Capitolo 37

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«Ciao» lo salutai, entrando nel suo ufficio. I fascicoli che avevano soggiornato per settimane sulla sua scrivania erano spariti e l'ambiente sembrava molto più ordinato.

«Sei in ritardo» rispose semplicemente. La sua voce era distaccata e, quando sollevò lo sguardo, anche i suoi occhi sembravano voler mettere distanza tra di noi.

«Possiamo parlare?» chiesi, avvicinandomi quasi in punta di piedi.

«Certo» rispose tranquillo. Si appoggiò allo schienale della sedia, senza mollare la penna che aveva in mano, e non disse più una parola.

«So che sei arrabbiato perché tutti i giornali di gossip parlano di te» cominciai a dire, ma non ebbi il tempo di continuare perché Marzio mi interruppe immediatamente.

«Non sono arrabbiato per quello» replicò, prendendomi in contro piede.

«Ma tu odi che si parli di te se non per lavoro!»

«Vero. Ma stavolta non potrebbe importarmene di meno» chiarì con tranquillità. La calma con cui parlava mi faceva venire i brividi. «È passato tuo padre dall'azienda qualche giorno fa» disse allora, vedendo che il mio discorso si era bloccato.

Sobbalzai nel sentire quella notizia. Era come se si aggiungessero problemi su problemi nella mia vita.

«Probabilmente ha letto i giornali» bofonchiai sotto voce. «Cosa ti ha detto?» gli chiesi, sperando inutilmente che i miei timori fossero infondati.

«Mi ha accusato di non aver tenuto fede agli accordi e di averti tradito. Secondo lui, questo è il motivo per cui tu avresti baciato il tuo ex di fronte a tutti» rispose con semplicità. «Ci è voluto un po' di tempo per fargli capire che le cose non stavano così» concluse con nonchalance.

Ora capivo perché mio padre non si fosse premurato di accertarsi con me su ciò che stava succedendo: era andato direttamente da Marzio a chiedere spiegazioni.

«Mi dispiace» mi scusai con le labbra quasi serrate. Il mio era a malapena un sussurro.

«Di cosa?» chiese lui con freddezza. «Della scenata di tuo padre di fronte a decine di dipendenti, di aver permesso al tuo ex di baciarti o di non essere tornata a casa con me quella sera?»

Alzai lo sguardo di scatto. Non sapevo più che dire a quel punto.

«Non volevo che si venisse a creare questa situazione» risposi soltanto.

«Avremmo potuto evitarlo» replicò Marzio. I suoi occhi castani erano cupi mentre parlava. «Avremmo potuto dire che stiamo insieme a tutti, senza che il tuo ex dovesse baciarti per distogliere l'attenzione da te dopo il putiferio che aveva creato.»

Lo fissai stupita.

«Avevo paura che pensassi che ero stata io a baciarlo» dissi, «ma sai come sono andate le cose!»

Almeno adesso avevo qualcosa in meno di cui preoccuparmi.

«Il signor Toronto mi ha dato l'onore di farmi una visita di cortesia qualche giorno fa, spiegandomi la situazione» mi corresse Marzio.

«Dylan è stato qui?» chiesi sorpresa. Forse ero stata troppo ottimista a pensare di avere meno problemi.

«Sì. Dylan, come lo chiami tu, è stato qui» confermò. «È molto dispiaciuto per aver parlato così apertamente della mia vita privata, soprattutto dal momento che tu non hai ancora intenzione di rendere la nostra relazione ufficiale.»

«Ti ha detto questo?» chiesi incredula. «Non è così» mi difesi subito.

«Invece è proprio così» rispose Marzio con tranquillità. «Lui aveva solo intenzione di sbattermi in faccia la verità, ma non è nulla che non sapessi già. Tu non hai intenzione di pensare a ciò che c'è tra di noi come ad un qualcosa di serio e...»

«Non è così!» esclamai. Volevo interrompere il suo discorso. Sapevo che mi avrebbe fatto male sentire le sue parole e non volevo che mi continuasse a guardare in quel modo.

«Fammi finire, per favore» disse con fredda gentilezza. «Io non so perché ti comporti così, ma è evidente che devi avere un valido motivo per non volere che si sappia cosa c'è tra di noi.»

«Ho solo paura che si venga a sapere che la nostra relazione è cominciata a causa delle minacce di mio padre.»

«Sarà pure cominciata per quello» disse con quel tono gentile che rimaneva distaccato, «ma credevo che negli ultimi tempi non stessimo insieme solo per quella ragione. Probabilmente mi sbagliavo.»

«No, Marzio» provai a dire. «Io voglio stare con te, ma non perché è stato mio padre ad impormelo.»

«Allora quale è il motivo?» chiese tranquillo.

Non sapevo più che dire. Sapevo quello che provavo, ma non riuscivo a formulare le parole giuste ad alta voce. La mia voce moriva in gola prima che potessi articolare delle parole.

«Non devi sforzarti di dire ciò che non provi» disse Marzio a quel punto. I suoi occhi erano oscurati da un velo di rassegnazione.

«Non è così» sussurrai. Sentivo lo sforzo che i miei occhi stavano facendo per non riempirsi di lacrime.

«Io non so cosa è che ti blocca» disse con gentilezza. «Ma forse è meglio per entrambi continuare questa relazione nello stesso modo in cui l'abbiamo iniziata.»

«Cosa intendi dire?»

«Intendo dire che è meglio non essere troppo coinvolti così da rispettare solo l'accordo che abbiamo fatto con tuo padre» dichiarò tutto d'un fiato. «È meglio se resti da Nadia fino a quando la situazione non si calma, ma potrai tornare nella tua stanza quando preferisci.»

«Nella mia stanza?» chiesi. «Intendi quella degli ospiti?»

«So che non è un comportamento maturo rimangiarsi ciò che è stato detto» disse Marzio, «ma ti chiedo di far finta che io non ti abbia proposto di spostare le tue cose nella mia stanza.»

Il suo sguardo era freddo mentre parlava. Probabilmente aveva riflettuto a lungo su come affrontarmi negli ultimi giorni ed era giunto alla conclusione che quella fosse la cosa migliore da fare.

Io non sapevo più che dire. Tutto quello che stava succedendo era colpa mia e non mi ero resa conto di quanta influenza la mia testardaggine potesse avere sulla nostra relazione.

«Daphne» disse poi Marzio. Il mio cuore sobbalzò quando pronunciò il mio nome, ma fu la tristezza ad avvolgermi come un manto. «So che non vuoi che si sappia nulla di noi, ma forse è il caso che tu ne sia a conoscenza dal momento che i nostri nomi sono sotto i riflettori.»

«Cosa?» chiesi. Potevano esserci altri problemi all'orizzonte?

«Sono state affisse le pubblicazioni, perciò-»

«Perciò, se qualcuno dovesse notare i nostri nomi, sarebbero solo complicazioni» dissi, completando la frase al suo posto.

Marzio annuì. Non sembrava poi così interessato a ciò che sarebbe potuto accadere e, improvvisamente, non importava più neanche a me.

Miele nei tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora