Cinquantuno

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"Mamma.."

Jimin sbarra gli occhi  e richiude la porta sbattendola, come avesse visto un fantasma.

Resta lì a fissarla senza pensare a nulla tranne che alla sensazione di ansia che sta attanagliando la sua gola.

"Jiminie.."

La sua voce.. la voce della sua mamma.. non la sentiva da così tanto tempo. Il suo cuore sta per collassare e prima che se ne accorga ha le guance rigate dalle lacrime.

"Jiminie.. non vuoi farmi entrare?"

Jimin si volta a dare le spalle alla voce che  continua a chiamarlo, vorrebbe andare in camera , chiudersi lì e fare finta che non sia successo nulla.

Non ci riesce.

Resta lì ad ascoltare il suo nome ripetuto instancabilmente dalla persona che amato di più e che l'ha deluso di più al mondo.

Si siede a terra singhiozzante abbracciando le sue ginocchia e mordendosi il labbro inferiore per non essere in grado di essere più forte.

"P-parlami ancora mamma.."

Non riesce a mandarla via, ha un bisogno viscerale di ascoltare la sua voce per sentire ricambiato almeno un briciolo di quell'amore per lei che non era mai riuscito a seppellire davvero.

Ora anche lei sta piangendo, piano, ma Jimin non può fare a meno di avvertire disperazione nel modo in cui piange.

"Jiminie.. ti prego.. lasciami entrare..
Ho bisogno di vederti.."

Si tira su in piedi, si asciuga le guance con le maniche della felpa e apre la porta.
Anche sua madre è rannicchiata per terra, questo gli fa venire in mente come loro due siano sempre stati uguali nell'aspetto e nel modo di fare.
La donna si tira su di scatto non appena avverta la porta aperta alle sue spalle.

"Entra.."

Jimin chiude la porta e quando si gira incrocia lo sguardo di sua mamma e si fissano in silenzio senza dire nulla.
Lei fa per abbracciarlo, ma lui si tira indietro quasi sconvolto dall'audacia di lei nel pensare che potesse abbracciarlo come niente fosse.
Glielo dice.

"Hai ragione, lo capisco"

Lei continua a guardarlo con sguardo tenero , ma  Jimin , ripresosi dallo shock iniziale, in questo momento prova solo rabbia .

"Vuoi da bere?"
Chiede con tono indifferente. Lei annuisce e si accomodano in cucina.
Jimin prende due bicchieri dalla dispensa, poi apre il frigorifero e tira fuori dell'acqua e un succo alla pesca.

"Ho solo questo.." - si giustifica, poi versa l'acqua per sé e il succo per la mamma ed entrambi sorseggiano dal proprio bicchiere per alcuni minuti, evitando i rispettivi sguardi.

"Mi piace il tuo appartamento.."

"Non è mio.. ci abito solamente..
Mamma.. cosa ci fai qui?"

"Volevo solo vederti Jiminie..."

Jimin la guarda sconvolto, poi si alza e va in bagno.
Apre il rubinetto del lavabo e si lava ripetutamente il viso sperando che il contatto con l'acqua ghiacciata possa in qualche modo rasserenare il suo stato d'animo combattuto.

Ha sognato un milione di volte di rivedere i suoi genitori, una parte di sé vorrebbe solo dimenticare tutto e stare con la sua mamma tutto il giorno e per sempre. L'altra invece vorrebbe scagliare su di lei tutto il dolore che ha sopportato in questi anni, essendone lei l'artefice.

Quando torna in cucina la donna è ancora lì e fissa il suo bicchiere ormai vuoto.

"Allora sentiamo.. come mai vuoi rivedere il mostro di figlio che la sfortuna ti ha dato?"

"Ma che dici?"

"Mi sembra fossero proprio
queste le parole esatte.."

"Non ho mai detto nulla del genere, io.."

"Ma eri lì quando papà me le diceva e non ti ho sentito dire nulla per difendermi!"

"Lo so.. non potevo..ti prego Jiminie.. non sei più nella mia vita e io sto impazzendo.. dammi la possibilità di spiegarmi. Non sei costretto ad accettare le mie scuse, ma vorrei solo poterti parlare.
Io con mio figlio.
Senza nessuno in mezzo a decidere per noi.
Per favore Jimin.."

Jimin non era mai riuscito a spiegarsi come mai la sua mamma avesse deciso di non desiderarlo più come figlio. Da bambino gli ripeteva continuamente che lei ci sarebbe stata per lui sempre, senza eccezioni, qualsiasi fossero state le scelte nella sua vita lei sarebbe sempre stata lì, per lui, per sempre. Poteva garantire questo anche da parte del suo papà, perché i suoi genitori lo amavano.
Era stata la certezza di questo amore infinito e incondizionato reciproco ad infondere in Jimin il coraggio di confessare alla sua famiglia di essere attratto solo dai ragazzi e non dalle ragazze.
Si era rivelato con notevole nervosismo, aspettandosi una reazione forte da parte loro, ma che non volessero più avere a che fare con lui, mai.

Jimin ha bisogno di capire di più e acconsente alla richiesta della donna. Si spostano in salotto sul sul divanetto azzurro, per stare più comodi.

"Come hai fatto a trovarmi?"

"Mi ha portata qui Jungkook. Tra un'ora torna a prendermi per cui non abbiamo molto tempo.
Lui poi passerà qui da te stasera"

"Jungkook???"

" Si.. da qualche mese viene a trovarci per parlare soprattutto con tuo papà.. hai un ragazzo fantastico.
Jimin , sono così contenta per te. Sai domani è il mio è il tuo compleanno e Jungkook ha convinto il papà a farci rivedere come regalo per entrambi."

Jimin ha gli occhi spalancati per lo stupore e non riesce a capire cosa succede. Kookie a quanto pare conosce i suoi genitori e ha fatto tutto questo alle sue spalle, senza nemmeno chiedere al diretto interessato se gli stava bene o meno.
Non riesce a contenere la rabbia.
Si sente tradito da tutti, sotto ogni fronte.

"Jimin non reagire così.. quel ragazzo ti adora.
Lo ha fatto per te.. per noi.
Se vuoi puoi continuare ad odiarmi, ma ho bisogno di dirti che io non avrei mai voluto separarmi da te nemmeno per un secondo. Non immagini quante notti insonni ho passato non sapendo dove tu fossi. Non sono mai stata più terrorizzata di così nella mia vita. Mi sei mancato al punto da sentirmi morire. Ogni sera speravo di addormentarmi per avere una chance di sognare il tuo volto, il tuo sorriso, la tua voce.
Tuo padre e soprattutto tuo nonno non mi hanno permesso di proteggerti. All'inizio il nonno mi ha picchiata quasi ogni sera perché piangevo per te."

" Oh mamma.. allora mi vuoi ancora bene?"

"Ma certo piccolo, il fatto che tu abbia pensato il contrario mi distrugge.. vieni qui.."

Jimin si  raccoglie  tra le braccia della sua mamma come faceva da bambino ed entrambi piangono confortandosi a vicenda per le sofferenze che questa situazione ha causato ad entrambi.

"Il mio bellissimo bambino... mi dispiace.. mi dispiace.. non sapevo come fare..
Il mio bambino.."

"D-dispiace anche a me mamma,
per colpa mia tu.."

"Non dirlo nemmeno per scherzo,
non è mai stata colpa tua"

"Dobbiamo parlare di tuo papà.."

Hotline - JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora