10 - So what if you can see the darkest side of me?

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"Mi attirano le spine di una rosa perché amo pungermi e ferirmi."

Ayane-Sensei


«Liberami, invece», sbuffai, infastidita

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«Liberami, invece», sbuffai, infastidita. Si sedette sul letto, poggiando una sua mano, quella dove brillava alla luce rossa un tatuaggio: una rosa, con il gambo gremito di spine appuntite, dorata e a tratti nera. I petali si estendevano sul dorso della mano, e poi il gambo e le sue spine, si allungavano sul polso.

«Con chi credi di stare parlando?», tuonò, la sua voce mi scosse qualcosa dentro, che mi inquietò.
Kai lo intuì, e mi rivolse un sorrisetto compiaciuto per la nascita di quell'emozione d'inquietudine.

«Così, mostriciattolo... accresci la tua paura. Mi rende... potente».
Il tono della sua voce trasudava malvagità e cattiveria.

«Non... ho paura». Non ci credevo nemmeno io. Lui scoppiò a ridere.
«Sei una pessima bugiarda», disse, in mezzo a una risatina fastidiosa e l'altra.

«Sai, mostriciattolo... mentire è un arte».
Arte? Mentire per lui... era arte?
«E non tutti sono in grado di mentire bene», continuò, assorto.
«Anche se... tutti mentono, alcuni lo fanno impeccabilmente, altri, come te, fanno pena quando rifilano una bugia, senza nemmeno impegnarsi a celare la verità».
Mi guardò con i suoi occhi d'oro, sembravano pozze lucenti.
Mi sentii come se mi stesse scrutando dentro.

«Non puoi mentire a qualcun altro, se nemmeno tu sei convinta di quella stessa bugia».
«Per mentire, la soluzione più strategica e funzionale è autoconvincersi che la bugia sia verità».
Lui era un esperto in materia, presumibilmente.
«E devi conoscere il tuo corpo, il suo linguaggio... il tuo corpo parla al posto tuo, ed esprime molte cose interessanti...», si interruppe.
Rivolse una occhiata attenta al mio corpo steso e immobilizzato. Lo analizzò e sorrise sorpreso.

«...Oltre ad avere paura... tu sei anche accaldata, eccitata... sei un pochino folle anche tu, vero, Venere?»
Pronunciò quelle parole con una tale nonchalance da spiazzarmi. Sbiancai.

«Smettila, non sono eccitata. Stai sparando delle assurdità. Come potrebbe eccitarmi una situazione come questa?!», sbottai, furiosa e senza contegno.
Lui ridacchiò malefico sebbene sensuale.
Kai si sporse verso di me, fino a quando il suo respiro non batté sul mio lobo.

«Non lo dico io, lo dici tu, lo dice il tuo corpo...», sussurrò, sicuro e convinto delle sue parole.
«Basta guardarti per capire... quello che desideri davvero», sussurrò a fior di pelle.
La voce era un flebile sibilo provocatorio e accese una fiamma ardente dentro di me. Una fiamma che volevo estinguere.

«Cosa volete da me?», domandai, dirottando il discorso altrove.
«Non posso dirtelo... ci tengo alla mia vita, mostriciattolo», scherzò, divertito.
Lo guardai sghemba e qualcuno aprì la porta.
Una figura alta e leggermente muscolosa entrò in stanza. Amon.
Guardò stupito Kai, seduto sul letto, poco distante da me, e con uno sguardo dorato ricolmo di malizia. Kai si accorse della mia scarsa attenzione, e seguì il mio sguardo, trovandosi davanti Amon, suo fratello.
Amon lo guardò lapidario e Kai si alzò, sorridendogli divertito.

«Che ci fai qui, con lei?», domandò Amon, lapidandolo con i suoi occhi costellati di stelle.

