5 - But I know that you feel like a piece of you's dead inside

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"Guarda le piccole cose perché un giorno ti volterai e capirai che erano grandi."

J. Morrison

 Morrison

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Tempo.

Ticchettio, lancette che si spostano con una lentezza estenuante producendo un rumore irritante che si conficcava dentro la mente. Lancette che non vedevo da tantissimo tempo, ma che la mia mente vedeva, udiva, perché non poteva più averle nella realtà.

Quando qualcosa ti viene strappata via senza il tuo beneplacito, nonostante per tutta la tua esistenza l'avessi reputata superflua e scontata, ne avvertivi istintivamente la mancanza, rendendoti conto di quello che hai perso, qualcosa che non pensavi neppure di possedere. Qualcosa che neppure reputavi importante. Qualcosa che c'era e basta, ma che tu non notavi minimamente.

Il tempo era un lusso che in questo luogo non era consentito. O perlomeno, la conoscenza di esso. Era vietato sapere l'ora. Chiederla. Diffonderla.

All'HTS era proibito guardare l'orologio. Non dovevi neppure osare chiedere a un inserviente o a un medico l'orario, perché venivi severamente punito. Le punizioni qui, però, non erano affatto piacevoli come spesso lo erano state con Amon. Lui riusciva a rendere bello anche il vomitevole, a rendere sopportabile e stimolante il dolore, a rendere la vergogna pura eccitazione, a rendere l'odio un folle e irrazionale desiderio irrefrenabile.

Queste persone, invece, quando dovevano punirti, ti spezzavano. Ti facevano percepire ogni millimetro della tua pelle disintegrarsi sotto il loro passaggio. Ti facevano vomitare l'anima e rigettare il cuore. Ti rendevano aridi gli occhi privandoti persino della facoltà di piangere e di sfogarsi. Ti rendevano un mero automa. Un essere senza vita. Manovrato da una mente superiore a tutte le nostre. Quella che impartiva gli ordini. Eppure eravamo noi a permettere a quella mente di comandare... e nonostante il bisogno di ribellarsi, nessuno ne aveva l'ardire di farlo per davvero. Tutti temevano le conseguenze.

«Lasciatemi andare brutti stronzi!»

La mia mente rimbalzò a chissà quanto tempo fa, non riuscivo a rammentarlo. Sembrava passata un'eternità.

«Per favore, no!»

Il mio intuito aveva avvertito che questo posto non sarebbe stato come le volte precedenti, aveva percepito che questa volta Amon avrebbe giocato seriamente ogni carta a sua disposizione, persino quelle ottenute con l'imbroglio.

«Amon... ti prego...»

Dolore, pronunciare quelle parole era dolore allo stato brado. Mi sentivo annientata. Priva di scelte. In trappola. Ridotta a piegarmi a voleri altrui.

The Serpent of DarknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora