Quanti colpi deve prendere una persona prima di cadere definitivamente?
Quante volte ancora riuscirò a trovare la forza di rialzarmi?
Siamo umani e abbiamo l'istinto di sopravvivenza che scorre nelle vene. Superiamo ostacoli molto più grandi di noi e ci sottoponiamo a sforzi inimmaginabili ma riusciamo sempre. Niente è più forte della volontà umana.
Ma si arriva sempre a un punto dove ti chiedi: perché?
Perché devo soffrire così tanto?
Perché è successo a me?
Perché tutto questo sangue e tutto questo dolore?
Perché non posso avere una vita normale?Semplicemente perché?
Perché devo rientrare a casa con il terrore di perdere un'altra persona, con il suo sangue incrostato sulle mani e la consapevolezza di aver perso una battaglia, un'altra volta.
Perché devo guardare quella persona lottare per la sua vita restando impotente?
Era quello che continuavo a chiedermi stando attaccata al muro della sua camera da letto osservando il medico fare tutto quello che era in suo potere.
In pochissimo è diventata un tutt'uno con la macchina e le sacche di flebo, collegata attraverso tantissimi fili. Le hanno privato dei vestiti per poter curare una ferita che doveva essere sul mio corpo non sul suo, sul mio.
Resto immobile, incapace di parlare, incapace di reagire. I miei occhi vedono solo lei che ancora una volta sta combattendo una battaglia e cazzo se la vincerà mi convinco, o almeno cerco di farlo.
Un suono. Un bip prolungato. Così forte da trapanarmi le orecchie e perforarmi il cuore perché so bene che suono sia.
Il suono della morte.
Guardo lo schermo e vedo una linea piatta orizzontale. Solo una cazzo di linea piatta.
Il medico afferra le piastre per l'animazione.
Scarica elettrica.
Ancora quel suono maledetto.
Io smetto di respirare.
Un'altra scarica elettrica.
Andiamo cazzo reagisci!
Di nuovo quel suono prolungato.
Non riesco più a guardare mentre sento una parte di me, un'altra parte di me, morire.
Ricarica le piastre.
Libera.
L'intervallo di bip riparte e sullo schermo compaiono linee irregolari verticali. Il suo battito cardiaco.
È di nuovo tra noi.
Appoggio la schiena al muro e striscio giù fino a sedermi per terra. Le gambe non mi tengono più.
Torno a respirare irregolarmente e guardo il soffitto scuotendo leggermente la testa."La ferita è superficiale ma il suo cuore è debole.. credo che sia dovuto a un trauma passato.. ha già sopportato uno shock simile?" Il medico chiede a Saray che è rimasta in piedi lì tutto il tempo e sembra essere quella più reattiva di tutti.
"L'unico vero trauma che mi viene in mente.." si zittisce perché si rende conto.
Alzo lo sguardo e non mi serve un interprete per capire cosa ci sia scritto sulla sua faccia "Dieci anni fa" dico annuendo e rialzandomi in piedi "Un proiettile al cuore"
"Sicuramente è la causa del suo affaticamento improvviso.. l'arresto cardiaco che ha avuto è dovuto allo sforzo e allo shock.. in casi normali il corpo non avrebbe dovuto reagire così ma se mi dite questo precedente.. non ho dubbi al riguardo" ci informa il medico prima di recuperare la sua roba "L'ho sedata.. onestamente il fatto che sia viva è un miracolo e dovrebbe svegliarsi da sola ma non sono sicuro di quando questo accadrà.. ha bisogno di riposo" aggiunge guardandomi negli occhi per assicurarsi che ho capito ciò che ha detto.
"La ringraziamo, venga l'accompagno alla porta" risponde Saray scortandolo fuori.
Resto immobile a guardarla priva di conoscenza stesa sul letto matrimoniale della sua camera.
Vulnerabile e debole.. solo a causa mia.
Credo che questa consapevolezza mi ucciderà lentamente "Torna da me" le sussurro piano senza nemmeno sfiorarla "Ti prego.. fai solo questo"
Esco dalla camera con l'intenzione di non metterci più piede finché lei non avrà riaperto gli occhi.
(Due giorni dopo)
Lucía. Tiro un pugno.
Mio fratello. Un pugno.
John. Un pugno.
Lo sparo. Un pugno.
Zulema. Un pugno.Afferro il sacco con entrambe le mani e urlo.
Tiro fuori tutto il marcio che ho dentro e urlo di nuovo.Urlo finché ho vita, finché ho il fiato.
Colpisco il sacco finché non mi esce il sangue e poi continuo a colpire ancora e ancora.
"Non mangi, non dormi.. sono due giorni che tiri al sacco e mi chiedo chi vincerà" la voce di Saray alle mie spalle non mi ferma a continuare questo mio sfogo personale.
"Io" le rispondo continuando a spaccarmi le mani "Sono troppo.. arrabbiata"
Percepisco che mi affianca e il suo sguardo su di me è maledettamente comprensivo "E non sei andata a trovarla" so bene a chi si sta riferendo.
"Ha avuto un arresto cardiaco" colpisco il sacco con il pugno "L'hanno presa per miracolo e sono due giorni che è sedata" colpisco ancora più forte, le parlo senza guardarla in faccia e uso un tono distaccato "..non le sarei d'aiuto così"
"Hai avuto paura di perderla" la sua voce e un leggero sussurro, perché non sopporto essere considerata debole e sa benissimo che questo è un argomento delicato.
"È la seconda volta che si prende una pallottola a causa mia" dico stringendo i denti e tiro un altro pugno con ancora più rabbia, ancora più forza.
"Fermati un attimo.." mi blocca e mi prende le mani "Non stai nemmeno indossando le protezioni.. guardati le nocche, ma non senti dolore?" Mi chiede vedendo il mio sangue scorrere.
"Il mio corpo è tutto un dolore, è questo il punto" sfilo le mani dalle sue e afferro le bende per coprire i tagli "Tu lo sapevi.. di sua figlia?" Le chiedo senza guardarla un faccia.
"Sì.. le cose non sono esattamente come te le hanno dette" mi è vicina, non sono fisicamente.
Ridacchio appena scuotendo la testa nervosa "Non lo sono mai"
Afferro la mia bottiglietta d'acqua e mi siedo sulla panchina, Saray si siede accanto a me "Lei ne è uscita distrutta.. sono sicura che ti racconterà ogni cosa ma, Macarena, forse dovresti sapere che lei dopo quello non voleva una famiglia" la ascolto con estrema attenzione "E poi sei arrivata tu.. è cambiata molto da quando sei entrata nella sua vita, è cambiata in positivo perché tu la rendi migliore.. come persona e come agente" mi sorride appena "È sempre stato così. Vorrei che tu tenessi presente che non era facile per lei dirti questo e che quello che vogliono fare è dividervi.. non permetterglielo"
Sto per rispondere quando sentiamo dei passi e qualcuno scendere di corsa le scale "Maca.." mi dice Cris e poi mi guarda in un modo che capisco immediatamente.
Mi alzo in piedi di scatto "Si è svegliata?"
Ed è allora che capisco che la risposta a questa domanda avrebbe completamente cambiato la mia vita.
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No tener miedo
FanfictionMacarena, potente donna d'affari, moglie e madre, gestisce una delle tre principali società illegali del Paese. Corazzata dalla vita e dalle sue stesse esperienze dovrà mettere in discussione l'intera sua esistenza e ciò in cui crede quando un fant...