«Volevo usufruire della stanza delle torture, con un'altra donna, tuttavia mi sono trovato una bellissima donna, legata qui, proprio dove avrei voluto farmi una bella scopata...», rispose Kai, sardonico e con noncuranza, Amon lo guardò senza vacillare, non muovendosi di un passo, restò immobile mentre suo fratello si avvicinò ulteriormente alla sua figura snella.

«Perché tra tutte le stanze e celle di questa casa, Venere si trova proprio qui, in questa camera?», gli domandò infine.
Amon sorrise. Sorresse il contatto visivo con Kai. La mia mente vagò altrove, del resto mi ritrovavo in questa stanza, con due uomini maledettamente attraenti, legata al letto, completamente immobilizzata e con la paura che mi alimentava il desiderio.
Diavolo, ero pazza... maledettamente pazza. Ero forse impazzita?
Cosa stavo andando a pensare?

«Dovevi soltanto rinchiuderla in una cella! Perché si trova qui, Amon? Volevi scopartela?», lo provocò Kai, scrutandolo truce. Amon sorrise maliardo.

«Tu non vorresti farlo, Kai?», rispose alla domanda con un'altra domanda che mi mise sull'attenti perché già sapevo la risposta. Il mio corpo la sapeva.
Era vero, il corpo diceva molte cose. I loro corpi mandavano dei segnali al mio.

«Ho visto come la stavi guardando prima... sembrava che la volessi divorare».
In questo momento, una parte di me, voleva solo fossilizzarsi o volatizzarsi.
L'altra, invece, quella che stava impazzendo, voleva perdere quel briciolo di lucidità mentale che mi era rimasta.

«È colpa tua, me la sono ritrovata qui...», lo incolpò Kai, puntando l'indice contro Amon. «...In un momento non opportuno», continuò, rimproverandolo. «Avevamo prestabilito che sarebbe stata rinchiusa in una cella durante la sua permanenza qui... in modo che non infastidisse né me né te, o forse ti sei dimenticato?», lo istigò.

«Kai... tu dov'eri quando mi stavo occupando di Venere?», domandò Amon, analizzando l'espressione facciale di suo fratello che mutò, Kai abbassò lo sguardo, frastornato e sfuggendo allo sguardò inquisitore del fratello.

«A divertirti, vero?», ridacchiò malefico Amon, mentre Kai sembrava a disagio, «E allora non permetterti di farmi la predica per il mio operato se tu non hai fatto proprio un bel nulla», lo ammonì.

«Questa ragazzina... non è obbediente. Arrivati qui, l'ho rinchiusa in una cella, come da programma. Poi, lei ha pensato bene di utilizzare il fuoco magico delle torce, per tentare di suicidarsi», spiegò, il tono glaciale, privo di emozioni.
Kai lo guardò stupito, e poi guardò me, che non distolsi lo sguardo.
Non avevo più nulla da perdere ormai, non mi faceva paura uno sguardo, tantomeno il suo. Mi faceva paura altro.
«Di conseguenza, tu non eri ancora tornato, né riuscivo a contattarti... quindi ho agito per conto mio. L'ho portata nella mia stanza, per tenerla d'occhio. E durante la notte, mentre dormivo, ha tentato di fuggire. Infine, eccoci qui. L'ho rinchiusa qui, in questa stanza, immobilizzata e priva di libertà. Ero uscito a cercarti, ma a quanto pare, tu hai trovato prima Venere», finì Amon, serio e austero.

«Adesso, sentiamo, cosa suggerisci di fare, Kai?», domandò sardonico Amon.
Kai si voltò verso di me, mi guardò divertito e al contempo guardingo.

«Piantala, Amon. Io sono qui, vi sento. Cosa avete intenzione di farmi di peggiore di questo?»
Mi guardai, la mia figura distesa e immobilizzata su questo letto delle torture.
Kai sorrise diabolicamente. Si avvicinò al letto dov'ero prigioniera.

«E questo è soltanto l'inizio...», ridacchiò, «Tu, mostriciattolo, sei destinata agli Oscuri e di conseguenza, sei destinata alle tenebre».

The Serpent of DarknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora