Scelte (sbagliate)

456 25 8
                                    

Capitolo 23

A volte è necessario decidere tra
una cosa a cui si è abituati
e un'altra che ci piacerebbe conoscere.
Paolo Coelho

Il giorno successivo si ritrovò a parlare con lui a ricreazione, e quello dopo ancora, e quello dopo uguale e poi ancora per la settimana successiva e così finché non ne furono passate due. Si erano incontrati occasionalmente nello stesso bar dopo i suoi allenamenti e poi l'aveva accompagnata a casa, e lei gli aveva concesso di  dargli il suo numero solo dopo dieci giorni. Erano passate più di due settimane, lei passava ogni singolo giorno con lui, eppure non aveva ancora detto a nessuno di averlo conosciuto.

Oggi non ti alleni, giusto?

Il suo cellulare vibrò sul tavolo, sbuffò mettendo giù la penna con cui stava facendo i compiti per rispondere.

No, perché?

Lui ci mise poco a scrivere e inviare la risposta.

Usciamo, mi sto spallando

Osservò i libri sotto di se, avrebbe dovuto studiare, nonostante fosse sabato, perché durante la settimana non aveva mai tempo e doveva mettersi in pari, considerando che il weekend erano gli unici due giorni dove non andava a scuola né in palestra. Ma, come vi dicevo, in quel periodo faceva le cose senza saperne il motivo, così inconsciamente rispose subito.

Dove andiamo?

Ti passo a prendere
tra dieci minuti, sorpresa

Senza nemmeno mettere a posto i libri, si alzò per lavarsi e cambiarsi, nemmeno si truccò perché con lui era involontariamente spontanea. Arrivò dopo otto minuti da quel messaggio, ma tanto lei era già pronta, e montò subito in sella. Arrivati al parco, Giovanni stese una coperta e ci si sdraiò subito sopra. "Non ti facevo tipo da parchi." Lo prese in giro come a suo solito. "Questo posto è speciale" dentro di se si chiese perché ci avesse portato lei se era così speciale, ma non disse niente. "Non ci viene mai nessuno qui" Si sedette, giocando con il telo. "Come l'hai scoperto?"

"È dietro casa mia." Indicò un edificio davanti a loro, Milena si morse il labbro. Non era un bel quartiere, le case erano tutte mal ridotte e le famiglie che ci vivevano non avevano fama di essere brave persone. "So a cosa stai pensando." Lei gli rivolse un'occhiata confusa. "Cioè?"

"Niente". Scosse la testa, non voleva iniziare quel discorso, e Milena lo lasciò fare. "Stai meglio?" Ricordava di avergli detto che negli ultimi giorni non si era sentita bene. "Un po'" sospirò, in realtà era rimasta invariata la situazione, e il fatto che si allenasse così tanto non migliorava certo la situazione. "Passerà." La rassicurò, e lei annuì.

Si tirò su a sedere accanto a lei, poi tirò fuori dallo zaino una bustina. La castana aggrottò le sopracciglia, non poteva non riconoscere ciò che c'era al suo interno. "Che fai?" Si mise sulla difensiva. "Mi giro una canna" Alzò le spalle con nonchalance, facendo quello che le aveva appena comunicato. "Vuoi?" Milena sbattè più volte le palpebre, colta alla sprovvista. Non riflettè più di tanto, ancora una volta parlò senza pensare.

"Si"

"Mi sei mancata, torni dall' Israele dopo mesi e sparisci subito?" Carola la abbracciò, aveva finalmente acconsentito a uscire con loro per la prima volta dopo quasi due settimane. "Scusami, tra scuola e ginnastica non avevo tempo". Ridacchiò, per coprire l'enorme menzogna. Di tempo ne aveva eccome, ma lo dedicava tutto a Gio. "L'importante è che tu ora sia qui" Luigi le girò un braccio intorno alle spalle, sorridendo. "Esatto! Quindi beviamo per festeggiare!" Serena battè le mani sorridente, andandosi a sedere a un tavolo e alzando un braccio per attirare l'attenzione del cameriere.

Lei ordinò solo dell'acqua, ancora non si sentiva al 100% e non voleva peggiorare le sue condizioni già abbastanza precarie. Comunque, risentiva ancora l'effetto di ciò che aveva fatto quel pomeriggio con Giovanni. Ovviamente non l'aveva detto ai suoi amici, ne tantomeno aveva intenzione di farlo nel prossimo futuro. "Sicura che non vuoi?" Dario le offrì il suo bicchiere, stranito che la sua compagna di bevute l'avesse abbandonato, nonostante avesse notato da giorni che lei si comportasse in modo strano, distante. Scosse ancora una volta la testa. "Sto bene così, grazie".

