Non avevo idea di dove mi stesse portando Marzio quella domenica.
Era insolitamente calmo e, ogni volta in cui in quei giorni avevo accennato alla Grimaldi Corporation, lui mi aveva solo fatto un sorriso che avrebbe dovuto rassicurarmi ma che aveva esattamente l'effetto opposto.
Ero preoccupata per lui e neanche sentirmi dire che "andava tutto bene" mi tranquillizzava.
«Devo farti conoscere una persona» mi aveva detto semplicemente, prima di uscire di casa.
Solo quando arrivammo al cimitero, capii chi aveva intenzione di presentarmi.
Ricordavo perfettamente ciò che Marzio mi aveva detto: sua madre era morta in un incidente stradale quando lui era ancora piccolo e non aveva ricordi di lei.
Era una situazione del tutto diversa dalla mia.
Mi chiesi cosa pensasse Marzio del fatto che io avevo praticamente abbandonato mia madre in una clinica per tutti quegli anni, quando lui non aveva mai avuto la possibilità di stare con la sua.
Una parte del suo cuore doveva giudicarmi per il comportamento che avevo avuto, ma quando arrivammo davanti alla tomba di sua madre realizzai che i miei pensieri erano solo frutto della mia paranoia.
Marzio mi stava guardando dolcemente e nei suoi occhi non c'era alcuna sfumatura negativa che riflettesse i pensieri negativi che avevo ipotizzato potesse avere.
Osservai la foto che ritraeva sua madre. Aveva i capelli biondi e lunghi lì, gli occhi castani e un sorriso che la faceva sembrare una modella di una rivista famosa. Sulla lapide c'era scritto: "Eleonora Arrigo Grimaldi" e, dalla data di morte, mi resi conto che era venuta a mancare esattamente quel giorno ventotto anni prima.
Mi voltai verso Marzio. Era la calma fatta persona, ma io mi sentivo agitata sapendo che improvvisamente quello per lui non doveva essere un giorno per niente facile.
Mi accarezzò i capelli per tranquillizzarmi e poi, rivolto a sua madre, disse: «Mamma, lei è Daphne, la donna che amo e mia moglie.»
Lo osservai felice per quella presentazione. Era lo sguardo che aveva mentre parlava a farmi battere il cuore velocemente ed io mi sollevai sulle punte per lasciargli un bacio sulla guancia.
Sistemammo i fiori che avevamo portato nei vasi e andammo via mano nella mano.
Saliti in macchina, Marzio sorrise lievemente dicendo: «Sembra che entrambi abbiamo conosciuto le nostre rispettive madri in circostanze non esattamente piacevoli.»
Era proprio vero. Lui aveva conosciuto la mia mentre era in una clinica di cura per chi soffriva di disturbi psichici ed io avevo conosciuto la sua mentre era... beh, lì.
«Va tutto bene?» gli chiesi, mentre metteva in moto.
«Direi di sì» rispose. «Non è che io abbia ricordi con lei che mi facciano soffrire, per me è poco più di un'estranea. Tuttavia, ogni volta che vengo qui, è come se sentissi di poterla abbracciare.»
Quelle parole mi fecero venire voglia di gettargli le braccia al collo e stringerlo a me. Era proprio un peccato che stesse guidando. Così, mi limitai solo a stringergli la mano.
«C'è un motivo se ti ho portato qui oggi» disse poi.
«Ho visto...» risposi. «È successo oggi, no?»
«Sì, ma non è per questo» rispose, prendendomi in contropiede. Se non era per l'anniversario della morte di sua madre, quale era il motivo? «Mi serviva una carica di coraggio per dirti qualcosa e venire qui da lei mi è sempre d'aiuto.»
«Che succede?» gli chiesi preoccupata. La sua faccia era serena, ma doveva trattarsi di qualcosa di grave.
«Daphne, le cose non stanno andando bene con la Grimaldi Corporation» disse soltanto.
Con quelle parole non mi stava dicendo nulla che io non sapessi già, ma erano state dette con un tono che faceva intendere che la situazione fosse molto più che drastica.
«Marzio...»
«Quella faccenda del furto degli abiti e tutti gli altri problemi che abbiamo da mesi si sono accavallati troppo velocemente» mi spiegò. «Credo che ormai sia solo questione di giorni prima che la Grimaldi Corporation chiuda.»
Le sue parole piombarono in quell'abitacolo come un fulmine a ciel sereno.
«Non è possibile» sussurrai. «Vuoi dire che è stato tutto inutile? Non è servito a nulla tentare di salvare l'azienda?» chiesi. Sapevo perfettamente quanto teneva a quell'azienda. Era come una parte della sua famiglia per lui.
«Non devi dire che è stato inutile» mi disse. Non aveva distolto gli occhi dalla strada, ma rafforzò la stretta delle nostre mani.
«Marzio è colpa di mio padre» dissi. «È colpa di Giselle» continuai. «Elvira avrà combinato quel che ha combinato, ma se Giselle non si fosse occupata di cose su cui non ha competenza, avremmo potuto limitare i danni.»
Marzio non replicò. Sapeva anche lui che la situazione era esattamente come l'avevo descritta. Era inutile negarlo e fingere che non ci fosse un colpevole in tutta quella storia.
«Parlerò con mio padre» dissi convinta.
«Invece no» mi bloccò lui. «Tuo padre ha già risolto uno dei nostri problemi e non serve andargli a rinfacciare qualcosa che non cambierà la situazione.»
Avevo parlato immediatamente a Marzio del favore che avevo chiesto a mio padre qualche giorno prima e di come lui avesse promesso non solo di tenere d'occhio Elvira per assicurarsi che non creasse più problemi, ma anche di bloccare qualunque suo tentativo di lavorare in aziende affermate e prestigiose.
Avevo creduto che Marzio sarebbe rimasto deluso dal fatto che mi ero lasciata andare a sentimenti di vendetta, ma i problemi che Elvira aveva causato alla Grimaldi Corporation lo avevano mandato su tutte le furie, più di quanto desse a vedere.
Non aveva battuto ciglio quando aveva saputo che avevo lasciato libero il mio lato oscuro e questo mi aveva dato un po' di pace: avevo temuto che mi dicesse di essere rimasto deluso dal mio comportamento, invece sembrava condividere perfettamente le azioni che avevo intrapreso senza essermi consultata prima con lui.
Solo ora che mi aveva detto chiaramente che la Grimaldi Corporation stava per chiudere capivo il motivo per cui non si era opposto ai provvedimenti contro Elvira e all'abuso di potere che mio padre avrebbe presto esercitato.
Elvira si era spinta davvero troppo oltre, al punto che neanche un uomo buono come Marzio poteva più risparmiarle la punizione che meritava.
Tornammo in silenzio verso casa. I pensieri di entrambi erano sintonizzati sulla stessa lunghezza d'onda: riguardavano solo quello che sarebbe successo alla Grimaldi Corporation di lì a breve.
E non ci sarebbe voluto molto prima che si venisse a sapere del suo destino: qualche giorno dopo, la notizia era su tutti i giornali.
La Grimaldi Corporation era fallita.
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Miele nei tuoi occhi
RomanceDaphne sta vivendo un periodo difficile, ma riesce a trovare lavoro alla Grimaldi Corporation. Le cose si complicano quando è costretta ad ubbidire al volere del padre e, da quel momento, le cose tra lei e il suo capo prendono una piega inaspettata...