Capitolo 15

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«No, Pierre. Avermi regalato un anello di zucchero all'età di cinque anni, non mi rende la tua fidanzata» dissi paziente. Ogni volta che ci incontravamo diceva sempre la stessa cosa, mettendo a repentaglio il mio autocontrollo e creando sempre fraintendimenti.

«Sei sempre la stessa!» esclamò mentre stringeva la mano di Mattia. «Io e Daphne ci siamo conosciuti grazie alle nostre famiglie quando eravamo ancora piccoli» spiegò al mio collega.

Mi voltai di scatto verso Mattia, convinta di vederlo sorpreso, ma la sua espressione era tranquilla. Perché è così tranquillo? Deve aver capito che non è normale conoscere Pierre Chevalier, pensai. E poi mi ricordai che Mattia era un amico fidato di Grimaldi e che di sicuro doveva aver saputo chi era mio padre. E non solo quello.

Tuttavia, non era quello il momento adatto per parlare della mia vita privata, non quando davanti avevamo un cliente.

«Come hai fatto a sapere che lavoro qui?» chiesi a Pierre.

«Ho visto una tua foto su un giornale.»

«Su un giornale?»

«Per una sfilata che avete organizzato» mi spiegò. «Se avessi saputo che eri qui, sarei venuto prima.»

Il solito cascamorto, pensai alzando gli occhi al cielo. E non era solo questo tratto del suo carattere a non essere cambiato. Pierre Chevalier era identico all'ultima volta in cui ci eravamo visti sei anni prima, anche se ora la sua fisionomia era quella di un uomo e non più di un ragazzo. Tuttavia, i suoi biondi capelli ricci lo facevano sembrare più giovane dei suoi 31 anni, rendendolo più somigliante all'immagine che era impressa nella mia memoria. Aveva un'aria sicura e allegra, un'espressione rilassata e un sorriso sempre sulle labbra, cosa che il tempo non aveva cambiato.

L'unico problema che avevo mai avuto con lui era legato ai suoi modi insistenti, ma, per il resto, era una persona magnifica con cui era facile scherzare e parlare.

«Visto che conosce Daphne, saprà che è in buone mani» disse allegro Mattia, contagiato dall'entusiasmo del mio vecchio amico.

«Come mai organizzi una festa in maschera?» chiesi, prendendo posto.

«L'uomo più affascinante della Francia non può organizzare una festa per rivedere i suoi amici italiani?» disse ridendo. Se non lo avessi conosciuto, avrei pensato che era solo uno sbruffone, ma sapevo bene che le sue parole erano dettate dal desiderio di far sorridere gli altri.

«L'uomo più affascinante della Francia?! Chi è? Non credo di averlo mai conosciuto.»

«Je suis vraiment déçue de toi, Daphne!» esclamò con il suo accento francese. Mattia si schiarì la voce, facendomi capire che era giunto il momento di mettersi al lavoro.

«Allora, signor Chevalier... ora che le ho portato Daphne, direi che possiamo riprendere dal nostro ultimo incontro.» Guardai Mattia con aria interrogativa, ma lui mi fece solo un cenno con la mano. "Dopo ti spiego".

«L'ultima volta mi ha detto che alcuni degli invitati hanno intenzione di farsi realizzare degli abiti qui da noi.»

«Précisément» disse Pierre. «Ma molti non mi hanno ancora dato una risposta precisa. Penso che altri potrebbero mettersi personalmente in contatto con voi se dovessero decidersi.»

«Non sarà un problema» rispose Mattia con aria professionale. «Al momento, quanti le hanno chiesto di far realizzare dei vestiti qui da noi?»

«40 circa.»

«Quanti?!» dissi sconvolta, intromettendomi per la prima volta. «Ma quanti amici hai in Italia?»

«Ho invitato solo gli amici più stretti» disse tranquillo.

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