Capitolo 24

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Una brezza leggera aveva raffreddato la serata, anche se l'atmosfera tra me e il mio capo era abbastanza fredda già di suo. Non ci eravamo scambiati una parola da quando ci avevano servito i piatti, tuttavia né Mattia né Nadia sembravano essere interessati a noi.

Come anche Marzio aveva detto, si trovavano nel loro mondo fatto di sorrisi e risatine. Un mondo del tutto diverso rispetto a quello in cui eravamo immersi io e l'uomo di fronte a me.

Più pensavo a come un'altra donna avrebbe potuto sedersi di fronte a lui ad osservarlo mentre mangiava, più il mio sangue ribolliva e mi faceva dimenticare della fresca aria della sera.

«Tutto bene?» mi sentii chiedere a un certo punto da Nadia. Lei e il suo cavaliere erano usciti dalla loro bolla e si erano ricordati dei loro accompagnatori.

Sollevai le spalle, senza staccare gli occhi da Marzio Grimaldi. Stava dicendo qualcosa a Mattia, ma neanche lui sembrava voler distogliere lo sguardo mentre parlava con il suo amico.

La sua mascella si era indurita e aveva ogni tanto degli scatti di nervosismo che potevo capire bene. Era esattamente come mi sentivo io in quel momento.

E il fatto che ci fossimo alzati per andarcene non aiutava a calmare i nostri spiriti.

«È stata una bella serata» commentò Mattia, tentando di spezzare la tensione.

«Davvero bella» aggiunse Marzio con un sarcasmo che non passava per niente inosservato.

Sentii la mano di Nadia che mi stringeva il braccio nel tentativo di non farmi partire in quarta, ma fu inutile.

«Forse sarebbe stata più bella se ci fosse stata un'altra al mio posto?» chiesi sfidandolo. Vedere quella vena gonfiarsi sul suo collo ogni volta che stava per perdere le staffe non aveva prezzo.

«Esattamente» disse. «Speravo quantomeno di cenare con una donna dolce e affascinante» affermò con un sorriso di sfida.

«Oh, ma davvero!» esclamai, portandomi le mani al petto e fingendo di essere stata ferita dalle sue parole. «Non la pensavi così stamattina, quando mi stringevi a te.»

«Non mi pareva che ti fosse dispiaciuto» replicò. «Di' un po', avevi intenzione di fare gli occhi dolci anche con il tizio con cui avresti cenato questa sera?»

«Te l'ho già detto» sbuffai. «Eri tu il tizio con cui c'è stata la cena, di quale altro tizio stai parlando?»

«Ah, quindi non neghi» disse, ignorandomi del tutto. «Pensa se tuo padre sapesse cosa fai alle mie spalle ancor prima del matrimonio.»

«Io? E allora tu? Sai come sarebbe uscita devastata da una cena con te la poveretta che sarebbe potuta esserci al mio posto?» gli domandai. «Marzio Grimaldi seduto di fronte a te per un appuntamento! La poveretta non si sarebbe ripresa per almeno un mese!»

«Ma ti senti quando parli?» chiese.

«Cosa? Non mi credi? Come pensi che mi sia sentita negli ultimi due giorni per colpa tua? Devastata, ecco come!»

«Per colpa mia?» ripeté, accennando una risata incredula. «E cosa avrei fatto? Sentiamo!»

«Mi hai guardato in modo... strano» dissi, rimanendo sul vago.

«Strano?» ripeté, notando che non aggiungevo nient'altro.

«Sì, strano.»

«Cosa diavolo significa "strano"?» chiese.

«Significa che non puoi stare a contatto con altre donne per più di dieci minuti» spiegai.

«Dieci minuti?» ripeté incredulo. «Sei incredibile.»

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