28 - When I'm not with you, I lose my mind

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"Ti guardo e cado a pezzi,
Il cuore un mare di incubi e frammenti
Di confusione e irrequietudine
Mentre mi fai camminare in bilico
Agognando il pericolo,
Siamo alla disperata ricerca di battiti...
Di sentirci vivi."

Ayane-Sensei

Ayane-Sensei

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Amon.

Un nome. Un enigma che non sapevo risolvere. Un dilemma che non avrei mai creduto di poter avere. Un solo nome che mi provocava la pelle d'oca ovunque e che mi generava una confusione dentro in grado di sbaragliare chiunque finisse nella mia mente.

Amon era... qualcosa di contorto a cui non sapevo attribuire una spiegazione logica, un senso, di lui non ci capivo niente.

Mi aveva portata in braccio come fossi una bambina bisognosa di cure, dopo che ero scoppiata a piangere davanti a lui, dopo che mi aveva rassicurata che non mi avrebbe fatto nulla che io non volessi. Forse non era il mostro che lasciava intravedere, forse qualche pezzetto scheggiato del suo cuore c'era ancora, nel suo petto arido.

Dopo avermi poggiata sul letto della stanza in cui avevo passato parecchio tempo da legata, Amon era uscito restando in un silenzio fatto di dispiacere, quasi come fosse imbarazzato, a disagio, come se quello fosse il suo modo di scusarsi per come mi aveva fatta sentire in quel labirinto.

Non mi aveva neppure legata, il che mi aveva sorpresa, ma di certo non ci tenevo a non potermi muovere liberamente, quindi ero rimasta zitta.

Lui era rimasto fuori dalla porta, presumibilmente. Supposi che avesse il timore che io facessi qualche stupidaggine, e per assicurarsi che non facessi idiozie di nessun genere, aveva scelto di restare fuori dalla porta, ma visto l'aria tesa tra di noi, avesse reputato opportuno lasciarmi un po' più di spazio per metabolizzare quello che era successo, l'agitazione e la paura che avevo vissuto sulla pelle.

Ormai avevo capito che non c'era modo di fuggire da Amon, ne tantomeno da questa prigione d'oro, e non ero in vena di azzardare a tanto, non ne avevo neppure le forze, il mio corpo era come pietrificato, intorpidito.

Ero rannicchiata sotto le coperte setose che utilizzai come rifugio per nascondermi dal mondo, per scappare momentaneamente dalla realtà.

Il mio corpo era quasi per intero sotto le coperte linde, tranne metà viso che si ergeva lievemente, con il naso fuori dal cumulo di stoffa, per poter respirare.

Avevo gli occhi chiusi a doppia mandata, per via della stanchezza, ma non riuscii a prendere sonno, quindi mi ritrovai a fingermi addormentata, quando Amon rientrò nella stanza, provocando un flebile calpestio e un cigolio generato dalla porta che veniva aperta e poi subito dopo chiusa.

Si sedette sul bordo del letto, percepii il materasso abbassarsi sotto il suo peso. Il mio corpo era teso come una corda di violino, pieno di tensione, paura e agitazione, che lo rendevano pura pietra.

The Serpent of DarknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora