Capitolo 3

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Rientro in casa, mi lavo e mi rilasso. Mi manca stare sul campo, l'adrenalina e il pericolo. Ero brava in quello che facevo, insieme a Zulema eravamo una coppia letale. Facevamo paura a molti, nessuno sopravviveva al nostro passaggio.
Il mio corpo è ricoperto da cicatrici, ognuna racconta una storia diversa ma lo stesso maledetto finale. Con noi due, insieme.

L'ultima missione fu la più difficile e il finale lo fu ancora di più.

Dopo aver premuto il grilletto, una parte di me morí e persi il mio sangue freddo.

Mi promossero, dicendo che avevo servito egregiamente la società, mi misero al comando dietro una scrivania e mi tennero lontana dal campo.

Nuove generazioni e nuove reclute sono pagate per svolgere il mio lavoro di un tempo.

Con lei, finì la mia vita.

E ne iniziai un'altra.

Una totalmente nuova, un mondo nuovo, una vita diversa perché io sono diversa.

John entra nel mio ufficio "Stasera abbiamo ospiti, ho pensato che tu volessi saperlo"

"Per quale occasione?" Gli chiedo mentre sistemo alcune carte sulla scrivania.

"Affari e divertimento, sempre per la questione dell'asta.. la tua presenza sarà vitale, Macarena, stretta al mio fianco" precisa entrando nella stanza e guardandomi con un desiderio cieco.

"Come moglie devota?" Gli chiedo arrogante. Ho sempre detestato quelle mogli strette al fianco dei loro mariti taciturne e obbedienti, mi sembravano manichini vestiti.

"Come mia moglie e mia socia" appoggia le mani sulla scrivania e mi guarda sempre più impossessato dalla voglia di spogliarmi "Sei la mia più bella creazione"

Sorrido affabile "Non posso contraddirti" lui, della generazione di mio fratello, è stato il mio insegnante per i mesi di addestramento ma non saprà mai che ho imparato molto di più da Lei che da chiunque altro. Mi crede un suo prodotto, non sarò certo io a spegnere questa sua utopia.

Fa il giro della scrivania e mi osserva "Saranno un centinaio, ho già predisposto ogni cosa.. non ti devi occupare di nulla"

"Una cosetta tra intimi" ironizzo sapendo già cosa ci aspetta.

Mi solleva e mi appoggia alla scrivania, apro le gambe così che lui si possa mettere in mezzo "Ti voglio strepitosa.. gli uomini dovranno essere più concentrati sulla tua scollatura che sui loro portafogli" non mi piace l'idea di essere solo un paio di belle gambe ma so che fa parte del mio lavoro, di ciò che sono.

"Lucía la manderò da un'amichetta, non voglio che sia qui quando lavoriamo" lo informo e lui annuisce comprensivo, so perfettamente che lui non vede l'ora di liberarsene. La tollera ma non tiene a lei, per questo devo proteggerla.

Afferra il mio mento e unisce le nostre labbra per un bacio erotico come ogni volta che ci scontriamo, ci scambiamo uno sguardo di fuoco "Ti desidero" mi dice serio mentre affonda la lingua nella mia bocca, so perfettamente cosa vuole che faccia.

Un qualcosa che aiuta entrambi a distrarsi e ad allentare la tensione. Gli slaccio la cintura e lui mi alza la gonna, mi abbassa le calze e mi avvicina a sé "Abbiamo poco tempo" gli faccio notare ansimando già sulle sue labbra.

"Prendo quello che posso" mi fa sua con prepotenza e arroganza, ogni volta non ha paura di ferirmi e non mi tratta con dolcezza. Non mi dimostra che mi ama, perché non è così. Vuole solo che lo soddisfi e mi sento usata, come io uso lui. Un matrimonio d'affari, di convenienza con quel pizzico di divertimento che rende più digeribile il tutto. Un matrimonio che va perfetto con questa vita di inferno. Mi lascia da sola non appena si reputa soddisfatto.

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