Capitolo 12

282 20 15
                                    

Sferrò un pugno a Peter che va a sbattere contro le corde, colpisco Edward alla gola e sviene sul colpo, do un calcio ad Al nello stomaco che cade atterra accusando dolore. Gli altri mi guardano terrorizzati. Uno mi viene più vicino, alza la gamba ma prima che possa colpirmi gliela afferro a mezz'aria e gliela storgo. Una ragazza, quella più coraggiosa, mi viene contro, schivo il pugno e la colpisco sotto al mento "Ok fermi" la voce del mio fratellino si fa avanti "Oh andiamo, sorellina, così mi distruggi l'ego delle reclute.. oltre alle loro ossa"

Scendo dal ring con i ragazzi che ancora si lamentano dal dolore, quelli che non ho toccato sicuramente hanno già cambiato opinione e quelli rimasti a guardare l'hanno solo rafforzata.

Ethan mi lancia un asciugamano che afferro al volo "Sto insegnando un po' di disciplina, fratello, è necessaria" mi abbraccia e sorride guardandosi intorno.

"Sono venuto a vedere come vanno le cose qui e.. a salvarli da te" ride e io gli sorrido compiaciuta della fama che mi precede.

"Sei arrivato giusto in tempo: ho fame" afferro la mia felpa e la indosso "Finisci tu qui?" Chiedo a Ethan e lui mi annuisce convinto "Bel lavoro ragazzi, spero di non tornare più sull'argomento"

"Credo che non sarà più necessario" mi risponde mio fratello circondando le spalle con il suo braccio "Andiamo.. Ti porto a pranzo"

10 ANNI FA

"Sorellina, hai servito correttamente la nostra società. Sono orgoglioso di te e della donna forte che sei diventata" mi stringe forte a sé in un abbraccio caloroso fraterno "Anche se so che non è stato facile.. lei era la tua partner di lavoro"

"Era molto più di questo" rispondo levandomi dal suo abbraccio. Zulema era l'amore della mia vita, volevo crescere con lei questa bambina che porto in grembo, volevo un futuro con lei "Ma la verità è uscita allo scoperto e ho fatto ciò che andava fatto" dico amareggiata, adesso quando ripenso a lei non sento niente. Non provo più nulla.

"So che adesso sei incinta, vorrai fermarti dal lavoro sul campo e noi abbiamo pensato di proporti un cambiamento" mi suggerisce orgoglioso e fiero della sua nuova posizione da capo amministrativo.

"Che genere di cambiamento?" Gli chiedo mentre ci accomodiamo al tavolo.

Lui posiziona il tovagliolo bianco di seta sulle sue gambe e mi guarda con una serenità che mi inquieta "Se sposi John, potrai finalmente diventare il terzo capo, so che ambisci a questa posizione da moltissimo tempo"

Assottiglio lo sguardo senza capire bene ciò che mi sta offrendo "Se sposo John?" Gli chiedo. Una sensazione di disgusto mi assale solamente all'idea di farlo.

"Solo così rimarrebbe tutto in famiglia: tu,io e lui" mi sorride mettendomi una mano sulla mia da sopra il tavolo "È il sogno della nostra vita governare questa società tutti insieme e potremo farlo.. a una piccola condizione"

"Definisci un matrimonio combinato una piccola condizione adesso?" Gli chiedo levando la mia mano dalla sua.

"Un matrimonio è un contratto, consideralo un contratto di lavoro a tutti gli effetti.. potrei scoprirti innamorata di lui un giorno oppure non innamorarti mai. Lasciare fuori dalla tua vita il cuore, un cuore che sappiamo ha un giudizio poco rispettabile visto come sono andate a finire le cose" sibila arrogante e lo fulmino con lo sguardo, fredda e acida come il mio solito.

No tener miedoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora