglio, si guardò in giro, rassicurando i suoi amici facendo con le spalle quel verso di chi si è fatta niente. "Ti porto la valigia" Luca arrivò da davanti, facendo retromarcia per accorrere in suo aiuto. Ma lei non era una principessa che doveva essere salvata, ne la regina che deve essere servita e riverita, lei era l'albero maestro, stabile, forte, duro. "Faccio io" lo anticipò, posando nuovamente la sua presa sulla maniglia, la strinse e riprese a camminare.

Mentre camminavano Luca la guardò silenzioso, stavolta dietro di lei, osservò il suo corpo piccolo e fragile. Sognava di proteggerla, dentro di lui sentiva l'irrefrenabile bisogno di essere quello su cui lei poteva contare. Però la conosceva, e gli faceva male  saperlo, che lei non aveva bisogno di contare su nessuno, lei sapeva fare benissimo tutto da solo. Era quella che cadeva e si rialzava da sola, che se accettava il tuo aiuto era più per farti sentire utile che perché ne avesse davvero bisogno. A lei non servivano gli altri, ma a loro serviva lei. Faceva qualcosa di incredibile e si applaudiva da sola, perché, anche se non sapeva di essere grandiosa, non aveva bisogno della gratificazione altrui per sentirsi migliore.

La guardava e pensava a quanto fosse bella nella sua forte fragilità. Così debole all'apparenza, così potente dentro di se. Non le serviva niente, nessuno. Non aveva mai accettato l'aiuto dei suoi amici, per niente. La situazione della sua famiglia, ne parleremo più avanti, era complicata e difficile, eppure non aveva mai chiesto a nessuno di loro niente, e aveva rifiutato tutto ciò che le era stato offerto. A lei non serviva essere aiutata, ma a loro serviva farlo. Il minimo, offrire un gelato o aprire una portiera, perché la consapevolezza che lei fosse più forte di tutti loro, ma allo stesso tempo così spezzata all'interno, era troppo pesante da sopportare. Avevano bisogno di distrarsi, eppure Luca non faceva mai niente che lei non volesse.

Aspettava, aspettava pazientemente. Non offriva quasi mai il suo aiuto a Milena, perché sapeva bene che non le serviva. Lo faceva quando la vedeva a terra, strapazzata, sanguinante, come poco prima. E comunque lei non accettava. Lui non diceva "ti do una mano" oppure "lascia, faccio io" perché non era così che funzionava con lei. Stava zitto, attendeva. Perché lui sapeva, che quando ne avrebbe davvero avuto bisogno, si sarebbe rivolta a lui. Non  a parole, non avrebbe mai chiesto aiuto, gridando a gran voce che era nei guai. Lei lo faceva con i gesti, con gli sguardi, e tutte quelle poche volte che era successo, Luca aveva accolto la richiesta a braccia aperte.

Arrivarono, come Luigi aveva accennato, alla casa quindici minuti dopo. Sorrisero guardando la piccola villetta immersa da sola nel verde e nelle loro menti tutti i bei ricordi balenarono come lucciole nel buio. Posarono le valige sul pavimento del giardino, nell'atrio della casa, subito dopo il cancello d'entrata, per riposare le braccia e le canne stremata. Mentre tutti si sedevano o bevevano dell'acqua per riprendersi dalla scalata, Milena si girò verso di loro e aprì le braccia con un sorriso in volto.

"Stasera cerchiamo le lucciole?"

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