Capitolo 16

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Atterriamo e saliamo sulle auto già pronte ad attenderci, Ethan non molla il mio fianco nonostante lo sguardo di John e gode nel sapere che l'unica persona che può cambiare le cose sono io. Ethan risponde ai miei ordini.

Peter ci segue a ruota come un cagnolino emozionato per il nuovo gioco.. è nuovo, inconcludente e stupido. Ma ha la protezione di mio marito.

Le macchine ci lasciano all'ingresso "Tutti avranno una maschera.. all'asta ci sono pezzi rari, illegali, rubati.. i compratori vogliono restare nell'anonimato" dico a Ethan mentre indosso una maschera argento che mi copre parte del viso. Lui indossa una nera. John una dorata e nera. Peter grigia metallizzata.

Ci aprono le portiere e scendiamo. John dà una spallata a Ethan, spostandolo, e mi prende sottobraccio "Sei ancora più bella da arrabbiata" mi sussurra piano.

"Stai attento, John, ho una gran voglia di conficcare il coltello che tengo nella cintura della coscia nel tuo favoloso petto scolpito rischiando di rovinarti l'abito firmato" dico tagliente e sento Ethan soffocare una risata. Lo fulmino con lo sguardo e lui si ricompone immediatamente.

Saliamo le scalinate in marmo bianco, rivestite da un tappeto rosso di velluto ed entriamo nel più importante palazzo di Monaco.

Dentro tutti indossano una maschera che copre il volto, compresi i camerieri, la sicurezza e la privacy sono fondamentali nel nostro lavoro.

Subito un cameriere con un vassoio pieno di bicchieri di champagne ci serve.

John mi tiene stretta a lui e ci dirigiamo entrambi, scortati dai nostri uomini, nella sala principale al piano superiore dove si svolgerà l'asta.

Il lusso è ovunque, anche nei più piccoli dettagli, dagli affreschi ai lampadari in cristallo lucente "Non so se riuscirò mai ad abituarmi" sento commentare piano Ethan.

Lo guardo attentamente "Mai" rispondo sicura, viene dalla strada esattamente come me "Ma sarà l'arte del sapersi adattare che ti salverà" aggiungo spostando lo sguardo sulla sala.

"Ho visto un amico, vado a salutarlo" mi dice John indicando un punto nella sala.
Peter lo segue mentre resto da sola con Ethan.

"Voglio che ad ogni ora tu chieda un aggiornamento a Benji" lo fisso negli occhi "Sono qui ma dobbiamo fare in modo che io sia anche lì, intesi?" Le chiedo tesa.

Lui annuisce comprensivo e guarda l'orologio per organizzarsi "Vuoi accomodarti?" Mi chiede la lunga fila di sedie davanti a noi.

"Vado prima in bagno, non è il caso che mi segui. Sarò qui a momenti" gli dico lasciandolo lì.

Percorro il lungo corridoio e poi la vedo , nonostante la maschera, riconoscerei quella figura ovunque "Zulema" sussurro tra me e me. La afferro per un braccio, cogliendola di sorpresa, e la trascino in bagno con me. Fortunatamente è vuoto. Ci chiudo dentro. Mi sorride, è in un abito lungo rosso che la fascia divinamente, porta una maschera nera e i suoi occhi smeraldo mi squadrano "Ti avevo chiesto di stare alla larga" le ripeto più seria.

"Attenta Bionda.. sembra proprio che tu abbia a cuore la mia incolumità, per quanto disperatamente tu non voglia" è sempre stata brava a capirmi, a leggermi "Ti ringrazio per avermi coperta con tuo fratello"

"Se ti metti contro di loro.." le ricordo l'ultima volta che mi diedero un ordine al riguardo, un ordine che ho accettato ed eseguito. Portandomi dietro le conseguenze fino a questo punto "..non mi importa ma devi essere conscia dei rischi che corri"

"Pensi che non lo sia?" Mi chiede sorpresa e un po' delusa, in fondo la conosco.

"Io non penso più a niente" dico agitandomi "Dal momento che non ti conosco nemmeno"

"Oh andiamo.. ancora con questa storia" alza gli occhi al cielo.

La guardo e non la riconosco, non so chi ho davanti, è come se fosse un'estranea. Non riconosco più il buono o il cattivo, ciò che è vero da ciò che è falso "Dieci anni fa, eri innocente?"

Ride di gusto "Questa domanda dovevi farmela prima di spararmi, non credi?" Si fa più vicina e la voce sempre più un sussurro "Il fatto che tu ti metta in discussione solo adesso.. è ridicolo. Tu sei ridicola" mi vuole ferire ma non può farlo, ciò che è successo ha fatto così male che niente può superare quel dolore.

"Credo in ciò per cui vivo" dico gelida "Mi hanno portato le prove sotto il naso del tuo tradimento. Così chiare da non poter aver dubbi. Metto in discussione solo ciò che ho vissuto stando con te" le vado contro, rabbiosa e adirata "Io credo nella società, nel triangolo perfetto al vertice.. esattamente come ci credevi tu"

Mi osserva attraverso la sua maschera e resta in silenzio soppesando le parole "Ti sbagli" fa una leggera paura "L'unica cosa in cui credevo.. era in noi" si fa più vicino tanto che sento il suo respiro sul mio viso "In te e in ciò che era nostro.."

"C'è stato davvero un noi?" Le chiedo con il dolore che si fa più lacerante ad ogni respiro "Lo dissi tu stessa.. hai scelto questo lavoro perché era l'unica strada, l'unico credo"

"E poi ti ho incontrata" dai suoi occhi così profondi rischio di crederle sul serio questa volta "Ma entrambe siamo rimaste molto deluse" esce sbattendo la porta e lasciandomi senza respiro.

Mi guardo allo specchio e vedo una lacrima uscire da sotto la maschera.

Che senso ha vivere se non puoi sentirti viva?

Esco dal bagno, indossando la maschera più forte che ho, e non parlo di quella di tessuto. Entro nella sala e Ethan mi guarda "Tutto bene?" Mi chiede notando che ci ho messo più del previsto.

"SÌ. Ho incontrato una persona che conosco" mi siedo accanto tra lui e John, che non appena mi sistemo appoggia la mano sulla mia coscia scoperta premendo appena per ricordarmi che sono sua.

"Sei tesa" mi sussurra piano all'orecchio.

"Sono elettrizzata" rispondo mentendo come so fare e lui mi crede, mi lascia un leggero bacio alla base del collo e un brivido di disgusto mi fa venire i brividi.

"Benji?" Chiedo a Ethan.

"Tutto tranquillo, hanno cenato e adesso guardano una commedia" mi rassicura sorridendomi appena.

Abbassano le luci in platea e il presentatore sale sul piccolo palcoscenico davanti a noi.

Non mi interessa ciò che dicono, sono parole inutili senza senso, mi guardo intorno e la vedo seduta qualche fila davanti a me sulla destra. Lei non mi guarda ma sono sicura che sappia perfettamente dove mi trovo. Un brivido. C'è qualcosa che non va e non capisco cosa.

A Ethan vibra il cellulare, appena guarda lo schermo, lo vedo sbiancare "Parla" gli ordino.

"C'è stata una rivolta dentro al dormitorio, hanno attaccato Claire" spalanco lo sguardo sorpresa e preoccupata.

"Manda qualcuno" gli ordino "Kabila è rientrata, manda lei" una mia amica dai tempi dell'addestramento, una dei miei "Che ci tenga informati, appena sarà finita questa pagliacciata ci muoveremo. Stai tranquillo" dico ma lui è tesissimo "Ethan? Resta distaccato" glielo impongo e lui fa del suo meglio.

Nell'attimo in cui credo che quella sensazione era motivata da questo problema vedo un riflesso strano. Un luccichio. Uno sparo.

No tener miedoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora