Capitolo 56

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La luce che entrava dalla finestra disturbò il mio sonno, ma io non avevo alcuna intenzione di lasciare che mi svegliasse. Senza neanche aprire gli occhi, schiacciai il cuscino sulla testa, in modo tale che il buio tornasse a farmi compagnia.

«Ancora assonnata?» chiese Marzio a quel punto. La sua voce fu come il suono di una sveglia.

Spostai velocemente il cuscino e sollevai la testa. Per un momento, avevo dimenticato che mi trovavo nella sua stanza e che lui era lì accanto a me.

«Buongiorno» disse, divertito dall'espressione sorpresa che mi era comparsa in volto. Si chinò verso di me e mi lasciò un bacio sulle labbra.

Era girato su un fianco, con il braccio che sosteneva il peso della testa, e il lenzuolo lo copriva fino alla pancia. Mi morsi istintivamente il labbro inferiore, ricordando ciò che era successo quella notte.

Marzio capì immediatamente ciò che mi passava per la testa perché, senza che avessi il tempo di reagire, mi sovrastò sfoggiando un sorriso di superiorità.

Stava per baciarmi di nuovo, quando, con un sorriso, sfuggii al suo bacio. Rimase sorpreso dal mio gesto: probabilmente, pensava che per una volta mi aveva in pugno, ma io non avevo alcuna intenzione di dargliela vinta.

«Al mio capo non piace che io arrivi in ritardo a lavoro» dissi sorridendo. Non ero sicura di che ore fossero, ma sapevo che non era di certo prima mattina.

«Sono sicuro che non avrà nulla da ridire oggi» rispose Marzio, ricambiando il mio sorriso. Si chinò di nuovo su di me e questa volta lasciai che le sue labbra si posassero sulle mie.

«Mmhh, non lo conosci» scherzai, quando mi permise di parlare di nuovo. «È facilmente irritabile e ha sempre qualcosa da ridire.»

«Ma davvero?» chiese, sollevando le sopracciglia.

«Già. E vuole avere sempre l'ultima parola» aggiunsi, rincarando la dose. «Però è proprio un bell'uomo.»

Marzio sorrise sotto i baffi sentendo il mio ultimo commento. Poi, disse: «Non dovresti parlare così del tuo capo con tuo marito. Potrei diventare geloso.»

«Sta' tranquillo» lo rassicurai, sollevandomi di qualche centimetro e lasciando un bacio a stampo sulle sue labbra. «Non sei per niente male neanche tu.»

Ci guardammo sorridendo. Quel momento, lì tra le sue braccia, era quasi magico e sembrava un sogno.

Era come se durante la notte mi fossero cresciute un paio di ali e fossi pronta a spiccare il volo per la felicità da un momento all'altro.

«Sai» disse Marzio, interrompendo i miei pensieri, «c'è ancora qualcosa che non ti ho sentito dire.»

Lo guardai sorpresa, non capendo cosa volesse sentirsi dire.

«Grazie per stanotte?» chiesi incerta. Le mie parole gli causarono un attacco di risata e io gli diedi dei colpetti sul petto per intimargli di smettere.

«No» disse, ancora ridendo. «Non è questo. È qualcosa che hai promesso di dirmi ogni giorno della tua vita.»

Quelle parole accesero una lampadina nella mia testa e un sorriso spontaneo comparve sul mio volto.

Presi il suo volto tra le mani e appoggiai la mia fronte sulla sua. «Ti amo» sussurrai.

Marzio chiuse quella distanza tra noi, non appena le mie labbra finirono di dire ciò che dovevano.

«Sembra quasi un sogno» gli dissi, poggiando la testa sul suo petto. «Non posso credere di essere qui tra le tue braccia, lontana dai problemi e dalle preoccupazioni.»

Marzio mi accarezzò la schiena e quel contatto mi fece sentire ancor più protetta.

Eppure, il suo silenzio mi insospettii. C'era qualche pensiero che improvvisamente doveva aver preso il controllo della sua testa.

«Che succede?» gli chiesi preoccupata.

«Stavo pensando» disse Marzio, dopo qualche secondo, «come ha fatto quel giornalista a scoprire tutte quelle cose su di noi?»

Le sue parole cominciarono a scorrere nella mia testa come se fossero acqua gelata.

Non avevo pensato minimamente al fatto che eravamo solo i quattro gatti direttamente coinvolti in quella faccenda a sapere tutte quelle cose e nessuno di noi aveva il minimo interesse a rivelarle ai quattro venti. Eppure, quel giornalista aveva delle informazioni ben precise ed era stato sicuro di ciò che diceva come se avesse sentito quelle cose direttamente da qualcuno di noi.

«Credi che mio padre possa averci giocato un brutto scherzo?» gli chiesi confusa.

«Non credo» rispose Marzio. «Hai visto la sua faccia ieri? Era sorpreso quanto noi. E sono sicuro che anche mio padre sia stato attento a non dire nulla di sospetto in giro.»

Riflettei su ciò che aveva detto e mi ritrovai pienamente d'accordo con lui. Mauro Grimaldi amava la compagnia e le chiacchiere, ma non era di certo uno sprovveduto che avrebbe rivelato in giro le circostanze in cui io e Marzio ci stavamo sposando.

«E allora» chiesi, «chi è la fonte?»

Formulare quella domanda ad alta voce fu come avere un lampo di genio.

Mi sollevai di scatto, guardando Marzio, e notai che anche lui aveva quella lucina negli occhi che sembrava essere il frutto di una rivelazione.

«Elvira!» esclamai. «Non ha potuto separarci prima e, ora che ha saputo che ci siamo sposati, ha pensato che il modo migliore fosse mandare tutto a monte spifferando faccende private. Aspetta che capisco come ha scoperto tutte queste cose e la sistemo io!»

Marzio non disse nulla, ma accennò un sorriso quando proferii quella minaccia a voce alta.

«Stavo pensando» disse, «che anche Dylan Toronto potrebbe essere un sospettato.»

Quel nome non mi era proprio venuto in mente mentre cercavo un colpevole. Eppure, ora che Marzio me lo aveva fatto notare, dovevo ammettere che anche lui rientrava decisamente nella lista dei sospettati.

«L'ho già visto succedere» dissi, esprimendo i miei pensieri ad alta voce.

«Cosa?» chiese Marzio, sorpreso dal tono serio che avevo usato.

«Che i due cattivi della storia si alleano per separare la coppia di innamorati!»

«E dove lo avresti visto?» chiese Marzio, divertito dalla mia ipotesi. «Nei film romantici che non guardi mai?»

«Non li guardo mai proprio perché presentano sempre questo cliché!» obiettai, mettendo il broncio. «Ma la finzione si ispira sempre alla realtà!»

«Va bene, va bene!» mi concesse Marzio. «Da domani cercheremo di capire cosa succede» mi promise. «Tu non prendere iniziative avventate!»

Sorrisi a quelle parole. «Non ti prometto nulla!» gli dissi.

Marzio sorrise e, anche se non sapevamo ancora chi diavolo avesse provato a rendere la nostra vita un inferno, sapevamo che dal giorno dopo ci saremmo occupati di quella faccenda insieme.

Per il momento, però, nessuno avrebbe disturbato la nostra felicità.

Miele nei tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora