20 - I don't want this feelin', I can't afford love

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Buona festa delle donne a tutte le mie lettrici, vi amo✨️
Aggiornamento a sorpresa come mimosa da parte mia, anche se non mi piacciono molto le festività haha
Spero apprezziate questa sorpresina.
Buona lettura 👀✨️

"Si erano dichiarati guerra mentre con gli occhi facevano l'amore."

Bukowski

Mi sentivo i sensi intorpiditi, i muscoli tesi come corde di violino, e mi sentivo le tempie come trapassate da un centinaio di lame incandescenti

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Mi sentivo i sensi intorpiditi, i muscoli tesi come corde di violino, e mi sentivo le tempie come trapassate da un centinaio di lame incandescenti. Tentai di muovermi, di sgranchirmi, di allentare la tensione esplosiva che risiedeva nel mio corpo, ma fallii miseramente, e mi accorsi di essere immobilizzata. Adesso compresi anche il motivo dei miei malesseri alle braccia e alle gambe. Ero tornata a essere legata alla stanza delle torture. Appena aprii gli occhi al massimo, iniziai ad allarmarmi maggiormente. Ero da sola. Completamente sola.
Amon dov'era finito?

«Amon!», sbottai, forastica.
«Maledetto! Bastardo!», insultai.
Mi dimenai, irritata. Odiavo essere bloccata e privata della mia libertà.
«Vieni. Qui. E liberami», continuai a parlare, nella speranza di essere udita.

Udii una risatina, che a poco a poco si fece sempre più vicina. La porta della stanza delle torture venne aperta, e una figura imponente e dalla carnagione dorata esordì con: «Vedo che sei già in piene forze, Amon ne sarà sorpreso».
Kai. L'ultima persona che desideravo vedere in questo momento. Non che desiderassi vedere Amon, volevo solo prenderlo a parolacce e farmi liberare.

«Liberami».
«Oh, sì, anche io sono felice di vederti sana e salva», mi sbeffeggiò.
Lo trucidai con lo sguardo.
«Non sei felice, mostriciattolo?»
«Tutt'altro, Kai. Ti ucciderò io stessa. Ti odio, anzi, vi odio tutti!», sputai acida come il vetriolo. Lui mi sorrise sbieco.

«Dillo ancora, mi eccita il tuo odio», rivelò, senza problemi.
Era assurdo. Ripugnante.
E sentirmi il suo sguardo dorato colmo di desiderio addosso lo era ancora di più.

«Sei disgustoso».
Ma in parte mi piaceva questo suo strano modo di fare. Mi piaceva insultarlo. Mi rilassava e innervosiva al tempo stesso.

«E cos'altro sono? Insultami di più, avanti. Mi piace essere insultato da te, Venere», mi provocò.
Cosa ci trovava di bello nell'essere insultato da me?
Aveva qualche problema.
Ne ero più che certa.

«Sei un pazzo psicopatico. Mi fai venire la nausea. Ti detesto. Voglio che mi liberi, Kai. Adesso. Mi fanno male le ossa, dannatazione!», sbottai nervosa e stanca. Lo scrutai con una carica d'odio veemente e lui ridacchiò.

«Povero mostriciattolo...», mi derise sarcastico. Lo guardai storto e infastidita.
«Non. Chiamarmi. Mostriciattolo», scandì i termini.
Che urto quando mi chiamava con questo osceno soprannome.
Avevo una rabbia che mi ribolliva dentro che stentavo a crederci. Non mi ero mai sentita così. Così tanto furiosa.
«Oh, che povero piccolo mostriciattolo... ti fanno male le ossa?», mi sbeffeggiò ulteriormente. In risposta alzai gli occhi al cielo, snervata dai suoi modi.

The Serpent of DarknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora