"Io sono pazzo, e non mi dispiace esserlo."
Amon Le Savage
«Game over, Venere».
Rimasi immobile, senza dire nulla.
Gli occhi non vollero saperne di aprirsi, e il mio corpo era come paralizzato.
Mi afferrò un polso con la sua presa ferrea, facendomi alzare e poi mi strinse a sé. Percepii il suo calore corporeo.«Ti meriti una bella punizione...», mormorò, a fior di collo, mentre intanto vi lasciava dei casti baci.
Sussultai quando però mi afferrò per il collo con la mano, stringendo la presa fino a farmi mancare l'aria nei polmoni. Quel gesto mi eccitò, anziché farmi paura. C'era qualcosa che non andava in me.«Guardami», ordinò. Strinse di più la presa ferrea sul mio collo.
Boccheggiai e, infine, aprii gli occhi.
Lo guardai; faceva paura. Metteva paura perché era furioso e, nonostante ciò, io lo trovavo ancora più sexy. Stare con quest'uomo mi stava facendo ammattire... a cosa stavo pensando?I suoi occhi costellati di stelle erano diversi, erano affilati di rabbia e affollati di emozioni negative: la vendetta, l'impazienza, la paura, la rabbia e la crudeltà.
«N-Non... respiro», ansimai, senza fiato.
Allentò la stretta, e mi scaraventò bruscamente fuori da questo sgabuzzino.
Mi trascinò fino alle scalinate gemelle.«Ti rinchiuderei in una cella, se non dovessi preoccuparmi che tu possa tentare di attentare alla tua vita».
Mi prese in braccio come se fossi un sacco di patate e con maestria e prontezza salì le scale con me sulla spalla.«Mettimi giù», ordinai, sembrava più una supplica. Rise malefico.
«Non sei nella posizione di dare ordini a me, Venere», rispose, odio uscì dalla sua bocca.
Mi odiava ed era evidente.
Salì le scale, fino ad arrivare al secondo piano. Non ero mai salita qui.«Dove mi stai portando?», domandai, impaurita. Non rispose.
I colori della notte e delle stelle inondavano questa tenuta oscura e malvagia. Lui lo era. Era perfido.Era uguale al primo piano, tranne che per una porta: era situata alla fine del corridoio, e aveva delle incisioni sulla porta con scritto stanza delle torture, sottostante invece vi era un divieto che intimava vietato l'accesso a chiunque non sia stato autorizzato a entrare.
Stanza delle torture?
Mio dio... cosa voleva fare?Girò la maniglia e apri la porta.
Intravidi una luce diversa da quella che adornava il resto della tenuta.
Le luci erano rosse, rosse come il sangue.
Mi guardai intorno inebetita.
Questa non era una stanza normale... era una stanza delle torture. E lo era per davvero
Perché mi aveva portata qui?«Amon... dove diavolo mi hai portata?», domandai, confusa e agghiacciata.
Non rispose, percorse la stanza fino ad arrivare a un letto matrimoniale a baldacchino dalle coperte nere, con tanto di manette e catene a ornare il medesimo. Rabbrividii.
Mi buttò sul letto. Sussultai, sorpresa.
Cercai di alzarmi ma lui fu più svelto di me, mi afferrò entrambi i polsi con una sola mano e con l'altra mi ammanettò prima un polso, poi l'altro, al letto delle torture.«Sei pazzo. Che stai facendo?! Liberami!», urlai, furiosa e impaurita.
Sentivo le lacrime premere per scendere, la paura cresceva a dismisura dentro di me.
Cosa voleva farmi?
Aveva detto che non mi avrebbe toccata senza il mio consenso... aveva cambiato idea?
Avevo paura, speravo che si trattasse di un brutto sogno.«Questa è la stanza dei giochi, petite flamme...», sussurrò sensuale al mio orecchio sinistro.
«...Volevi giocare, no? Eccoti accontentata», mi sbeffeggiò.
Chiusi gli occhi dal terrore e abbassai il viso, volevo sparire.«Questa è la stanza che solitamente è utilizzata per le torture, di ogni tipo, ma per te... potrei farla diventare qualcosa di molto meglio», mi disse, il tono suadente.
Lui con le dita mi rialzò il volto, e ordinò: «Apri gli occhi».
Lo feci. Il suo aspetto era a dir poco peccaminoso e dannato, era bello e attraente da mozzare il fiato, tanto quanto fosse... pericoloso. Era il mio rapitore. Era un pericolo. Amon era un folle pericolo.
Dovevo prenderne atto.«Sì, mia cara Afrodite... io sono pazzo, e non mi dispiace esserlo», mormorò, a fior di labbra, intuendo la direzione dei miei pensieri. Il suo respiro si fondeva al mio.
«In questo momento, petite flamme...», fece una breve pausa. Il suo respiro batteva sulle mie labbra.
Questa stanza... veniva usata per delle cose indicibili. Mi guardai attorno, restai allibita e senza parole. Era pieno di strani oggetti, che mi fecero venire i brividi.
«...Vorrei punirti per bene, vorrei renderti tremante e piangente, eccitata e supplicante, con alcuni di questi oggetti che vedi, che ti farebbero godere e implorare di avere di più... e soltanto quando non avresti più neanche un briciolo di energia in corpo...», sussurrò a fior di labbra e si interruppe, sfiorando leggermente il labbro inferiore. «...Mi ficcherei tra le tue gambe», finì, il tono suadente e ammaliante.
Era un abile seduttore, mi sentivo pulsare forte il cuore e la mia intimità celata dal pigiama, anche se lo detestavo, lo desideravo oltremodo.
«Non ti piacerebbe come punizione, Afrodite?», domandò sardonico. Lo guardai storto.
Usai tutto il mio auto controllo per rispondergli: «No, non mi piacerebbe».
Ridacchiò. «Ah, no? Non ti piacerebbe?», mi sbeffeggiò, sarcastico e sensuale.
«Io scommetto il contrario».
Che voleva fare?
Aveva intenzione di...?
Scosse la testa, negando e comprendendo la direzione dei miei pensieri.«Ti scoperò soltanto quando lo vorrai. Non ti forzerei, Venere. Mi sembra di avertelo già detto», ribadì.
«Mi piacerebbe anche infliggerti del dolore, oltre che piacere... ma devi essere tu a volerlo. Non mi piacerebbe sennò».
Be', sì ma dopo dove mi aveva portata e legata... qualche dubbio mi aveva invaso la mente.
«Allora perché mi hai portata qui e mi hai legata?», domandai confusa.
«Perché volevo farti spaventare ed eccitare...», confessò. E ci era pienamente riuscito, il maledetto.
«Inoltre, ho notato una cosa...», si interruppe, mi fissò malizioso e sorrise maliardo.
«...Ammettilo, la paura ti eccita. Non è vero, Afrodite?».
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The Serpent of Darkness
Fantasy«Non esiste speranza o un lieto fine... per quelli come noi». Venere è una bellissima ragazza di quasi diciott'anni che ha perso la sua famiglia in un incendio, è tormentata dai ricordi del suo turbolento passato e non desidera nulla più della sua s...