Capitolo 33

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Si dice che il tempo cancella tutte le ferite, ma basta la più piccola cosa per riportare tutto a galla. E ritrovarmi davanti quell'uomo era esattamente la miccia che non avrei mai voluto venisse accesa.

Non lo vedevo da almeno cinque anni e non c'era una ruga in più sul suo viso, nonostante ormai avesse quasi trentacinque anni. Era come se il suo aspetto fosse rimasto congelato nel tempo. E anche quegli attimi in cui ci fissavamo increduli sembravano essere congelati.

La mia mente stava ripensando alla storia che avevamo avuto più di cinque anni prima, a quanto stupida ero stata a pensare che un uomo più grande di quasi dieci anni potesse volere qualcosa di serio con una ragazzina di poco più di vent'anni.

Quanto ero stata stupida! Avevo sprecato del tempo prezioso con qualcuno che non si era meritato per niente il mio amore. E il fatto che lui fosse stato il mio primo amore, non mi aveva permesso di riprendermi per un bel po' di tempo.

«Dylan» dissi, dopo un bel paio di secondi di silenzio. Ero ancora stretta tra le braccia di Marzio e lui mi sembrava essersi irrigidito. «Non mi aspettavo di vederti qui, credevo vivessi in Brasile.»

I suoi occhi si spostarono su Marzio, che sciolse il nostro abbraccio e si avvicinò tranquillo a quell'uomo che non conosceva affatto. Marzio era più alto di qualche centimetro, ma non era certo l'altezza a dimostrare quanto fosse superiore a quella pattumiera ambulante.

«Piacere» disse con tranquillità. «Sono Marzio Grimaldi, gestisco la Grimaldi Corporation» si presentò, porgendogli un bigliettino da visita.

Ero rimasta indietro di qualche passo, così mi avvicinai a Marzio, prendendolo per mano. Dopodiché, guardai Dylan negli occhi, neri come il cuore marcio che si ritrovava.

«Io e Marzio stiamo insieme» affermai semplicemente. Sentii la presa di Marzio stringersi, probabilmente era orgoglioso del fatto che per una volta non avevo nascosto quel che c'era tra di noi.

«Hai un'altra relazione?» disse Dylan, riponendo in tasca il biglietto da visita a cui non aveva neanche dato un'occhiata di sbieco. «Non credevo ci fosse qualcuno nella tua vita.»

Ma cosa si aspettava? Che fossi lì ad aspettarlo dopo che mi aveva lasciato come una deficiente per andarsene a vivere nella sua stupida villa in Brasile, spiegandomi chiaramente che non voleva stare in una relazione con me?

E la cosa peggiore era che si stava comportando in quel modo e non poteva neanche aver lontanamente immaginato che io sarei stata lì, non sapeva che ci saremmo incontrati e non aveva nessuna intenzione di mettersi in contatto con me. Non accettava solo il fatto di vedermi felice con qualcun altro, dal momento che sapeva perfettamente i sentimenti che avevo provato per lui in passato.

Strattonai Marzio, guidandolo verso la scalinata per allontanarci da quell'essere.

Speravo proprio che il motivo per cui era tornato in Italia fosse che la sua società in Brasile fosse fallita. Se la meritava proprio una batosta del genere.

«Signor Grimaldi» esclamò qualcuno avvicinandosi a Marzio. Nella fretta di scendere le scale senza inciampare, avevo lasciato la sua mano, per cui nessuno aveva di sicuro notato nulla di strano. Nessuno eccetto una persona.

Sollevai lo sguardo sulla scalinata e, dalla sommità, Dylan mi stava guardando con un'espressione indecifrabile. Era come se stesse riorganizzando le idee e una scarica di fastidio mista a preoccupazione scese lungo la mia schiena.

Marzio ormai si trovava tra le grinfie di una serie di clienti che non facevano altro che congratularsi con lui per la sua azienda. E anche Mattia veniva trattenuto di continuo. Così, io e Nadia, restammo da sole a chiacchierare con gli altri dipendenti della Grimaldi Corporation.

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