"Niente di nuovo da raccontarci?" Alex si sporse verso di lei, guardandola con sguardo accusatorio. "Nah". Mentì ma dentro di se non riusciva a capire perché non gli voleva raccontare del suo nuovo amico. "Voi?" Spostò l'attenzione da se stessa e Christian colse la palla al balzo per raccontare della nuova offerta che aveva avuto da un'agenzia di ballo. Sospirò, dando un'occhiata al telefono, Giovanni non rispondeva ai suoi messaggi, probabilmente era uscito.

"Lù!" Cosmary si alzò per salutare il ragazzo che era appena arrivato, fortunatamente solo. Millie si girò per lanciare uno sguardo assassino alla sua migliore amica seduta accanto a se. "Avevi detto che non ci sarebbe stato". Le ricordò le sue parole di quella mattina. "Pensavo che non sarebbe venuto, lo giuro". Provò a giustificarsi, gesticolando nel panico. Milena si alzò subito, raccogliendo in fretta e furia le sue cose.

"Millie, aspetta" Luca si accorse subito che se ne stava andando, e si mosse a fermarla. "Non chiamarmi così". Lo fulminò. "Ci vediamo ragazzi, è stato bello." Si rivolse ai suoi amici, che le regalarono flebili sorrisi, tristi di vederla andare via così presto dopo tanto tempo che non la vedevano, prima di dirigersi verso la porta e uscire. "Fermati, ascoltami per favore." La rincorse lui, fino ad afferrarle un polso. "Non toccarmi." Si sentì bruciare sotto il suo sguardo. "Fammi spiegare ti prego, solo due minuti"

"Non voglio che spieghi niente. È stato un errore quello che è successo a Tel Aviv ed evidentemente non è stato niente di speciale, per nessuno dei due". In Marcò il segno sull'ultima frase, per quanto fosse un'enorme bugia. "È tutto apposto, tu puoi essere felice con Elena e io starò benissimo." Non lo lasciò parlare prima di andarsene e dargli le spalle.

Lui la chiamava, ma lei correva via lontano da lui, senza guardarsi indietro. Si morse il labbro per non piangere, ma non funzionò e le lacrime presero a scendere velocemente lungo le sue guance. Si fermò svoltato l'angolo, sicura che lui avesse smesso di seguirla, e tirò fuori il telefono con le mani tremanti. Chiamò l'unica persona di cui sentiva di potersi fidare in quel momento. "Pronto?" Intorno a lui musica e urla, era probabilmente ad una delle solite feste a cui andava continuamente, qualcosa di illegale. Lei non rispose, ma un singhiozzo sfuggì alle sue labbra serrate. "Mil? Stai piangendo?" Giovanni si tappò l'altro orecchio cercando l'uscita da quella casa, per sentirla meglio. Ancora, nessuna risposta ma solo rumore angosciante del suo respiro mozzato e del suo pianto disperato. "Dove sei? Ti vengo a prendere." Lei gli indicò a voce tremante dov'era, e in poco tempo lui fu lì. La trovò appoggiata ad un muro, piegata sulle ginocchia, il trucco rovinato e il labbro che tremava per il pianto. "Tesoro" si avvicinò prendendola tra le sue braccia, stringendola. "Va tutto bene. Cos'è successo?" Si aggrappò alle sue spalle cercando un punto fermo in mezzo a quella tempesta.

"Andiamo via di qui" parlò a scatti, interrotta dai singhiozzi. "Sì, ti porto a casa." La tirò su, lei sentiva le gambe cedere. "Non voglio andare a casa" sussurrò come una bambina. "Dove ti porto?" Salirono sulla moto e lei, senza più nessuna esitazione, si strinse forte a lui. Ancora una volta, lei non ci pensò.

"Da te"

La casa di Giovanni era esattamente come lei se l'aspettava. Mal ridotta, piccola, sporca, e nonostante fosse notte non c'era nessuno se non loro. Gli aveva spiegato a grandi linee cos'era successo, non era la prima volta che gli parlava di Luca, era stato argomento di conversazione più di una volta. Era seduta sul suo letto, con una sua felpa a coprirla fino a metà coscia, mentre lui la guardava da seduto sulla sedia della scrivania. Aveva smesso di piangere da più di dieci minuti. Si buttò indietro, sdraiandosi. "Hai sonno?" Mormorò lui, nonostante non ci fosse nessuno da svegliare. "No" Sbuffò, poi irrazionalmente se ne fregò di tutti i sintomi che da una settimana la tormentavano. "Dimmi che hai qualcosa da bere, o da fumare." L'ultima frase, sorprese lei quasi più di lui, ma lasciò entrambi sorpresi. Giovanni sorrise. "Certo".

Dove conduce l'amore | LDADove le storie prendono vita. Scoprilo ora