4 - You knew the game and played it

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SPAZIO AUTRICE

Ciao, piccole luci!☀️

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Grazie e buona lettura! ✨️

"L'inferno è vuoto e tutti i diavoli sono qui."

William Shakespeare


«Piantala di dire idiozie, Venere», mi ammonì Amon

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«Piantala di dire idiozie, Venere», mi ammonì Amon.
«Se non sei morta quel giorno ci sarà un motivo».
Mi prese in braccio a mo' di principessa e non mi opposi. Avevo abbastanza mostri in testa, meglio non istigare mostri che, presumibilmente, non sarei riuscita a controllare se avessero perso il controllo.
Lui sembrava proprio essere uno di quei mostri in grado di divorarti, massacrarti e ferirti gravemente, se avesse perso il controllo di sé.

L'apparente perfezione della sua persona sembrava finta, stentavo a credere fosse reale... era come una maschera che celava la sua vera indole diabolica.

«Dove...», mi interruppi; salimmo le scale e intravidi una fioca luce che mi accecò. Mi ero abituata all'oscurità del sotterraneo logorato e tetro.

«D-Dove mi stai portando?», conclusi, balbettante e ancora scossa per tutto quello che era successo poco fa.
Ritornammo all'atrio mastodontico della casa di Amon, supposi. «In una stanza», rispose.
Salì la scalinata a sinistra e tentai di farmi mettere giù.
«Posso camminare da sola».
Non rispose, giungemmo al primo piano.

Il pavimento nero cosparso di piccole stelle, le pareti erano pece, appese a esse vi erano quadri pittoreschi e affreschi che richiamavano la notte, i serpenti, e la luna.
Vi erano sette porte in tutto, in questo piano spazioso e cupo.
Aprì la porta della stanza e mi ripose sul letto, più delicatamente di quanto mi aspettassi.

Mi guardai intorno, un gigantesco letto - cosparso di cuscini di ogni tipo e dimensione - dalle coperte nere, la testiera del letto in acciaio nero e anche la pediera.
L'armadio gigantesco antracite, una porta accanto a esso, il bagno annesso, supposi.
Due comodini ai lati del letto matrimoniale, entrambi neri.
Sulla superficie vi erano svariati libri, pergamene, penne e un calice con all'interno un liquido giallognolo. Mi venne un dubbio.

«Questa è...», mi interruppi, perlustrando con lo sguardo ogni centimetro della camera da letto. Non sembrava una camera degli ospiti, era fin troppo utilizzata. Il bicchiere sul comodino, i libri e le pergamene... no, decisamente non era una camera inutilizzata. «La tua stanza?», domandai, sbigottita. Si tolse la giacca antracite con disinvoltura e la ripose nell'armadio, in una stampella nera.
«Sì», confermò il mio presentimento.

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